Art in Pills František Kupka e il potere del colore
di Viviana Filippini, in Arte, Blog, del 17 Giu 2018, 10:48
Il colore per scoprire il nascosto dell’anima, ne Il grande nudo di Kupka
Oggi vi parlo di un‘opera František Kupka (1871–1957) un pittore ceco, tra i maggiori rappresentanti della pittura astratta e dell’orfismo. Il dipinto in questione è Il grande nudo, realizzato tra il 1909-1910, oggi conservato al Solomon R. Guggenheim Museum di New York.
Kupka studiò arte a Praga, poi si trasferì a Parigi dove frequentò l’accademia e proseguì il suo fare arte staccandosi in modo completo dalla cultura di origine per assimilare, conoscere e approfondire, le diverse correnti pittoriche e artistiche presenti nella Parigi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
Ne Ilgrande nudo (nella foto) la protagonista della tela è la moglie del pittore, Eugenia, qui comodamente distesa su quella che sembra essere una grande poltrona. Quello che colpisce di tutto l’olio su tela è la volontà esplicita del pittore di costruire attraverso il colore tutti gli elementi che compongono il dipinto. Tutto è definito in modo compatto, con campiture uniformi che si incastrano alla perfezione tra loro, andando a definire le forme e volumi dei soggetti dipinti, senza l’utilizzo di luci e ombre o del classico chiaroscuro.
Eugenia è nuda, in completo rilassamento e la sua fisicità è composta attraverso piani di colore accostati gli uni accanto agli altri. A dimostrare questo il braccio sinistro abbandonato molle lungo la poltrona, la posizione delle gambe (la sinistra poggiata a terra, la destra abbandonata sulla poltrona) e il volto assopito, poggiato alla mano destra.
Osservando la donna notiamo la parte destra del corpo e il volto caratterizzati da chiazze di colore accostate. Tra di loro il rosa intenso, il verde, il giallo arancio, il verde e anche un sferzata di blu al centro del petto, nell’area dove ci sono lo sterno e i seni.
La parte dell’anatomia più vicina alla nostra vista, invece, ha dei rosa chiari, il giallo, il verde, il bianco che si accostano delimitando forme solide e compatte. È come se attraverso questi differenti piani cromatici il pittore volesse indagare le sensazioni e le emozioni che si celano nel corpo della moglie, nella sua anima, nel tentativo di rappresentare attraverso il colore quello che è nascosto nell’anima.
L’uso del colore così vivo e acceso richiama in modo netto la pittura dei Fauves, presenti in quel periodo a Parigi ma, allo stesso tempo, potrebbe essere un preludio allo studio del colore che porterà poi Kupka a diventare uno dei fondatori e maggiori esponenti dell’arte astratta.