e il Beat in mostra a Santa Giuliaa Brescia
Lawrence Ferlinghetti è considerato uno dei padri fondatori della Beat Generation, ma è anche un po’ bresciano, visto che il padre Carlo era originario di Chiari. Brescia dedica al poliedrico artista A Life: Lawrence Ferlinghetti. Beat Generation, ribellione, poesia, al Museo di Santa Giulia (via dei Musei), dal 7 ottobre fino al 14 gennaio 2018. L’esposizione evidenzia la centralità di i Lawrence Ferlinghetti (poeta, pittore, editore e agitatore culturale americano) nel panorama letterario americano e non degli anni Cinquanta e Sessanta.
L’evento intende raccontare come la corrente letteraria del Beat abbia avuto un particolare seguito in Italia grazie la lavoro svolto dalla traduttrice e critica letteraria Fernanda Pivano, la quale per prima tradusse e fece pubblicare l’opera di autori come Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Burroughs, Gregory Corso, Charles Bukowski e lo stesso Ferlinghetti. L’esposizione bresciana permetterà di ripercorrere la storia di quegli anni ricreandone l’atmosfera attraverso materiali a stampa, fotografie e registrazioni video. Molti dei libri e documenti in mostra, più una vasta gamma di fotografie scattate ai Beat da Ettore Sottsass, sono giunte proprio dallo sterminato archivio di Fernanda Pivano, oggi curato dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche e dalla Fondazione Corriere della Sera. Oltre ai bellissimi scatti di Sottsass, alcuni dei quali inediti, sono presentate in mostra fotografie di Robert Capa, Aldo Durazzi, Larry Keenan, Allen Ginsberg, Christopher Felver e Fred Lyon.
La mostra allestita in Santa Giulia a Brescia è caratterizzata pure da un percorso che ci permetterà di scoprire e conoscere la figura di Ferlinghetti, il quale cominciò a disegnare e dipingere nell’immediato dopo guerra, quando era a Parigi, per conseguire un dottorato alla Sorbona. Nella capitale francese ebbe modo di frequentare gli atelieres livres per esercitasi nel disegno dal vero. Un’esperienza che gli permise di scoprire la sua vocazione per le arti figurative.
Tre le opere esposte ci sono il prezioso olio su tela Deux del 1950, prima opera dipinta da Ferlinghetti e un’ampia selezione di disegni realizzati tra gli anni Cinquanta e Duemila, mai esposti in Italia prima d’ora. Non mancano tele di grandi dimensioni, provenienti direttamente dalla collezione dell’artista, che arricchiscono le sezioni della mostra e testimoniano come le proprie esperienze di vita, gli avventurosi viaggi in giro per il globo e la costante ricerca delle proprie origini erano, e sono ancora oggi, le fonti di ispirazione per l’istrionico Ferlinghetti.
Le ultime sale della mostra in Santa Giulia sono dedicate al rapporto di Ferlinghetti con l’Italia, perché il poeta scoprì solo a 20 anni di avere origini italiane. Il tutto accadde quando richiese il certificato di nascita per arruolarsi volontario nella Marina degli Stati Uniti. Scelta che lo portò a partecipare allo Sbarco in Normandia. Ferlinghetti scoprì che il padre Carlo Leopoldo, morto prima della sua nascita, aveva anglicizzato il proprio cognome in Ferling e, nel 1955, il poeta decise di prendere ufficialmente il proprio cognome italiano e di firmare con quello tutta la sua opera letteraria e artistica. Dalla metà degli anni Cinquanta, l’artista fece poi una ricerca per ricostruire il proprio albero genealogico e, nel 2005, riuscì anche a trovare la la casa da dove era partito per emigrare giovanissimo negli Stati Uniti.
A LIFE: LAWRENCE FERLINGHETTI
Beat Generation, ribellione, poesia
Il poeta della Beat Generation si svela nella “sua” Brescia
7 ottobre 2017 – 14 gennaio 2018
Mostra a cura di: Luigi Di Corato, Giada Diano, Melania Gazzotti