Art in Pills e storiuncole: Infanzia e primitivismo alla Fondazione Ragghianti
Fino al 2 giugno a Lucca: L’artista bambino Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo Novecento
L’artista bambino Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo Novecento è la mostra che fino al prossimo 2 giugno animerà la Fondazione Ragghianti, nel Complesso monumentale di San Micheletto a Lucca.
Perché una mostra su arte e infanzia
La Fondazione Ragghianti, diretta da Paolo Bolpagni, con la mostra L’artista bambino. Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo Novecento, curata da Nadia Marchioni, intende portare a compimento gli studi sull’arte infantile messi in atto da Carlo Ludovico Ragghianti, studioso di storia dell’arte a cui è intitolata, insieme alla moglie Licia Collobi, la Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti.
Ragghianti, da pioniere del tema, aveva cercato di approfondire in Bologna cruciale 1914, testo fondamentale per le future ricerche sull’arte italiana del Novecento, il legame fra il disegno infantile, l’arte medievale e la produzione figurativa dei primi tre decenni del Novecento.
Alberto Magri, La vendemmia, 1912, trittico, tempera su tavola, coll. privata
La mostra, inaugurata lo scorso 16 marzo è realizzata con la collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e con il patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Lucca e del Comune di Lucca, e cerca di apportare sviluppi agli studi iniziati dallo storico dell’arte.
Durante le sue indagini Ragghianti aveva scovato in alcuni artisti di inizio Novecento una propensione alla regressione verso il disegno infantile con un richiamo, in alcuni casi, per il segno grafico pittorico ai maestri del Duecento e del Trecento. Alcuni degli artisti che sperimentarono tale linguaggio pittorico sono Alberto Magri, Ottone Rosai, Tullio Garbari, Gigiotti Zanini, Carlo Carrà, Riccardo Francalancia e Alberto Salietti. In realtà, ci furono pittori e scultori italiani che già a fine del XIX secolo dimostrarono interesse per il mondo infantile, tra loro Adriano Cecioni e Vittorio Matteo Corcos.
Parola alla curatrice Nadia Marchioni
Proprio da questo nucleo di artisti toscani – afferma la curatrice Marchioni – la mostra parte per ricostruire la storia della regressione al linguaggio dell’infanzia nell’arte, che si avvia con Magri e Viani poco dopo la metà del primo decennio del Novecento e si diffonde fra una selezionata cerchia di artisti che ebbero modo di confrontarsi più o meno direttamente con queste espressioni formali, grazie anche al contributo di contemporanee affermazioni critiche pronte ad avallare la validità di questa scelta controcorrente: fatale appare la coincidenza fra la data dell’inaugurazione della mostra di Magri al Lyceum di Firenze (2 giugno 1914) e quella della pubblicazione su “Lacerba” del saggio di Carrà Vita moderna e arte popolare (1 giugno 1914), in cui l’autore si scaglia contro la “falsissima idea di potersi creare artificialmente una verginità e una sensibilità moderna andando nel lontano centro d’Africa”, inneggiando alle opere eseguite “per semplice diletto da bambini, operai, donne”, come l’unico modo per “osservare e assimilare le leggi plastiche manifestate nella loro primordiale purezza”.
Una mostra in sei sezioni
Sei sono le sezioni in cui è articolata l’esposizione e partono dalla fine dell’Ottocento, quando cominciarono a manifestarsi la passione per uno stile d’ arte infantile, fino ai primi decenni del 1900.
La sezione I è dedicata ad Adriano Cecioni e il mondo dell’infanzia con dipinti e sculture.
La sezione II ha per protagonista Corrado Ricci e le prime incursioni del disegno infantile nell’arte fra Otto e Novecento.
Nella sezione III troviamo Disegno infantile e Medioevo: alle sorgenti della figurazione. Il caso pioneristico di Alberto Magri e del cenacolo tosco-apuano.
La sezione IV ha per protagonista L’immagine del bambino e la diffusione del primitivismo infantile in Italia negli anni della Grande Guerra.
La sezione V è dedicata a Soffici e Carrà fra arte infantile e popolare.
La sezione VI si riferisce a Esempi di primitivismo infantile in Italia negli anni Venti e Trenta del Novecento.
Semplicità e purezza nel dipingere
L’artista bambino Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo Novecento è una mostra nella quel si scoprono, da un lato, le opere e gli artisti affascinati da uno stile che richiama il mondo infantile e, dall’altro, opere caratterizzate da semplicità, poesia, soavità dei colori e dei soggetti rappresentati, come se fossero ritratti attraverso lo sguardo puro di un bambino.