Art in Pills e Storiuncole: “Il silenzio addosso” e lo spaesamento per la morte di un figlio
di Viviana Filippini, in Blog, Letteratura, Libri, del 8 Ago 2018, 15:56
Lo spaesamento impotente per la morte di un figlio ne Il silenzio addosso di Stefania Convalle
Quando muore un marito o una moglie, chi resta solo lo si definisce vedova o vedovo. Quando un figlio perde i genitori lo si definisce orfano. Ma quando è un genitore a perdere un figlio o una figlia? Ci avete mai pensato? Ci ho provato e mi sono resa conto che per esprimere questo evento drammatico e, concedetemelo, anche innaturale non esiste una parola specifica, almeno io non l’ho trovata. Certo è che il senso di spaesamento, di dolore costante e continuo che consuma c’è, ma è difficile da spiegare, perché è un qualcosa di insormontabile. Dicono che il tempo aiuti a sistemare le cose, ma a dire il vero non ne sono sicura, forse lenisce un po’, ma non guarisce.
Lo stesso senso di impotenza e di sofferenza che non passa affligge Chiara, la protagonista de Il silenzio addosso, di Stefania Convalle, edito da Edizioni Convalle (pp.163, € 13). La protagonista è una madre che ha perso un figlio e che cerca di ricostruirsi una vita. Lo fa con immensa fatica. Ci prova cambiando città, lavoro, amicizie. Non è facile superare la morte di un figlio e il dolore di Chiara è così opprimente che le impedisce di aprirsi al prossimo.
Attorno a lei ci sono altri personaggi, perché quello di Stefania Convalle è sì il dramma di una madre e di un padre, ma la storia è corale, poiché durante la narrazione si alternano diversi punti di vista che intrecciandosi le danno forma. Accanto a Chiara c’è Giulia, proprietaria di un ristorante a Milano, dove la protagonista trova lavoro come lavapiatti. Lei capisce che qualcosa tormenta la sua dipendente, ma non osa chiedere, però standole accanto capirà due cose. La prima: Chiara è afflitta da un trauma davvero complesso da affrontare. La seconda: lei, cinquantenne imprenditrice di successo nell’arte della cucina, deve dare una svolta netta al suo esistere. Si vive una volta sola. Edoardo è un libraio solitario di nobile famiglia. Taciturno amico di Giulia sarà travolto e stravolto da Chiara e dal suo comportamento. Alessandro, ex compagno di Chiara, farà tutto il possibile per riavvicinarsi alla donna, ma ogni tentativo si rivelerà più complesso del previsto e allora arriverà Giulia a fargli una proposta che ha lo scopo di aiutarlo a dare forma ad un nuovo sé. Fabio, un giovane cuoco deluso, vedrà cambiare per sempre la sua esistenza con l’arrivo casuale di Chiara, perché un semplice risotto non solo avvicina sconosciuti ma – in questo caso- ne trasforma le vite. Poi c’è una donna, la Sciamana, che per Chiara e tutti gli altri avrà consigli importanti da dare, piccole parole e gesti quotidiani i qauli, un po’ alla volta, saranno fondamentali per ognuno dei personaggi.
Il silenzio addosso è una storia di vita quotidiana. I personaggi stessi presentano una dimensione psicologica ed emotiva dalle quali emergono non solo i loro caratteri, ma anche le loro sfere mentali. Chiara e tutti coloro che le gravitano attorno presentano delle fragilità che li rendono umani e molto simili a noi lettori. Il dolore per la morte di qualcuno che amiamo; il senso di colpa per sentirsi parte colpevole dell’accaduto; la soddisfazione per il successo e la consapevolezza che in fondo non si è davvero vissuto e che si ha tutto, ma forse non si ha nulla; la solitudine e la paura di non riuscire a migliorare la propria vita, sono solo alcune delle emozioni messe in gioco da in questo libro.
Il bello de Il silenzio addosso di Stefania Convalle è la trama dinamica, coinvolgente nella quale ognuno dei sei attori letterari è alla ricerca di un qualcosa che migliori, se non del tutto almeno un poco, la loro esistenza. Certo è che con un grande dolore nel cuore ricominciare a vivere è un’impresa “titanica” ma, a piccoli passi e lasciandosi aiutare, forse un piccolo miglioramento verso una nuova armonia è possibile.