American Crime: la serie TV che scompone in colori la società americana
Ci sono le vittime, i sospettati e le indagini: American Crime è quello che una volta si sarebbe definito un giallo. Ma il giallo è solo la base, sopra c’è dipinta la società americana in ogni sua sfumatura. Tutto ha inizio con una giovane coppia aggredita in casa. Matt, eroe di guerra, viene ucciso. La moglie Gwen, bionda Miss locale, è stata stuprata e lasciata in coma. Gli arrestati sono un afro-americano tossicodipendente di nome Carter, un giovanissimo ispanico e un immigrato messicano che vive di piccoli crimini. Fin qui le forme sono ben delineate, i colori vividi, l’immagine chiara. Razzista? Sì, ma è un razzismo perbene, fatto di lampi nelle discussioni sulla sicurezza o frutto di una difficile convivenza come per Barb, madre di Matt, donna bianca che, abbandonata dal marito ludopatico, ha cresciuto i figli in un quartiere di neri.
Ma niente è come sembra: l’eroe è uno spacciatore, la moglie non è stata stuprata e il condannato nero ama una ragazza bianca come due moderni Romeo e Giulietta. Le figure si mischiano, perdono i loro contorni, e dalle zone grigie di contatto si scatena lo scontro. Barb lotta per ottenere l’aggravante di odio razziale alla condanna di Carter ma finisce in un gruppo che vuole le razze separate “Come Dio ha separato i colori dell’arcobaleno”. La sorella di Carter lotta con la comunità islamica per indagini più giuste. Rapporti umani e famiglie si spezzano e ognuno resta solo contro tutti.
Creato e in parte diretto da John Ridley, premio Oscar per la sceneggiatura di 12 anni schiavo, American Crime raccoglie molteplici punti di vista ma insegna che le diverse religioni altro non sono che diverse voci che parlano di perdono. Secondo Ridley “La diversità è un concetto da anni Settanta”, oggi si deve parlare di “realtà”. Ed è inevitabile pensare ai fatti di Ferguson o Baltimora ma Ridley assicura: “Non volevamo fare nessuna predica, sarà la gente a fare paragoni”. Questa è un’opera sull’incomprensione, come sottolinea la mancanza di sincronia audio/video nei momenti in cui i personaggi si raccontano. È una ricerca di se stessi: “C’è chi pensava che sarebbe stato esplicito in termini di violenza” ha continuato Ridley, “ma è esplicito nel ritrarre le emozioni. Non usiamo molta musica o un particolare tipo di montaggio. Abbiamo scelto di essere minimali”.
Minimale ma incisiva è anche la recitazione di un cast straordinario su cui spiccano Felicity Huffman, madre distrutta ma volitiva fino all’ottusità, e Timothy Hutton nei panni del suo ex marito, uomo sconfitto che tenta invano di trattenere dolore e solitudine. Benito Martinez, è un padre vedovo disposto a tutto pur di aiutare il figlio, mentre Elvis Nolasco è un eccellente Carter. Serie antologica, American Crime tornerà per la seconda stagione con una nuova storia e nuovi personaggi ma parte dello stesso cast.