AIE: dopo sette anni l’editoria italiana torna finalmente a crescere
I dati pubblicati dall’AIE (Associazione Italiana Editori) segnalano per il 2017 una crescita importante nel settore dell’editoria. Libri di carta, ebook e audiolibri hanno infatti venduto per quasi 1,5 miliardi, segnando una crescita del 5,8% rispetto al 2016. Anche in termine di copie, i dati sono confortanti: nel 2017 sono stati venduti 88,6 milioni di libri, con una crescita del 1,2% rispetto all’anno precedente. Questi dati includono ovviamente le vendite online, canale che più di ogni altro ha segnato un balzo in avanti, passando dal 16,5% al 21,3% in un solo anno. Seppur penalizzate, le librerie fisiche – indipendenti o di catena – restano però il canale principale per la vendita di libri, intercettando ancora tre quarti degli acquisti (il 69,6% per la precisione). In difficoltà invece la grande distribuzione organizzata: è infatti scesa quasi di due punti la percentuale di libri acquistati nei supermercati.
Questi dati saranno presentati oggi dal presidente di AIE Ricardo Franco Levi, in occasione della giornata conclusiva del XXXV Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri in programma a Venezia. “I dati – ha anticipato Levi – ci dicono chiaramente che la più grande industria culturale del Paese sta ricominciando a camminare. Il libro sta ritornando a crescere con il Paese, anzi è condizione di crescita del Paese. Ci auguriamo per questo che libro e lettura siano centrali nei programmi di queste elezioni e del nuovo governo”.
E il mercato editoriale sembra crescere oltre che per quantità anche per varietà, dato che la produzione è sempre più ricca e articolata grazie ai 66.757 titoli pubblicati nel 2017. Ma per meglio comprendere la portata di questi dati è necessario fare un confronto con il passato: se lo scorso anno sono statati pubblicati quasi ventimila volumi di narrativa (italiana e straniera), nel 1980 si era fermi a poco più di mille. Per non parlare del grande settore di letteratura per l’infanzia: nel 2017 sono stati pubblicati quasi diecimila libri, un numero decuplicato rispetto ai primi anni Duemila. Ma anche solo rispetto al 2016, anno nel quale sono stai pubblicati circa 6,5 mila testi per bambini, la crescita risulta esponenziale.
Quindi si pubblicano e si comprano sempre più libri. Ma si leggono? Secondo l’Osservatorio AIE sui comportamenti di lettura i lettori sono ancora troppo pochi. La situazione sembrerebbe però più rosea del quadro presentato dall’Istat nella sua ultima analisi annuale che stima il popolo dei lettori fermo al 40,5%. Secondo l’Osservatorio dell’Aie, invece, i lettori di romanzi, saggi, gialli, fantasy, manuali e guide compresi tra i 15 e i 75 anni nel 2017 hanno raggiunto quota 65%. Questa discrepanza, come spiega l’AIE, è dovuta al fatto che l’ISTAT esclude dalla sua analisi una quota importante di libri dal perimetro considerato. Nella precedente indagine quinquennale, che aveva preso in considerazione uno spettro più ampio (narrativa di genere, guide e manuali per la casa), si evidenziava infatti come i lettori fossero il 59,4% della popolazione italiana: un quadro più coerente con i dati presentati oggi dall’AIE. E, come è facile immaginare, il quadro conferma anche come oggi come i supporti scelti siani sempre più articolati: se la maggior parte dei lettori (addirittura il 62%) continua a prediligere libri cartacei, il 27% sceglie l’ebook e l’11% gli audiolibri.
Se dunque consideriamo i lettori con criteri più ampi, includendo anche chi legge testi non esclusivamente letterari e saggistici, il quadro sembra meno preoccupante di quello proposto a inizio anno. E non bisogna dimenticare che il settore editoriale – librario e digitale – con i suoi circa tre miliardi di fatturato è la principale industria culturale italiana, al netto di ricavi derivanti dalla raccolta pubblicitaria. L’appello di Levi quindi è molto concreto: è ora che la politica italiana inizi a considerare l’editoria come una risorsa economica e non come un’eterna battaglia contro i mulini a vento.