Viva la RAI! (e il calcio in TV)
Racconto una storiella che spero sia educativa, o almeno serva a far pensare.
Qualche sera fa, durante una telecronaca RAI di un evento sportivo, più banalmente detta “una partita di pallone”, i telecronisti non si sono limitati a fare la – appunto si chiama telecronaca – cronaca di quel che succedeva in campo. Ma si sono sbilanciati (ed è un eufemismo) nell’esprimere giudizi, auspicare risultati, manifestare delusione per il risultato, interpretare gesti descrivendoli a loro personalissima visione. Con la radiocronaca queste cose venivano più semplici, ricordo con nostalgica simpatia – da vecchietto quale sono – il Niccolò Carosio di “quasi gol!!” o anche le radiocronache di “tutto il calcio minuto per minuto”; quanta poesia in quelle invenzioni radiofoniche poi smentite dalle immagini di 90° minuto.
Ma sto divagando.
Torno al punto. Scrivevo quindi che questi telecronisti hanno raccontato una partita diversa, in gran parte, da quella che si giocava in campo. In aggiunta a questo ci hanno messo enfasi, emozioni, insomma si può dire a pieno titolo che abbiamo assistito a una cronaca tifosa.
Perché? Questo non lo so, né posso saperlo con certezza. Forse si può ipotizzare che fosse necessario rendersi graditi al presidente di una delle due squadre in campo, dopo alcune fastidiose critiche avanzate nei suoi confronti per alcune telefonate, per alcuni atteggiamenti. Ma in fondo, conta poco sul perché sia successo. Conta che lo abbiano fatto e che di questa evidenza si sia accorto qualche milione di telespettatori.
In conseguenza di questo è successo che un noto scrittore – il cui nome non farò, per non dare la sensazioni di un inopportuno compiacimento nel citarlo – famoso per essere tifoso, tifosissimo, sfegatato di una delle due squadre in campo (per semplicità, l’ALTRA squadra), sul quotidiano con il quale collabora (quotidiano della città in cui vive e della cui squadra è tifoso) abbia pubblicato un editoriale su questa partita nel giorno successivo, in larga parte descrittivo del VERO evento della sera prima. La telecronaca e il comportamento dei telecronisti, ancora più che la cronaca della partita in sé. Ha forse insultato? No. Ha minacciato? No. Ha fatto ipotesi sulle motivazioni, più o meno occulte, per un simile comportamento da parte dei telecronisti? No.
Si è limitato a due cose; da un lato riportare gli eventi, dall’altro – secondo me in pieno diritto – a lamentarsi di un servizio “pubblico” che è diventato un servizio di parte. Di una sola parte. Un servizio tifoso.
Ma fino a qui, mi direte voi, si tratta di cronaca (telecronaca), forse un po’ spicciola. Un po’ banale. Tutto sommato, mi direte voi, Marco, ma che ti occupi di calcio?
No. Non mi occupo di calcio. Non sono tifoso. Non lo sono (a parte una vaga simpatia per una squadra inglese, l’Arsenal) soprattutto di nessuna delle due squadre che erano in campo l’altra sera. Il calcio mi piace, molto. Come spettacolo, come gioco, come manifestazione di emozioni che si concretizzano in azioni e che tornano ad essere emozioni. Non sopporto molte cose del circo Calcio, ma rimane in me il piacere di assistere – visto che a giocare son sempre stato una pippa cosmica – a uno spettacolo per alcuni versi, in alcuni casi, impagabile. Che può ancora essere svago popolare.
Allora perché mi occupo di questa faccenduola? Per quel che è successo dopo, oggi.
In buona sostanza è successo che il comitato di redazione della RAI abbia inoltrato formale protesta verso il direttore del quotidiano, non paghi di questo, hanno anche ufficializzato che lo scrittore non verrà più invitato a partecipare a nessuna trasmissione – a carattere sportivo – della RAI.
Quindi, ricapitolando, milioni di italiani hanno potuto ascoltare una telecronaca palesemente falsata, un italiano – ma non, evidentemente, uno qualunque – ha riportato il fatto su un quotidiano, e per questo non avrà più diritto e privilegio di andare ospite delle trasmissioni che riguardano gli stessi temi e argomenti sui quali lui ha mosso critica.
Quindi arrivo a quello che è il succo della mia riflessione, in cui parlare di calcio è stato solo un pretesto; perché no, io non mi occupo di calcio. Però giuro che ogni volta che guardo la RAI e vedo Salvini o la Santanché mi chiedo perché si trovino lì. Mi rispondono che esistono regolamenti e normative che obbligano a esposizioni comparativamente analoghe tutti gli esponenti della politica (quindi a naso Salvini e la Lega dovrebbero stare al governo con il 50% delle preferenze). Ogni volta che guardo la RAI mi chiedo il senso di pagare un canone per sentire esprimere opinioni, personalissime, non solo sul calcio, invece di ricevere informazione.
Adesso a queste domande ne aggiungerò un’altra; mi chiederò perché a criticare la RAI si ottenga di non essere più invitati a partecipare a programmi RAI, e mi chiederò anche se questo non si possa chiamare, in qualche modo, censura.
Forse nelle trasmissioni della RAI (e forse anche altrove, chissà, sta di fatto che il CDR che ha proclamato l’ostracismo è dei giornalisti sportivi della RAI) si è ospiti graditi solo se ci si comporta come fa comodo a loro o se si fa il tifoso macchietta, la caricatura che diverte ma non contraddice e non rivela.
Conoscendo quello scrittore posso immaginare la sua reazione.
Così a naso (e io ho un naso di cyranesche dimensioni) posso anche dire una cosa. Chi ci rimette, in questa meschina vicenda, da questo bambinesco ostracismo, non è lui. Ma è la Rai.
(fonte immagine: WEB)
Marco Proietti Mancini
Sono del 1961, quindi ho fatto tutta la vita in discesa (nel senso che non ha fatto altro che peggiorare). Scrivo da sempre, pubblico da poco e mi domando continuamente “ma chi me l’ha fatto fare?” Mi trovate qui, mi trovate su Facebook, mi trovate in libreria con “Da parte di Padre”, “Roma per sempre”, “Gli anni belli” e l’ultima creatura “Oltre gli occhi”. Ma tranquilli, se non mi trovate voi vi verrò a cercare io e scriverò di voi nel prossimo romanzo. Poi non vi lamentate se vi riconoscete nella parte del brutto e cattivo. “Tiri Mancini” è il mio personale terrazzino sul mondo, che di balcone famoso in Italia ne abbiamo già avuto uno e il padrone del balcone non è che abbia fatto una bella fine. Quindi – per chi passa e si ferma – preparatevi a gustare un panorama diverso da quello che vi mostrano gli altri, almeno io ci proverò, a farvelo vedere dal lato Mancini. Che fine farò io? Dipenderà da voi.