Rimettere in testa alla gente l’oggetto-libro per tornare a leggere. L’esempio di “Libri sotto i portici” a Castel Goffredo
Ogni qualvolta vengano pubblicate statistiche e dossier di varia natura sullo stato della lettura di libri in Italia – inesorabilmente fotografanti una situazione sempre più tetra, come sapete bene – ci si interroga sui vari possibili perché e sul come poter invertire una tale tragedia culturale. E’ palese che – io continuo a credere per precisa strategia, almeno per certi aspetti – si sia fatto di tutto per disabituare la gente alla pratica della lettura, imponendo una versione moderna e ben “dopata” del panem et circenses di epoca romana, rivelatosi assolutamente efficace anche oggi.
In ogni caso, al di là di tali inevitabili considerazioni, credo anche che non solo manchi un buon e diffuso esercizio della lettura, nel nostro paese, ma manchi pure il libro, ovvero l’oggetto in quanto tale, simbolo culturale per eccellenza per possibilità di diffusione e per economicità (l’ho più volte rimarcato, anche qui). Temo, insomma, che a molti italiani manchi proprio la presenza mentale, mnemonica, intellettuale o che altro di simile del libro, manchi l’attenzione e la considerazione primaria verso di esso, quella che te lo fa balzare in mente come qualcosa di bello, di gradevole e ancor più di ordinario, di normale, e che dunque per diretta conseguenza ti generi la voglia di leggerlo.
Riportare i libri in mezzo alla gente, e nel modo più diretto, meno mediato e più fruibile possibile, in pratica. Qualcosa del genere da ormai più di quattro anni a questa parte lo fa Castel Goffredo, comune in provincia di Mantova già noto in qualità di “città della calza”, ovvero centro di riferimento di un distretto industriale della calzetteria di rilevanza mondiale ma, appunto, dal 2011 organizzatore di “Libri sotto i portici“, evento con cadenza mensile il cui nome, nella sua semplicità, è del tutto programmatico. Ne parlo qui dacché, nonostante sia una manifestazione dall’esistenza già consolidata, ho potuto riscontrare che non sia ancora così nota tra gli appassionati di libri e lettura quanto meriti, e perché – ribadisco – trovo sia un’iniziativa tanto semplice e “popolare” quanto preziosa e proficua, stante ciò che poco fa ho rimarcato.
“Libri sotto i portici” è nata il 6 febbraio 2011, giorno della prima edizione, con grandi ambizioni: fare di Castel Goffredo uno dei maggiori mercati italiani del libro usato (ma non solo), se non il maggiore, nonché un punto di riferimento nazionale per le pratiche pubbliche di agevolazione della lettura. Gli organizzatori (ovvero il “Comitato Libri Sotto i Portici” che riunisce in una notevole ed esemplare “rete” la onlus Gruppo San Luca, la Pro Loco Castel Goffredo, l’Associazione Commercianti, il Circolo Collezionisti Castellani e gli Amici delle Biblioteche Comunali di Mantova) hanno affidato le proprie ambizioni a più di un fattore: l’ospitalità ai librai gratuita, poiché non si paga plateatico; la manifestazione a prova di maltempo, perché “Libri sotto i portici” ha come palcoscenico l’ampia rete dei portici, tra antichi e contemporanei, oltre quattrocento metri protetti dalla pioggia e dalla neve, che possono accogliere dalle 100 alle 150 bancarelle e relativi librai; ogni appuntamento contraddistinto da un fil rouge che mette in evidenza temi di interesse comune: ad esempio, per quello prossimo del 5 aprile, saranno protagonisti Natura, fiori, frutti, giardini, erboristeria, farmacopea, medicina e cura naturale del corpo (qui, poi, trovate il calendario degli altri appuntamenti per l’anno in corso).
Insomma: all’apparenza un normale mercato di libri usati e non, come ce ne sono parecchi altri in circolazione. Tuttavia, la manifestazione di Castel Goffredo, nella sua semplicità, riesce a mettere in pratica ciò che indicavo in principio di articolo come cosa più che necessaria: riportare il libro in mezzo alla gente, ridonarvi il valore di oggetto culturale comune, rimetterlo nel campo visivo – e dunque nella percezione mentale – di tutti, peraltro con costanza e frequenza redditizie e senza alcun filtro di mezzo. Sia chiaro (e dico quanto di seguito per prevenire pure eventuali diffidenze al riguardo): lode e gloria imperiture alle fiere, ai saloni e alle rassegne varie di tipologia classica; ma certamente e inevitabilmente sono eventi, questi, di più mirata partecipazione e con effetto per così dire culturalmente concentrato, data la loro cadenza tipicamente annuale – oltre che di diversa natura, inutile rimarcarlo. Necessari, essi, per fissare pubblicamente lo state dell’arte della lettura e della produzione editoriale, così come altrettanto necessari sono gli eventi del genere di “Libri sotto i portici” per la loro potenziale dote di “imposizione programmatica” dei libri tra la gente. E sono fermamente convinto che, se girando per i nostri paesi e le nostre città, avessimo le stesse possibilità di trovarci di fronte l’immagine e la visione di un libro tanto quanto quelle degli smartphone più alla moda, tanto per dire, la lettura sarebbe cosa assolutamente più diffusa e praticata. Magari non come i selfie o le chat sui social network, ma quasi.
Luca Rota
Luca Rota, nato nell’anno 71 del secolo 20°, ha pubblicato al momento 8 libri di cui 2 di poesia, 4 romanzi, 1 guida di viaggio, 1 saggio storiografico e un’opera multimediale di poesia audio visuale – per la cronaca, l’ultimo libro edito è “Lucerna, il cuore della Svizzera” per Historica. Ha 1 casa, 1 auto, 2 biciclette, 5 tra pc e tablet, 2 paia di sci e 2 di scarpe da running, che durano non più di 1 anno; conduce 2 programmi radio, cura 2 blog, ha un sito web e 5 profili sui social network, compra decine di libri a volta e altrettanti ne legge, si ostina a fare 1.000 altre cose e altrettante ne pensa. A volte forse da’ i numeri, ma tanto non li gioca mai. Lo puoi incontrare soprattutto su www.lucarota.it e sul blog lucarota.wordpress.com.
Molto carina come iniziativa. Sicuramente molte altre città lo fanno, anche se in misura minore – penso a Napoli e a Port Alba.
Non
ho capito però la questione del libro come oggetto di desiderio
mentale. Mi sembra di capire che non è più in grado di procurare piacere
come un tempo e che con queste iniziative si può ridare QUEL valore.
Buongiorno, Gianluca, e grazie del tuo commento.
Sì, intendevo quello. Non a caso per indicare l’esercizio del leggere libri si usa l’espressione “piacere della lettura”, no? Ecco, temo che per come si sia conformata la nostra società negli ultimi decenni, quel piacere letterario sia stato forzatamente sostituito da altri “piaceri”, molto più materiali e assai meno intellettuali. Dunque, io credo, per rialzare le sorti della lettura in Italia si potrebbe lavorare anche su questo aspetto di essa, ovvero sul fascino del libro proprio come oggetto capace di donare “piacere”, fin dal riportare i libri in mezzo alla gente, istigandone la curiosità a scoprire cosa hanno dentro, cosa possono raccontare. Che lo si faccia con fiere, saloni, rassegne, mercatini, biblioteche aperte o librerie salvaguardate (per far che non debbano chiudere ed essere sostituite dall’ennesima rivendita di smartphone – niente in contrario su di essi e la loro diffusione, eh, basta che la stessa non vada a discapito di cose buone e utili!) non cambia, l’importante è che, appunto, nuovamente le persone sappiano che, tra TV, tablet, centri commerciali, sport e quant’altro, pure con un buon libro si possano passare momenti lieti e divertenti.
Grazie ancora!
Luca