Il caso Volkswagen rivoluzionerà il modo in cui il mondo guarda i tedeschi
Il “caso Volkswagen” rivoluzionerà non solo la Germania ma l’Europa intera. Un tempo gli italiani erano considerati disciplinati guerrieri. Poi è caduto l’impero romano e questo stereotipo è mutato. Un tempo il Libano era considerato una pacifica Svizzera mediorientale. Poi è arrivato l’Islam più cattivo e lo stereotipo è cambiato. Un tempo la Germania era considerata terra di persone serie ed oneste, guidate solo da rigore germanico. Poi è arrivato lo scandalo, ossia il “caso Volkswagen” e da qui in avanti non sarà più così.
Volkswagen significa “auto del popolo”. Non per niente la pubblicità recita “Das Auto”, ossia “l’auto” come intendere non ce ne siano altre. Nessuna azienda incarna lo spirito germanico come la Volkswagen. Che, non dimentichiamolo, fu fondata sul progetto di un tal Ferdinand Porsche (dice niente?) per volontà di un altro tal Adolf Hitler. C’è dentro tutta l’anima germanica, fra quelle carrozzerie e quei motori.
Ed oggi, con il “caso Volkswagen” scopriamo la cosa più semplice del mondo: che anche i rigorosi tedeschi imbrogliano. Anche quei tedeschi che puntano sempre il dito contro i popoli mediterranei, da loro accusati di essere disonesti e truffaldini, alla fine hanno mostrato che sono esseri umani come tutti gli altri. E questo avverrà con particolare veemenza, visto che negli ultimi decenni hanno spesso voluto fare i primi della classe. E, da antico amante dei mondi teutonici, lo scrivo con un po’ di amarezza.
Quello degli stereotipi è un gioco duro e difficile. Specialmente in questa contemporaneità così piena di media. Servono secoli per costruirli e un solo errore per distruggerli. Ma hanno la potenza di una lente distorcente. Quale che sia lo stereotipo in cui ricadi – se sei donna, uomo, italiano, bionda, rossa… – chi ti vede di te vedrà solo il riflesso dello stereotipo che ha in testa.
E da oggi in poi i tedeschi, agli occhi di chi li approccerà, diventeranno sempre meno semplici ed ordinati, sempre più pericolosi e truffaldini.
Saremo capaci, anche imparando dal “caso Volkswagen”, a rimodulare gli stereotipi con cui il mondo guarda noi italiani?