E se abolissimo le classifiche dei libri?

E se abolissimo la pubblicazione delle classifiche dei libri? Le top 100 dei libri più venduti proposte da Feltrinelli, da Panorama, da Ibs, da Mondadori, da Amazon, da Wuz. Alcune vengono stilate mese per mese, altre addirittura a ritmo settimanale o giornalieri, per seguire le “orme” di popolarità di quei libri che si alternano tra gli ambiti primi posti, in una semplice equazione di vendite. Ma davvero contano così tanto le classifiche dei libri per dare un giudizio sul panorama letterario o per farsi un’idea sul nuovo stuzzicante titolo da acquistare?

Una riflessione che parte da un brevissimo carteggio a singola “botta e risposta” tra un lettore e Beppe Severgnini sul sito del Corriere della Sera. Severgnini risponde laconicamente in questo modo alle lamentele del lettore sull’ormai demodé e inutile senso (a suo parere) delle classifiche: “A te non interessa sapere quali libri vendono di più, quali film vengono più visti, quali canzoni sono più popolari? A me, sì. Non è detto, poi, che compri quei libri, veda quei film, senta quelle canzoni”.

Chi ormai, effettivamente, presta più attenzione alle classifiche librarie? Un tempo erano forse il modo di entrare in contatto con nuovi titoli e di seguire le ultime uscite, ma oggi l’interesse per certi titoli viene smosso da ben altro. Come anche le pubblicità televisive stanno arrivando al capolinea, soppiantate da un intero mondo pubblicitario virtuale di social media ben più attivo, aggiornato e stimolante, anche il commercio letterario ora si basa su altre “spinte”: book-blog, opinioni online, forum, fandom, siti, cataloghi sul web, pagine facebook, hashtag, e selfie. Se prima le librerie erano il centro del movimento di libri e di interessi letterari, ora sono l’ultima tappa di un processo di appassionata ricerca che avviene altrove, tra schermi, video e blogger. Proprio per questi motivi, davvero ancora hanno un valore le classifiche di libri? Non sono forse i lettori stessi oggi a muoversi con indipendenza e coscienza nell’intricato mondo letterario, senza pressioni?

Eppure Severgnini non le disdegna? E perché mai? Se facessimo un salto sulla classifica di Panorama, che viene aggiornata a cadenza settimanale, noteremmo in prima posizione un libro che nelle altre classifiche, aggiornate con ritmi più lenti, non c’è: Sotto le cuffie del giovanissimo youtuber FaviJ, edito da Mondadori. A seguire, gli stessi titoli delle classifiche di Feltrinelli, Mondadori, Ibs e compagnia (Sette brevi lezioni di fisica di Carlo Rovelli, Le mani della madre di Massimo Recalcati, Il segreto degli angeli di Camilla Lackberg, La sposa giovane di Alessandro Baricco) , in ordine occasionalmente diverso. La verità è che Severgnini ha detto una cosa giusta: le classifiche non hanno interesse qualitativo, ma “commerciale”. Cioè, sono interessanti per vedere quali sono i titoli che in Italia vendono di più, anche senza poi per forza doverli acquistare. Le classifiche danno delle immagini di vendita, di mercato, di tendenza, non di giudizio o di recensione.

Il giovanissimo appassionato di FaviJ avrà già il suo libro tra le mani senza aver nemmeno letto una classifica. Il lettore appassionato probabilmente non ha avuto bisogno di consultare ugualmente nessuna classifica per lanciarsi su Baricco. Le classifiche saranno inutili per certi punti di vista, ma svolgono egregiamente la funzione di “meta-lettori” che indicano con numeri e percentuali i gusti e le mode.

Redazione

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