Dylan Dog: la nuova direzione sta bene a tutti?
Dylan Dog, il famoso indagatore dell’incubo creato dalla mente geniale di Tiziano Sclavi per Bonelli Editore è diventato nel tempo un vero must del fumetto italiano. Ricordo bene, mio padre me lo raccontava, che agli inizi degli anni ’90 Dylan Dog superò il milione di copie mensili: un risultato incredibile per un fumetto, soprattutto di stampo italiano. Eppure era realtà.
Poi negli anni 2000 il passaggio del testimone tra Sclavi e Roberto Recchioni, che ora è il curatore del fumetto, ha segnato in maniera definitiva la vita di Dylan Dog che dall’albo numero 337 Spazio Profondo ha preso una direzione nuova. Il nostro indagatore dell’incubo, astemio, vintage, vegetariano, Don Giovanni, paladino della giustizia e soprattutto “vecchio dentro”, è costretto a fare i conti con il mondo moderno e quindi con cellulari di ultima generazione, internet, serie TV, computer e ogni sorta di tecnologia. Il cambio di direzione ha visto anche l’uscita, quasi totale, di scenadell’ispettore Bloch, una delle figure principali, sostituito dall’ispettore Carpenter, e dal sergente Rakim, due personaggi probabilmente utili, date le loro nazionalità straniere, a inserire nell’albo un pizzico di attualità in più.
Una scelta necessaria, dato il periodo di crisi del fumetto, sentito dalle giovani generazioni di stampo poco moderno, ma che non è stato particolarmente apprezzato da coloro che seguono le avventure di Dylan Dog da sempre e che si sono affezionati a un personaggio fuori dagli schemi, coerente e completamente estraneo a distrazioni e tentazioni derivanti dalla modernità. Così la serie si è divisa in due filoni: il primo che continua la storia principale seguendo questo nuovo stile moderno; e il secondo, intitolato Old Boy che prosegue in maniera immutata. Questa duplice direzione ci permette di comprendere la generale insoddisfazione degli affezionati che non hanno visto di buon occhio il cambio di stile. Ma sono gli unici a non esser soddisfatti di come stanno andando le cose?
Da bravo devoto, accanito, lettore ho continuato la serie regolare, immergendomi nel nuovo “mondo” creato per il Signor Dog, ho atteso dieci volumi per essere sicuro di tale sospetto avuto fin dall’inizio di questo cambiamento ed ora credo di poter fare finalmente un’ipotesi sensata. La mia personale convinzione è che non solo i lettori, ma anche gli sceneggiatori e i disegnatori di Dylan non siano soddisfatti del nuovo stile e che cerchino, attraverso l’inchiostro, di farlo notare ai fan. L’ipotesi è nata leggendo e osservando criticamente le ultime storie, scritte da Simeoni, Barbato e dallo stesso Recchioni, in cui la psiche di Dylan viene esplorata in maniera profonda, forse come non era mai accaduto prima, mettendo in discussione alcuni capisaldi del fumetto: l’amicizia con Groucho, l’amore sincero nei confronti di tutte le donne di Dylan e la stessa integrità morale del protagonista. Nel raccontare e nell’esplorare questi aspetti, gli autori lasciano qua e là indizi del mutamento estremizzandolo in maniera quasi ironica: citazioni di telefilm tanto palesi da confondere il lettore, continui riferimenti al contrasto con la modernità, all’incapacità di Dylan di gestirla e al suo soccomberle, trame in cui gli amici più cari (metafora dei creatori o curatori?) sembrano tradire lo stesso Dylan. Questi piccoli esempi ci permettono di capire che innanzi a noi non abbiamo più il protagonista di un tempo. Lo stesso Recchioni risponde ad alcune domande nell’ultimo volume, numero 346, dicendo che le attuali storie non riguardano il personaggio di Sclavi ma le infinite variazioni, mutazioni e deviazioni del personaggio stesso. Una scusa per non perdere ulteriori lettori ed accattivarne di nuovi? La semplice e pura verità? Il problema, però, è che per i lettori di vecchia data come me che seguono Dylan Dog da parecchio tempo tale cambio rappresenta anche un notevole abbassamento di livello del fumetto stesso. Abbassamento forse voluto dagli stessi autori per sottolineare maggiormente la loro avversità al nuovo stile?
L’unico modo per scoprirlo e andare avanti nella lettura facendo attenzione a possibili segni di ribellione da parte di sceneggiatori e disegnatori.