Cosa ci dicono i titoli dei libri più venduti sullo stato della cultura in Italia
Il 2014 sta ormai finendo e, come sempre quando un anno giunge al termine, è tempo di tirare le somme anche in merito alle vendite dei libri. Tasto dolente perché, alla fine, i titoli sono nuovi ma i nomi sono sempre quelli…soprattutto gli editori. Ma procediamo con ordine.
Il sito Classifica libri offre ai lettori una sintesi delle classifiche dei libri più venduti, di mese in mese, durante questo 2014. Gli autori qui citati sono numerosi, sia italiani che stranieri, qualche fortunato lo ritroviamo più volte – Andrea Camilleri, John Green, Sveva Casati Modignani, Markus Zusak – mentre qualcun altro, dopo il boom iniziale, rimane dietro le quinte – Isabel Allende, Cristina Caboni, Wu Ming, Fabio Volo. Diversi anche i titoli, peccato non poter dire lo stesso delle case editrici, che nella maggioranza dei casi appartengono ai gruppi Mondadori, GeMS e RCS.
Nel complesso si può dire che la narrativa italiana si è difesa bene contro nomi altisonanti come Ken Follett, Stephen King e Wilbur Smith: forse i lettori hanno voluto privilegiare il proprio Paese, o forse i titoli dello Stivale erano di maggiore ispirazione.
In generale, comunque, gli italiani si sono buttati a capofitto sulla narrativa, soprattutto per quanto riguarda i gialli, lasciando da parte la saggistica. Segno di una popolazione che, dopo le notizie tragiche, la politica deludente e l’economia deprimente, vuole essere intrattenuta più che informata. Anche se Ammazziamo il gattopardo di Alan Friedman e Un’idea di destino di Tiziano Terzani hanno avuto un buon successo, circoscritto però alle settimane successive alla pubblicazione.
I libri “impegnati” vanno bene, sì, ma mai a ridosso delle vacanze estive, quando imperano il rosa, il giallo e il colore indefinito della new adult fiction (tra giugno e luglio in classifica troviamo, tra gli altri, La moglie magica di Sveva Casati Modignani, La piramide di fango di Andrea Camilleri e Colpa delle stelle di John Green). Sono i libri da spiaggia, che vanno seguiti, certo, ma non così tanto.
Ma perché la gente va in libreria e sceglie proprio quel libro? Comodità, pubblicità e notorietà. Marchi come Mondadori, Feltrinelli, Rizzoli, con annessi e connessi, sono ovunque immediatamente reperibili. È più semplice andare in una delle tante iper-librerie disseminate nella città, perché è in centro, perché è grande, perché lì c’è tutto. Qui il lettore entra distrattamente e viene sommerso dalle novità dei colossi editoriali. E visto che c’è tutto, ci sono anche i libri dei piccoli editori, quelli meno conosciuti, della letteratura di nicchia, che però vanno cercati. E il lettore è pigro, e influenzato dagli “strilli” e dai cartelloni. Non è un caso, infatti, che alcuni dei libri in classifica sono stati riproposti o meglio pubblicizzati dopo l’uscita del film: La bambina che salvava i libri di Markus Zusak rimane in vetta alle classifiche da aprile fino a settembre. Per l’occasione viene pubblicata una nuova edizione dal titolo Storia di una ladra di libri, omonimo del film, nelle sale dal 27 marzo. Lo stesso accade per Colpa delle stelle di John Green che, se a luglio lo troviamo in posizioni modeste, a settembre sale sul podio.
In un momento in cui tutto è labile e incerto, il lettore italiano sembra cercare la sicurezza del successo.
Gli autori che vendono, quelli dei titoli di massa, piacciono perché sono immediati e danno una parvenza di cultura. Li ammucchia in gran quantità e magari nemmeno li legge, perché in quel momento non gli interessano.
Gli autori conosciuti e collaudati sono rassicuranti, perché quando non si hanno soldi da spendere è meglio non sprecarli per un libro che, forse, non piacerà.