di Ernst Ludwig Kirchner
Nel corso dei secoli, in pittura, le scene di vita quotidiana hanno preso sempre maggiore importanza come soggetti pittorici, tra di essi c’è Scena di strada berlinese(Berliner Straßenszene), realizzato da Ernst Ludwig Kirchner. Il quadro è un olio su tela oggi conservato a New York alla Neue Galerie. Il dipinto era inserito in una serie di opere d’arte – un ciclo dedicato alle scene di strada e alla vita notturna berlinese- che l’artista dipinse tra il 1913 e il 1915.
L’opera si concentra su un frammento della vita di Berlino. La tela presenta figure umane ritratte nella via cittadina, il tutto per fare una dura critica del pittore alla società borghese a lui contemporanea. L’attenzione dell’osservatore è catturata dai soggetti in primo piano, due figure di uomini e due donne. Gli uomini indossano entrambi un cappotto blu. Uno è ritratto di spalle, quindi non vediamo il suo volto, ma la testa coperta da una bombetta. L’altro soggetto maschile gira la testa mostrandosi a noi osservatori. Vediamo un volto giovane, con delle labbra di colore rosso vivo che tengono stretta una sigaretta. Il volto è inespressivo e innaturale, come lo è la rotazione del capo. Accanto ai due uomini si intravedono due donne, una vestita di rosso e una di blu/azzurro. Le due camminano per i fatti loro incrociando sulla loro via i due uomini. Potrebbe essere un particolare da nulla, ma le due figure femminile sono prostitute e i due uomini potrebbero essere i loro futuri clienti. Non a caso il volto dell’uomo con la sigaretta, potrebbe girarsi più verso il compagno della passeggiata per fargli notare le due “signorine”, che verso di noi osservatori del dipinto.
Sullo sfondo altre figure in movimenti con pedoni cavalli e un cartello bianco con scritto n.15. Quello che caratterizza questo dipinto di Kirchner è l’utilizzo di un colore steso in modo compatto, senza la presenza di effetti di chiaroscuro che modellano il volume delle figure. Qui tutti i soggetti sono caratterizzati da colori corposi, stesi con rapidità impulsiva e lo denotano i segni delle pennellateoblique, che creano effetti primitivi di luce e ombra nelle vesti dei personaggi ritratti. Le figure non hanno consistenza materica o volumetrica sono piatte.
I colori sembrano buttati sulla tela con velocità e in modo impulsivo, un agire che portò i critici del tempo a definire l’opera una tela di “espressionismo brutale e violento”. Inoltre, osservando i volti dei soggetti ritratti (le due prostitute e il giovane con la sigaretta in bocca) ci accorgiamo di come l’artista prese come modelli delle maschere africane. Un dettaglio importante che dona a questi soggetti una dimensione di primitivismo, tipico dei primi anni del Novecento.
La tecnica pittorica di Kirchner non venne scelta a caso, il suo modo impulsivo di dipingere era un volontà esplicita di prendere le distanze dalla pittura tradizionale, in funzione di qualcosa di maggiore impatto emotivo, visivo e vero e proprio segno di libertà di espressione tramite le forme e i colori. Un carattere tipico del movimento gruppo Die Brücke, al quale apparteneva lo stesso Kirchner.
Ernst Ludwig Kirchner nacque nel 1880 e fin da ragazzino dimostrò particolare attenzione per l’arte primitiva e africana, per la pittura tedesca del Cinquecento e per le stampe giapponesi. Da non scordare la passione per la scultura polinesiana e per quegli artisti come Gauguin e Van Gogh, che davano al colore valenza psicologica. All’inizio del ‘900 K. fece studi di architettura e con alcuni amici fondò uno dei primi esempi di espressionismo tedesco noto con il nome di Die Brücke (che in tedesco significa “il ponte”). Il nome non venne scelto a caso. Anzi, il gruppo voleva esser un ponte di collegamento rivolto a tutti i movimenti artistici a loro contemporanei e in fermento, pronti a contrapporsi all’arte dominante di quel tempo. Il gruppo di K. usava forme semplici, contorni marcati, colori accesi e ambientazione non naturalistica. Un po’ come i Fauves, ma con maggiore interesse ai temi sociali contemporanei e ad uno stile pittorico dai tratti spigolosi e taglienti. Da Dresda K. si trasferì a Berlino, dove entrò in contatto con i pittori del Blaue Reiter, e poi a Monaco. In questo periodo l’artista si occupò di dipingere scene di vita quotidiana e risentì dell’influenza del cubismo e dell’art nouveau. Nel 1913 le continue tensioni portarono il gruppo Die Brücke sa sciogliersi K.partì per la Grande Guerra (siamo nel 1914). Con lo scoppio della prima guerra mondiale Kirchner si arruolò, ma nel 1915 fu colpito da un fortissimo esaurimento nervoso che non lo lasciò mai. A fine guerra si trasferì a Davos, dove visse e dipinse opere che dall’espressionismo passarono ad uno stile più astratto carico di valori simbolici. L’arrivo del Nazismo fu per lui traumatico, in quanto il regime sequestrò le su opere e le espose nella mostra di Arte Degenerata, per distruggerle attorno al 1937. Tali eventi gravarono sul fisico già debole e depresso di Kirchner, che si suicidò nel giugno del 1938.
Viviana Filippini
Viviana Filippini (Orzinuovi –Bs-, 1981) è giornalista pubblicista e collabora dal 2007 con il quotidiano «Giornale di Brescia» come corrispondente esterno. Laureata in Dams (Cinema e audiovisivi) presso la Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Brescia con una tesi sul Bildungsroman (Romanzo di formazione), scrive di libri su blog letterari e culturali (Liberi di scrivere, Sul romanzo). Dal 2015 ha un blog dedicato all’arte (Art in Pills) sul portale www.Cultora.it. Tiene corsi di Scrittura creativa, di Riscoperta dei Classici della letteratura e di Storia del Cinema. Ha curato le antologie di 2Racconti bresciani”(Vol I e II) per Historica edizioni, 2015 Cesena, e scritto “Brescia segreta. Luoghi, storie e personaggi della città”, Historica, 2015 Cesena e la storia per ragazzi “Furio e la Beata Paola Gambara Costa”, illustrata da Barbara Mancini, progetto realizzato da Radio Basilica di Verolanuova e Parrocchia di Verolanuova, ebm edizioni, Manerbio 2015. “A passo sospeso. The Floating Piers Christo & Jeanne Claude”, Temperino Rosso, Brescia 2016
E’ in quadro inquietante, i colori sono “buttati li” con violenza. Anche la stilizzazione secca ricorda i pugni nello stomaco del conterraneo Grosz. Brava Viviana una scelta controcorrente.
Alberto hai ragione il dipinto restituisce il senso del brutale e del fatto in modo rapido, veloce, senza tanti fronzoli, un po’ per lo stile, ma poi per la volontà di accentuare una forte critica dell’artista verso la società borghese del suo tempo… grazie a te per la lettura… secondo me ci starebbe un tuo bell’Haiku