ART in PILLSNulla è casuale, ma tutto è pensato ne La notte Stellata di Vincent Van Gogh
Qualche giorno stavo passeggiando in una parco botanico nelle zone dove vivo. Mentre osservavo il verde attorno a me, stavo ascoltando la radio, quando ad un certo punto, cambio stazione e sento queste parole Mica Van Gogh di Caparezza, brano contenuto nell’album Museica:
“Prima di dare del pazzo a Van Gogh,
sappi che lui è terrazzo, tu ground floor.
Prima di dire che era fuori di senno,
fammi un disegno con fogli di carta e crayon.
Van Gogh,
mica quel tizio là,
ma uno che alla tua età
libri di Emile Zola,
Shakespeare nelle corde,
Dickens nelle corde;
tu leggi manuali di DVD Recorder,
Lui,
trecento lettere letteratura fine,
Tu,
centosessanta caratteri due faccine, fine”.
Ecco, non se sia stata la canzone dove l’artista di ieri e la gioventù d’oggi vengono messe a confronto; il parco con gli alti alberi dove stavo camminando o il ricordo di uno dei primi disegni a pastello che feci quando andavo al corso di pittura (un Autoritratto di Van Gogh del 1889, su sfondo verde azzurro dal quale la figura emerge grazie al colore vivo dei capelli rossi dell’artista) ma ho cominciato a pensare a Vincent e alla sua passione per i cipressi e così ho deciso di raccontarvi un po’ un dipinto molto intenso dell’artista olandese: La notte stellata del 1889.
Nel 1889 Van Gogh, persona dalla fine sensibilità e dalla vita molto tormentata, soggiornò parecchi mesi nella casa di cura di Saint Remy e qui, quando la salute glielo permetteva, il pittore diede vita a molte importanti opere dipinte di giorno e, come in questo caso di notte, come se dentro al cielo stellato lui cercasse conforto dalle afflizioni della vita. Vi ricordo che in questi anni Van Gogh prese le distanze della fede cristiana, ma anche se lui era lontano da questo orientamento di, il suo animo aveva bisogno di credere in qualcosa.
La notte stellata è un olio su tela, di 73 cm X 92 cm, che ha per protagonista un paesaggio naturale – tema molto amato da Vincent- interpretato in modo del tutto personale dal pittore che, come spesso accade, tende a proiettare il proprio stato d’animo sulla superficie pittorica.
Osservando il dipinto si ha un’ampia visione di un paesaggio notturno, dove la natura con i suoi elementi naturali (luna, stelle, cielo, alberi, montagne) si fonde con quelli costruiti dall’uomo (la cittadina con la cattedrale che si vede a destra nella parte bassa del dipinto). Quello che cattura l’occhio dell’osservatore è il movimento ondulatorio e a spirale che si sviluppa nel cielo e che ha per protagoniste le stelle e la luna crescente. Osservando la grande stella vicina al cipresso in primo piano, ci renderemo conto che le sue dimensioni, come quelle degli altri astri presenti nel dipinto, sono molto più grandi del dovuto. Le pennellate chiare stese a spirale da Van Gogh creano un effetto di luminosità crescente, come se la stella fosse una sorta di vortice luminoso rotante nel cielo in fase di espansione.
A destra del dipinto, in alto, troviamo la luna, rappresentata nella sua fase crescente. Il giallo che la caratterizza è così intenso da creare un effetto di brillantezza e splendore molto intenso e vivo, tanto che ad un certo punto si ha come l’impressione che la luna assomigli al sole, la sua fonte di luce.
Sotto questa luna luminosa ci sono montagne e una cittadina, entrambi definiti dall’artista con tratti rapidi e incisivi colore. Tra gli edifici presenti, spicca la cattedrale con la sua alta guglia, la cui forma allungata richiama nettamente quella dei cipressi presenti nella parte sinistra della tela.
Non a casa, Van Gogh, mette nella parte sinistra del dipinto e in primo piano i cipressi. Osservandoli con attenzione, questi alberi, più che piante assomigliano a delle fiamme che si slanciano alte verso il cielo. A dare questo effetto sono le pennellate sinuose utilizzate dal pittore, ma per dare ai cipressi un valore materico e di peso corporeo che li ancora al suolo, l’artista olandese li costruisce attraverso scure pennellate di colore. Il movimento delle chiome degli alberi, come ho detto sopra, va verso l’alto seguendo una traiettoria verticale, che controbilancia il moto orizzontale presente nel cielo del fondo. Van Gogh amava in modo particolare non solo i girasoli, ma anche i cipressi, ed era attratto dalle loro forme alte, flessuose, rivolte all’immensità del cielo, che gli ricordavano la tipica forma e la bellezza dell’obelisco egizio.
Considerando il dipinto nella sua totalità, oltre a percepirlo come una sorta di visione estatico-emotiva dell’artista, ci si rende conto che esso è caratterizzato da un perfetto equilibrio tra le parti. Il movimento verticale e orizzontale delle pennellate e il contrasto cromatico tra tonalità chiare (stelle sole, alcuni edifici) e scure (cielo, montagne, cipressi) rendono La notte stellata una composizione perfetta nella quale ogni componente si compensa dando a tutta l’opera, e a chi la osserva, una sensazione di armonia tra elementi in movimento. Questa sensazione è resa possibile dal fatto che Van Gogh studiò a lungo le modalità di realizzazione della tela, nella quel c’è un sorta di rappresentazione stilizzata della galassia.
La notte stellata, per Van Gogh fu un mezzo nel quale mettere quelle emozioni che nascevano nel suo animo durante l’osservazione affascinata della grandiosità e del senso di mistero che caratterizzano l’universo.
Vincent Van Gogh aveva sì dei problemi mentali e nel corso del tempo in molti medici tentarono di fare una diagnosi sulla o sulle malattie che affliggevano l’olandese. Non so se qualcuno dei camici bianchi abbia individuato con precisione cosa tormentasse il pittore, ma Vincent, forse grazie anche a questi problemi di salute, ha lasciato ai posteri opere ricche di colori, forme e di grande emotività.