Young Adults e qualità sono davvero incompatibili?
La letteratura per adolescenti (Young Adults) è spesso considerata priva di qualità. Difficile confutare questa teoria quando gli scaffali delle librerie sono invasi da racconti che ripropongono sempre lo stesso schema romantico dell’amore proibito. La frase sembra implicare che la letteratura adulta sia superiore per qualità, ma per ogni Elena Ferrante esiste una E. L. James, perché non dovrebbe essere lo stesso per lo YA?
Nel martellamento mediatico legato alle molte produzioni cinematografiche ispirate alla narrativa YA, vengono spesso dimenticati alcuni lavori molto validi. In passato in Italia sono stati pubblicati racconti in cui si parla di anoressia (Wintergirls, 2013), o transessualità (Luna, 2010) o dell’accettare la perdita della sorella per colpa della madre (Un altro mondo, 2013). Anche uno scrittore celebrato in tutto il mondo come Joe Abercrombie, autore della trilogia del Mare Infranto, il cui terzo volume è atteso il prossimo autunno, non ha riscosso grande entusiasmo nella critica. Eppure il protagonista è un ragazzo nato con una grave malformazione alla mano. Anzi, come ha spiegato lo stesso Abercrombie allo scorso Lucca Comics&Games, l’idea del personaggio è venuta vedendo giocare un bambino proprio con quella disabilità. Nell’ambietazione vichinga del romanzo il ruolo sociale di Yarvi, il protagonista, viene messo in dubbio, e il ragazzo viene indirizzato verso ruoli con una connotazione femminile in quella cultura, costretto a ricavarsi un ruolo nonostante venga isolato da tutti. Il suo percorso ha un valore reale per chi ha una forma di disabilità, ma allo stesso tempo ha valore educativo quando insegna a rispettare le qualità di un disabile e un valore allegorico nell’assenza della mano, simbolo per il lettore di una mancanza psicologica o materiale che non può essere colmata ma solo gestita affidandosi ad altre risorse.
A questo proposito sarà interessante capire quali saranno le reazioni al nuovo romanzo di Sophie Kinsella, Dov’è finita Audrey? suo esordio YA. La scrittrice inglese è molto popolare per i suoi romanzi di intrattenimento e sarebbe sciocco attendersi qualcosa di diverso in questa occasione, ma Audrey è una ragazzina che ha subito violenze da un gruppo di bulli, e il trauma psicologico è stato tale da costringerla a entrare in terapia. Possiamo ritenerlo intrattenimento, e certamente lo è, ma è difficile sminuire il valore di un racconto in cui una ragazzina cerca di superare un trauma tanto comune nella società. La cronaca riporta spesso azioni di bulli, di come questo fenomeno sia un problema grave dentro le scuole medie e superiori, avere un romanzo rivolto alle persone più esposte al problema non può essere un fatto negativo.
I parametri per capire la riuscita del racconto dipendono dal modo in cui i vari problemi vengono trattati, dal punto di vista dell’autore e dalla sua traduzione nel carattere dei personaggi. Le stroncature a priori spesso mortificano un lettore potenzialmente interessato a temi che lo riguardano da vicino. Inoltre spesso si dimentica che gli adolescenti non sono solo lettori oggi ma anche i lettori di domani, e forse è venuto il momento di riconsocere la validità dei titoli a loro rivolti, prima di alienarli del tutto alla lettura.
Redazione
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