Taiwan: tuo figlio minorenne spende ore davanti al tablet? 1600 dollari di multa
E se anziché la strega con le sembianze da dolce nonnina il nemico numero uno di Hansel e Gretel fosse stato un provvedimento legge che punisce chi mangia troppi dolci?
È quello che può succedere nelle più ciniche e burocratiche delle fiabe ma anche nel mondo reale, a Taiwan. Nell’isola felice delle tecnologie informatiche, sede di colossi come Acer o Htc, un genitore che lascia troppo tempo i suoi bambini davanti ad uno schermo di un tablet o di un cellulare può essere multato (fino a 1600 dollari).
Secondo quanto riporta la rivista Time, il “Child and Youth Welfare and Protection Act” amplia le norme esistenti consentendo alle autorità di ritenere responsabili i genitori quando un minore utilizza un dispositivo elettronico per troppo tempo.
La legge, più precisamente, stabilisce che non sia possibile l’impiego di questa tecnologia oltre un “ragionevole periodo di tempo” senza, tuttavia, specificare un limite di orario.
Al di là della confusione derivante da questo metro di giudizio molto relativo, il segnale inviato da Taiwan è quantomeno pionieristico. Da quelle parti hanno capito che fare di ciò che caratterizza il proprio Pil uno stile di vita nazionale che può portare conseguenze anche nefaste non è saggio.
Una legge del genere equipara l’uso eccessivo di gadget elettronici da parte di minori a comportamenti illegali come abuso di alcol e droga. Alla base di questa decisione, c’è un’esigenza di preservare i più piccini da attività che possano comportare un danno alla loro salute.
Se lo dicono loro forse un motivo ci sarà.
Per gli adolescenti di oggi la tecnologia e i media digitali sono parte integrante della loro esistenza sin da piccolissimi. Una ricerca, condotta da Common Sense Media, evidenzia che negli Stati Uniti il 39% dei bambini di 2-4 anni utilizza abitualmente un tablet o uno smartphone per giocare o vedere video. In media, un minore di 8 anni, secondo uno studio di American Academy of Pediatrics, trascorre 8 ore al giorno di fronte allo schermo di una tv o di un cellulare.
Sugli effetti, fisici e mentali, e sulle implicazioni negative che l’uso smodato fin dalla tenera età di strumenti elettronici sono stati spesi fiumi di parole. Emanare un provvedimento che ne regoli l’utilizzo può rappresentare un argine ma anche un riconoscimento di evidenti limiti nell’educazione dei minori.
È necessario infatti che sia lo Stato a farsi fautore di una crociata contro i tablet nelle mani dei bambini? Vorrebbe quasi dire che implicitamente il genitore “medio” da solo non si sia accorto dell’effettivo rischio per i loro pargoli.
E c’è poi tutto il discorso intorno alla quantificazione del tempo medio di utilizzo prima che venga considerato “abuso”.
A livello internazionale si possono avere sul tema riferimenti meno indeterminati. L’American Academy of Pediatrics raccomanda, ad esempio, un massimo di esposizione alla tecnologia di due ore al giorno per i ragazzi mentre l’Accademia delle scienze francese sconsiglia per i minori un uso autonomo, senza la supervisione degli adulti, e prolungato di schermi video fornendo anche indicazioni su limiti di tempo appropriati.
Il paradosso di tutta questa vicenda è dunque rappresentato dall’ammissione che una società faro dell’innovazione tecnologica debba porre dei limiti di durata di utilizzo dei prodotti che realizza con così tanto successo. L’uomo razionale sembra essere vittima di un’irrazionalità di fondo, che lo spinge a voler utilizzare la ragione, la scienza e la tecnologia in così tanti modi da non riuscire a scorgere il pericolo dell’autolesionismo.
Daniele Dell’Orco
Daniele Dell’Orco è nato nel 1989. Laureato in di Scienze della comunicazione presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, frequenta il corso di laurea magistrale in Scienze dell’informazione, della comunicazione e dell’editoria nel medesimo ateneo. Caporedattore del sito Ciaocinema.it dal 2011 al 2013 e direttore editoriale del sito letterario Scrivendovolo.com, da febbraio 2015 è collaboratore del quotidiano Libero, oltre a scrivere per diversi giornali e siti internet come La Voce di Romagna e Sporteconomy.it. Ha scritto “Tra Lenin e Mussolini: la storia di Nicola Bombacci” (Historica edizioni) e, sempre per Historica, l’ebook “Rita Levi Montalcini – La vita e le scoperte della più grande scienziata italiana”, scritto in collaborazione con MariaGiovanna Luini e Francesco Giubilei. Assieme a Francesco Giubilei, per Giubilei Regnani Editore, ha scritto il pamphlet “La rinascita della cultura”. Dal 2015 è co-fondatore e responsabile dell’attività editoriale di Idrovolante Edizioni.