“Sul racconto – Una conversazione con Paolo Fabbri”, l’intervista inedita a Roland Barthes
Sul racconto-Una conversazione con Paolo Fabbri è un’intervista inedita a Roland Barthes, saggista, critico e semiologo francese, pubblicata da Marietti editore, in cui si evidenzia come costui abbia previsto e anticipato i successivi studi che hanno portato alla teoria dell’enunciazione.
Da queste pagine si evince che il semiologo sposta il centro dell’analisi dai moduli tradizionali della critica a una struttura oppositiva di tipo langue/parole, significativo/irrilevante, introducendo una vera e propria rivoluzione per quanto concerne l’analisi del racconto; anche concetti fino ad allora ritenuti essenziali, come quello di “personaggio”, vengono ora esclusi dall’analisi strutturale.
Viene attuata una rivoluzione della prospettiva di analisi determinante; ad essere importanti per Barthes non sono gli elementi strutturali presi singolarmente, ma le relazioni che si instaurano fra di loro. In quest’intervista sono ravvisabili i prodromi che l’hanno portato a scrivere L’analisi del racconto, emerge la potenza che scardinerà successivamente i sistemi critici fino ad allora esistenti. Queste pagine ci mostrano i primi passi dell’evoluzione del pensiero strutturalista riguardanti il racconto, posizioni che saranno successivamente approfondite, ma che vediamo descritte per la prima volta mentre sono ancora in divenire. Partendo dagli strumenti forniti dall’analisi linguistica, Barthes li sfrutta per evidenziare diverse sequenze narrative, che corrispondono, in una certa misura, alle tipologie di frase evidenziate dagli studi linguistici. Il semiologo passa poi alla descrizione del sistema binario costituito da unità essenziali e determinanti, chiamate nuclei, e unità complementari, dette espansioni.
L’equilibrio oscillerebbe dunque fra l’alternarsi di queste due unità principali, tra sequenze significanti per il divenire narrativo e non significanti. Altri due livelli di analisi che Barthes propone come integrazione del primo riguardano per prima cosa i personaggi, non più analizzati nella loro singolarità e psicologia bensì ripartiti in sei categorie principali, rilevate da Propp nei suoi studi, e si concentrano inoltre sulle formule ricorrenti della narratività, atte a indicare inizio e fine (“c’era una volta”, “vissero tutti felici e contenti”). Il semiologo mostra un’innovazione sostanziale, utilizzando gli strumenti della critica strutturalista e suddividendo l’analisi in tre livelli principali che, come vasi comunicanti, si intersecano fra di loro.
Silvia Fortunato
Redazione
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