Silence, Scorsese porta sul grande schermo i cristiani perseguitati in Giappone
Il travagliato rapporto dell’essere umano con la fede era al centro de L’ultima tentazione di Cristo (1988) di Scorsese, dove un Gesù crocifisso vedeva, come in un sogno, la vita che avrebbe potuto condurre, se la sua storia fosse andata diversamente. A distanza di anni, e dopo film decisamente meno legati alla sua fede cattolica, il grande regista italoamericano torma ad affrontare il tema della relazione con Dio in Silence.
La sceneggiatura è tratta da un celebre romanzo dello scrittore giapponese di fede cattolica Shûsaku Endô, che nel 1966 pubblicò il romanzo Chinmoku per raccontare la storia delle persecuzioni dei giapponesi convertiti al cristianesimo durante il periodo Tokugawa, nel XVII secolo. I protagonisti del libro – padre Valignano e padre Christovão Ferreira, che ritroviamo nel film – sono figure storiche realmente esistite. Ferreira, in particolare, è noto come apostata: gesuita, era il responsabile della missione in Giappone e abiurò la sua fede, accettando di diventare buddhista e di sposare una donna giapponese. Persino per il giovane prete Rodrigues, Endô si è ispirato a un missionario italiano, il gesuita siciliano Giuseppe Chiara.
Fin dalle prime scene, il tema del martirio si pone al centro della narrazione. Un gruppo di fedeli crocifissi viene arrostito con acqua bollente che sgorga dal terreno in una zona vulcanica del Giappone, mentre Ferreira è costretto ad assistere, impotente. Poi l’azione si sposta a Macao, nel 1640, dove due giovani sacerdoti portoghesi, Rodrigues e Garupe, vengono a sapere da Valignano che il loro maestro, Ferreira, ha abiurato. Queste sono le voci che circolano. I due giovani decidono di verificarle partendo per il Giappone, con il compito di ritrovare Ferreira. Li accompagna un convertito giapponese, Kichijirô, un bizzarro personaggio che sarà una sorta di Giuda nelle disavventure subite da Rodrigues.
I due giovani gesuiti si entusiasmano di fronte all’accoglienza gioiosa dei kirishitan (cristiani), gente semplice dei villaggi lungo la costa, costretta a vivere la propria fede nel più totale segreto, pena la morte. L’inquisitore Inoue con le sue truppe setaccia il territorio a caccia di convertiti e paga con generosità chi li denuncia. Se si viene scoperti, la morte è certa e inflitta con brutalità: le vittime vengono crocifisse e affogate nell’oceano, bruciate, appese a testa in giù in un pozzo fetido (posizione in cui si giunge alla morte nel giro di due o tre giorni, per congestione cerebrale). L’unico modo per salvarsi è abiurare, calpestando i fumie, ossia le tavole che riproducono Cristo o la Madonna.
Rodrigues riuscirà a trovare, alla fine, il suo Ferreira. Non vi sveliamo cosa succederà, ma il dilemma che travaglierà il missionario durante il suo tragico soggiorno in un Giappone in cui vige un editto dello shogun contro la religione cristiana è il silenzio di Dio di fronte alla sofferenza umana. Un silenzio che qui riguarda i cristiani torturati e uccisi, ma che potrebbe essere esteso a tutte le persecuzioni subite da fedeli di qualsiasi credo per motivi religiosi, in ogni luogo del globo. Dio è silente e nel suo animo dilaniato Rodrigues deve trovare da sé la risposta che cerca.
La tortura psicologica ideata da Inoue è sottile: il missionario è costretto ad assistere alle sofferenze degli altri cristiani, con il potere di arrestarle solo accettando di rinnegare la propria fede. Cosa farà Rodrigues? Cederà come Ferreira?
Girato a Taiwan, Silence presenta una sceneggiatura perfetta e godibile, che regge senza intoppi per tutta la durata del film. Garfield e Driver incarnano anche fisicamente il travaglio di due sacerdoti imbevuti di fede, ma costretti a ingegnarsi per sopravvivere in un contesto totalmente ostile, ben diverso dalla tranquillità nelle missioni consolidate o nella cristiana Europa. Il cast giapponese vanta la presenza dell’anziano attore e regista teatrale Yoshi Oida (che ha collaborato con Peter Brook) e del regista e attore di culto Shinya Tsukamoto, entrambi nel ruolo di due martiri cristiani.
Maria Tatsos per Ciao Cinema
Redazione
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