Questione di parentesi quadre [scritture che cambiano]
La scrittura da Facebook, la conosciamo vero? . Imho (all’inglese) , oppure ecco. Solo ecco. Per uno status, con una foto, o come commento. Quante volte rispondiamo in questo modo? Io spesso. Pensavo di averlo inventato io il commento con ecco e basta, avevo una presunzione beckettiana, pensate. Oppure ci sono altre costanti. Oggi così.(segue immagine buffa, tragica, divertente o sconsolata) E ancora. Parentisi quadra [cose da dirsi come un sussurro] I puntini di sospensione e gli esclamativi, le faccine, gli adesivi, i “like”, le minuscole, le maiuscole eccessive, le minuscole e la punteggiatura che si elimina. I cuoricini, come dimenticarli? Roba da network, il cancelletto ovunque #, serve, eccome se serve, su Twitter anche Renzi usa spesso #hashtag. (#lavoltabuona, e altri). A ognuno il suo social, a tanti più di uno e meglio sapere come usarli e cosa scrivere da una parte e dall’altra ma alcuni cambiamenti stanno diventando evidenti e coinvolgono, possono non piacere ma serve osservarli e capirli. Si modifica il significato di parole e simboli e si esplorano nuove parole e nuovi simboli con i quali facciamo amicizia giorno dopo giorno fino a sentirli nostri. Accade. Alcuni puristi lottano perché il cambiamento non si faccia deriva, ma se fosse uno stile? [ esercizio di stile, ad essere precisi] Lo stile di Facebook, un pochino anche di Twitter e di Instagram, l’abitudine di Whatsapp sempre e comunque, siamo intrisi di un nuovo linguaggio, e della necessaria condivisione dei contenuti che ci stanno a cuore con la nostra rete di contatti. Tutto questo sta già cambiando le nostre vite e il nostro essere cittadini digitali è diventato più scritto che parlato, uno stato ( o status) scritto con la mediazione del computer ma diventato quasi fisico, che coinvolge i sensi e la pelle, produce narrazioni collettive, saggi, analisi, esperimenti di networking, narrazioni in 140 caratteri, nuovi modi di utilizzare parole, video, link precisi per portare da un punto ad un altro e comunicare saperi, conoscenza ed emozioni. Si tratta del nostro quotidiano, ci consente molte possibilità e siamo tenuti ad usarle in maniera consapevole, a ricordarci sempre che quello che si scrive resta, che le nostre parole arriveranno ad altri, verranno commentate, usate, criticate, apprezzate. L’urgenza del senso di responsabilità si è avvertita molto, in questi tragici giorni d’inizio 2015, giorni caotici, difficili, pieni di dolore. Ci hanno prostrato, emozionato, ammutolito. Quello che abbiamo provato, intanto lo abbiamo condiviso, #jesuischarlie di recente ha permesso una colossale, dolente e partecipata manifestazione di solidarietà collettiva, e anche i #jesuisPincoPallino, i vari distinguo, le pieghe anomale dei discorsi, gli approfondimenti, le varianti hanno segnato le tracce di un dibattito acceso, a volte violento, preoccupante e inusuale dal quale nessuno può prescindere. Cambiamo con la nostra democrazia digitale, con le nostre parole, evolviamo se riconosciamo l’importanza di consapevolezza e di curiosità, dell’ascolto, del messaggio che non sia necessariamente un lamento ma che fra un cuore e una parentesi, lasci brecce, spazi, tempi e ritmi per il rispetto, la bellezza, la sinfonia collettiva dei nostri talenti, il rispetto. Ecco. Oggi questo.
Francesca Mazzucato
Scrittrice, traduttrice, consulente per case editrici italiane e straniere, dirige la collana dei Cahier di viaggio per Historica edizioni, è co-fondatrice della casa editrice digitale internazionale Errant Editions, tiene corsi di scrittura creativa, educazione alla lettura e di inglese per bambini. Ha collaborato a progetti con teatri e centri culturali italiani e stranieri sulla scrittura delle donne. Tradotta in Europa, USA e UK, collabora a magazine e riviste letterarie. Sulla sua opera sono state scritte alcune tesi di laurea. Ama Beckett, Marsiglia, Baremboim, tutti i romanzi di Harold Brodkey, la pioggia di Parigi, la Kunsthaus di Zurigo.