Perché Apple pay viene boicottato negli Usa
Una ne pensano e cento ne fanno lì a Cupertino, California. Dopo l’iPhone 6, l’Apple Pay ha aperto nuove prospettive per il pagamento telematico. Your wallet without the wallet. Il tuo portafogli senza il portafogli. Suona più o meno così la campagna pubblicitaria che ha accompagnato il lancio sul mercato dell’Apple Pay. Vediamo come funziona.
La nuova versione dell’iPhone supporta la tecnologia NFC (Near Field Communication), che fornisce connettività wirelless bidirezionale a corto raggio, fino a un massimo di 10 cm. La NFC permette di avvicinare l’iPhone al dispositivo Pos del negoziante e addebitare il pagamento sulla propria carta di credito, criptata nel cellulare. La comunicazione avviene tramite un linguaggio di commutazione dei dati ad alto livello di sicurezza, chiamato “tokenization”, che permette la trasformazione di dati sensibili in equivalenti numerici non sensibili, i token appunto. Per la firma basta premere il dito sullo schermo del telefono e il Touch ID rileva le impronte digitali dell’acquirente abbinate alla carta di credito. Niente di più sicuro.
Finiti i giorni in cui davanti al negoziante impaziente si cercava il portafogli o la carta giusta per pagare. Fra dieci anni, prevede la Apple, le transizioni consisteranno in un solo, semplice e sicuro touch.
La mela più famosa del mondo tenta in questo modo di assicurarsi l’esclusiva sulla nuova frontiera del pagamento con carta di credito e di fidelizzare ancora di più i propri clienti, in un processo di brandizzazione che ha prodotto milioni di seguaci in tutto il mondo. Il melafonino, surrogato del sapere corrente, cerca ora di imporsi come unico intermediario dei pagamenti degli acquisti di tutti i giorni.
Il 23 Ottobre, a meno di 72 ore dal lancio sul mercato, Apple Pay contava un milione di utenti, per la soddisfazione della dirigenza. Ma ad essere ancora più soddisfatte sono le banche, che hanno mantenuto la possibilità di imporre le proprie commissioni sui pagamenti con carta di credito ai negozianti.
Ma le principali catene di negozi statunitensi, che inizialmente avevano supportato il pagamento Apple, hanno iniziato nel week-end successivo alla settimana del debutto, a disabilitarlo.
Le stores companies americane vorrebbero lanciare un sistema di pagamento analogo a quello Apple, chiamato CuurentC, che permetterebbe di addebitare l’importo della spesa direttamente sul conto bancario dell’acquirente, aggirando le commissioni sui pagamenti con carta, previste invece con Apple Pay.
Si apre in questo modo una nuova prospettiva di disintermediazione del sistema del pagamento, che porterebbe alla scomparsa delle carte di credito. Ma come reagiranno le banche? Abiliteranno i conti dei propri clienti a CurrentC, perdendo gli introiti delle commissioni? E i negozianti saranno in grado di fidelizzare i clienti al nuovo pagamento sprovvisto del marchio Apple?
Sembra proprio che questa volta a Cupertino ne dovranno pensare una in più.
Francesco Frisone
Francesco Frisone, nato nel 1994 a Roma. Frequenta la facoltà di Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Pavia, è allievo IUSS e alunno dell’Almo Collegio Borromeo. Ha frequentato la London School of Journalism nell’estate 2014 e ha lavorato per l’Ufficio del Sindaco Depaoli a Pavia nel 2015. Si interessa di media, politica e campagne elettorali.