Niente Don Matteo, c’è la Nazionale… i “barocchismi” della tv italiana
Don Matteo vince anche senza andare in onda e batte nientemeno che la nazionale di calcio che ieri sera a pareggiato con la Spagna in prima serata su Raiuno. Perché vince Don Matteo? Perché la Rai ha rinunciato alla fiction per mettere in onda la partita di calcio nella stessa fascia d’ascolto, che è storicamente la migliore di tutta la tv generalista. Dopodiché, l’undici di Conte si è fermato a 6.054.000 telespettatori (share al 24,08%), mentre Don Matteo va sempre oltre i 7 milioni sfiorando il trenta per cento di share. Dunque vince Don Matteo.
Certo – si potrebbe obiettare – era solo una partita “amichevole”. Se fosse stata una sfida dei prossimi campionati Europei gli ascolti sarebbero stati diversi, cioè più alti. Indubbiamente. Qui è il concetto che difetta, non i numeri. Se è vero che il calcio è una garanzia di ascolto, e la Nazionale lo è ancora di più, allo stesso modo lo è la fiction, e Don Matteo lo è ancora di più. Il punto è che i palinsesti non si dovrebbero più scrivere in questo modo. Dal momento che anche la Rai – pur lontana anni luce da un’idea “matura” e strutturata – si sta avviando verso la tematizzazione dei contenuti non si comprende per quale motivo siamo ancora ai barocchismi dei palinsesti riscritti il giorno prima per favorire questo o quel programma alla ricerca dell’audience facile.
Nell’anno in cui, seppure con più di un affanno, si sta tentando la riforma del canone tramite la famosa bolletta, non dispiacerebbe vedere una Rai più moderna non solo nel recupero crediti ma anche, e soprattutto, sul versante contenutistico. Se è vero – com’è vero – che ormai bisogna lavorare sempre di più su target differenziati perché regge la tesi secondo la quale “esiste un pubblico per ogni tipo di tv e per ogni tipo di programma” – purché non sia immondizia pura – allora che il calcio vada in onda sui canali tematici, che peraltro la Rai possiede (al momento sono ben due).
Accendere la tv in attesa di un determinato programma e scoprire che ce n’è un altro – per quanto non interessi agli inserzionisti – può essere assai fastidioso per il telespettatore. Il quale, per protesta, come prima cosa inizia a fare pensieri “evasivi” proprio sul canone, bolletta o no. A proposito del canone: a quanto pare non sarà così facile recuperare soldi con il nuovo metodo. Nella migliore delle ipotesi la Rai dovrà attendere un bel po’ prima che il nuovo sistema vada a regime. Il che potrebbe intanto generare un danno economico notevole, perché se adesso arrivava il gettito “x” entro una certa data, al momento è difficile stabilire quando e quanti soldi arriveranno. Con buona pace delle affaticate finanze della tv pubblica.
Tornando ai palinsesti, l’unico vero antidoto che serve per scongiurare la disaffezione dalla tv è fornire in modo continuo e gradualmente sempre più ricco – in termini di emozioni e suspence – i telespettatori dei contenuti cui sono più affezionati. Altro (infelice) esempio di palinsesto sbagliato: spesso e volentieri Raidue usa le serie crime, come Ncis e Cobra11, come tappa buchi, peggio ancora a volte sfumandone i finali perché inseriti alla meno peggio nella programmazione. Ora, le serie tv, specie quelle del genere citato, all’estero sono una miniera d’oro, e in Italia fanno sempre ascolti importanti (anche in replica). Un po’ di rispetto, e di cervello in più, nella gestione di questi contenuti non guasterebbe. Diversamente si va tutti verso i canali Fox e Sky Atlantic. Altro che più soldi dal canone: per la Rai ci sarà sempre meno pubblico.
Gennaro Pesante
Gennaro Pesante, nato a Manfredonia nel 1974. Giornalista professionista, vive a Roma dove lavora come responsabile dei canali satellitare e youtube, e come addetto stampa, presso la Camera dei deputati.