Netflix sfida Sky con “Suburra”, la serie tv di Michele Placido sulla Roma criminale

Sull’onda del successo di Gomorra e della Napoli del clan camorrista dei Savastano, Netflix prova a sfidare Sky e la serie televisiva basato sul bestseller di Roberto Saviano. E lo fa con un’altra serie che racconta Roma, la sua infinita grazia e la sua sconfinata debolezza. Suburra, che è il nome di un quartiere dell’antica Roma alle pendici del Quirinale e del Viminale, cuore del potere della Capitale, è il nome della nuova serie tv presentata ieri a Berlino in occasione del See What’s Next, l’evento che la più grande piattaforma di streaming online ha organizzato per promuovere la sua offerta per il 2017 di contenuti originali in Europa.

La serie, co-prodotta da Cattleya e Rai Fiction, per la regia di Michele Placido, è tratta dal romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini ed è il prequel dell’omonimo film diretto da Stefano Sollima, con parte del cast originale (tra cui Alessandro Borghi, Filippo Nigro e Claudia Gerini). I temi affrontati sono densi e carichi di pathos. Intrecci tra Chiesa, criminalità organizzata, bande criminali e imprenditori edili, che ancora dominano una Roma corrotta, con un meccanismo mosso da imperativi come il piacere e il potere, saranno questi temi centrali della serie.

«Suburra racconta tre mondi insieme, quello della bassa criminalità legata a droga e mafia internazionale, quello della politica e lo sfondo della cupola di San Pietro e dei suoi ingranaggi segreti», ha spiegato Michele Placido, che dopo Romanzo criminale per la prima volta entra nel mondo delle serie tv.

Corruzione e criminalità, insomma. Temi forti che rischiano di dare un’immagine molto negativa del nostro Paese a livello internazionale, per i quali non sono mancate critiche.

«Purtroppo è così in ogni luogo, in tutte le capitali europee, in cui coesistono potere e politica. Raccontare la politica oggi è un dovere e se osserviamo cosa accade a livello presidenziale negli Stati Uniti o in Russia, mi sembra giusto fare riflettere su ciò che avviene anche in un contesto di potere come Roma. Non c’è nella serie un riferimento specifico all’attualità, anche perché Suburra è un prequel ambientato nel 2008, ma è evidente l’intenzione di raccontare la lotta tra il bene e il male, una lotta che esiste da sempre e sembra non aver fine», ha risposto Placido.

E mentre il produttore Gina Gardini smentisce di aver «mai subito pressioni esterne», Placido aggiunge: «Il lato positivo di Netflix è che si può andare oltre. In una serie tv prodotta in Italia noi partiremmo già censurati. In Rai ho ricevuto un no su varie proposte su temi legati alla criminalità, politica. Uno, solo pochi mesi fa, ma sono contento che la Rai abbia poi messo il cappello su questo progetto. Finalmente osa, rischia». La serie sarà infatti trasmessa anche in Rai, un anno e mezzo dopo l’uscita su Netflix.

Redazione

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