L’esatto contrario di Giulio Perrone, l’editore che diventa scrittore
Oggi leggiamo le parole di Giulio Perrone, editore della casa editrice che porta il suo nome da ormai dieci anni e scrittore esordiente ma tutt’altro che inesperto.
Perrone ci racconta i due aspetti di un contesto vasto come quello editoriale e quanto sia importante il rapporto autore/editore per pubblicare un prodotto di qualità.
L’esatto contrario (Rizzoli) segna il suo esordio come scrittore, come ha vissuto questa esperienza?
Con molta emozione ma anche con la voglia di godermi tutto quello che passare dall’altra parte della barricata mi avrebbe permesso. E devo dire che si sta rivelando una bellissima opportunità.
Sono molti i commenti positivi sul suo romanzo, pensa di scrivere un nuovo libro a breve?
Devo dire che per il momento, effettivamente, il riscontro è stato positivo e questo invoglia a rimettersi a lavoro. Delle idee ci sono e spero che sarà possibile concretizzarle in un nuovo libro.
La sua casa editrice (Giulio Perrone Editore) offre un catalogo molto vario. In qualità di scrittore, invece, cimentarsi in un thriller è stata una scelta premeditata o le è venuto naturale?
Personalmente credo che il noir sia uno strumento molto interessante per raccontare la realtà che ci circonda ed è stata quindi una scelta voluta. Poi il tipo di protagonista e di storia che avevo in mente ben si adattava a questa possibilità.
Leggendo la scheda del suo libro, il personaggio che ha destato la mia curiosità è Sandro, coinquilino del protagonista con quella che sembra una patologica ossessione per Proust. Perché Proust?
Perché è al tempo stesso uno dei più grandi scrittori della storia della letteratura ma anche uno dei più complessi e ostici da affrontare. Moltissime persone fanno finta di conoscerlo bene senza averlo neanche letto. Al contrario Sandro ne è talmente affascinato da amarne ogni minima sfumatura, quasi forse fino a sentirsi Proust. E questo mi divertiva molto.
In veste di editore si trova quotidianamente a dover guidare gli scrittori verso la pubblicazione. Com’è stato trovarsi dall’altra parte? Le è capitato di intestardirsi su alcuni aspetti del suo romanzo?
Devo dire che il ruolo che occupo mi ha portato ad affidarmi totalmente alle persone che mi hanno aiutato nel lavoro di revisione: da mia moglie, Mariacarmela Leto, che è un editor, e ha svolto soprattutto all’inizio un ruolo molto importante a Stefano Izzo, editor Rizzoli particolarmente brillante, che ha avuto anche il merito di intuire e scegliere il titolo del libro.
Sentiamo frequentemente di autori emergenti e non che faticano a trovare l’editore giusto o semplicemente l’editore interessato a pubblicarli. Anche lei si è trovato a vivere le stesse delusioni prima di ricevere una risposta positiva da Rizzoli?
Devo dire di essere stato molto fortunato perché ho trovato da subito un editore che ha creduto non solo nel libro ma nell’idea e nel progetto di un libro che stavo ancora finendo di scrivere. In questo senso non posso che ringraziare Michele Rossi e tutto lo staff editoriale della Rizzoli.
La Giulio Perrone Editore è una presenza costante, ormai da dieci anni, nel panorama editoriale indipendente. Com’è cambiato il suo modo di fare editoria in questi anni? Se è cambiato.
Cambia ogni giorno, perché cambiano gli strumenti e le modalità di promozione ma anche i luoghi in cui il libro può o deve circolare. Dai social agli ebook, dalla drammatica chiusura di molte librerie al ritorno importante dei reading e degli eventi. Tutto va capito e interpretato e soprattutto noi piccoli editori dobbiamo essere bravi a mutare pelle se serve. Questo è un periodo di lotta e di resistenza in cui è fondamentale non arrendersi.
È anche professore di Organizzazione e gestione delle imprese culturali alla Sapienza, in più la casa editrice organizza corsi di formazione per aspiranti scrittori e addetti ai lavori. Quanto è importante l’insegnamento nella sua carriera, e come condiziona il suo lavoro di editore?
Si tratta di una possibilità emozionante perché ti permette da una parte di trasmettere quello che sai, dall’altra di intuire sempre qualcosa di nuovo. Davanti a te hai persone che coltivano lo stesso sogno che ti ha mosso anni prima, e questo non è solo romantico ma stimolante. Poi quando capita di scoprire persone che possono lavorare in questo settore e arricchirlo è ancora più bello.
Sul sito della casa editrice definite l’editoria un “percorso fatto non solo di carta e inchiostro”. Quali sono gli aspetti che per lei e per il suo team contano di più in questo lavoro? Cosa volete trasmettere?
Tutto ruota intorno alla passione e alla dedizione. Senza queste due componenti (oltre alla competenza naturalmente) è impossibile lavorare in questo settore. Vivere di libri vuol dire amarli e non poter fare nient’altro. Sentire l’ispirazione dei grandi editori del passato come Gobetti, Einaudi, Bompiani e provare in qualche maniera a dare un piccolo, modesto contributo a questo lavoro che, come diceva proprio Giulio Einaudi, dovrebbe essere “felice”.
Federica Colantoni
Federica Colantoni nasce a Milano nel 1989. Laureata in Sociologia all’Università Cattolica nel 2013, pochi mesi dopo inizia il percorso di formazione in ambito editoriale frequentando due corsi di editing. Da dicembre 2014 collabora con la rivista online Cultora della quale diventa caporedattrice. Parallelamente pubblica un articolo per il quotidiano online 2duerighe e due recensioni per la rivista bimestrale di cultura e costume La stanza di Virginia.