“L’amica geniale”? Un successo, ma davvero siamo ancora alla tv dei riti collettivi?!
di Gennaro Pesante, in Blog, Media, New media, Serie tv, Televisione, del 28 Nov 2018, 12:57
No, non l’ho ancora vista, ma per quello c’è Raiplay. Io poi sono più un tipo da “Coliandro”. Ma qui non parlerò della serie “evento” – quanto piace oggi usare questa espressione. – diretta da Saverio Costanzo. Con 7 milioni di telespettatori sarebbe praticamente impossibile parlarne, sia bene che male. E poi per quello ci sono i critici televisivi. Quelli bravi. E ora immaginate l’emoticon che strizza l’occhio.
Ultimamente, specie per le fiction, la Rai ha preso un’abitudine discutibile, ovvero quella di mobilitarsi in modo massiccio per la pubblicità del prodotto, con una dose quasi ossessiva di spot con cui vengono inondati i palinsesti di ogni rete. Ovviamente non c’è nulla di deprecabile, o di vietato, ma la copertura davvero imponente che viene presentata sa più del timore di un insuccesso, che non l’azione di una azienda che sta puntando forte su una produzione. Provo a mettermi poi nei panni del cittadino-campione Auditel, che è il vero destinatario di tutto questo, e penso: “Ma se preferisco la partita, o ancora peggio spengo la tv o mi sintonizzo su Sky, o mi collego a Netflix, mi mandano a casa la Guardia di Finanza?!”
Ovviamente sappiamo che i grandi numeri della pubblicità sono direttamente collegati a quelli degli ascolti, e quindi tutto rientra nella “normalità” di come viene gestito oggi il mercato televisivo. Che poi è esattamente ciò che avviene da decenni. Quanto è elevato il terrore che la tv generalista ha di quella tematica probabilmente è dato proprio da questo istinto autoconservativo. Comprensibile, ma profondamente sbagliato. La Rai, a proposito di “puntare forte”, dovrebbe avere la stessa convinzione proprio per uno strumento come Raiplay, che è l’unico ponte concreto per agganciare le nuove generazioni e lavorare sul pubblico di “domani”.
Capisco che palinsesti scritti come si faceva negli anni ottanta costringano a lavorare su fasce d’ascolto presunte, peraltro legate a logiche del passato, ma tant’è. È comunque assai positivo che anche le fiction come “L’amica geniale” siano subito disponibili on demand dopo la messa in onda. La direzione è questa ed è impossibile tornare indietro. L’era del “rito collettivo”, del ‘tutti davanti alla tv’ per vedere questo o quel programma è finita da un pezzo. Oggi è tutto diverso. Il programma preferito, la serie tv di culto o il film di ‘primaserata’ è sempre disponibile, in qualunque momento. Tutto il resto è ‘passato’.
A proposito di ‘passato’. Carlo Freccero sta tornando in Rai, come direttore di Rai2, peraltro senza quasi essere mai uscito, dato che negli ultimi tre anni è stato componente del cda dell’azienda di viale Mazzini. Freccero ai suoi tempi è stato autore e direttore intelligente e di grande innovazione. Ai ‘suoi tempi’, appunto. Tra gli oltre diecimila dipendenti Rai possibile non ci fosse nessuno – magari più giovane e con idee al passo con i nostri tempi – che potesse essere incaricato di dirigere proprio quella che dovrebbe essere la rete più ‘innovativa’ della tv pubblica?! Più che ‘cambiamento’ questa sembra una ‘restaurazione’, e sarebbe onesto se qualcuno lo ammettesse.
Gennaro Pesante
Gennaro Pesante, nato a Manfredonia nel 1974. Giornalista professionista, vive a Roma dove lavora come responsabile dei canali satellitare e youtube, e come addetto stampa, presso la Camera dei deputati.