Luci e ombre sulla nuova edizione del Mein Kampf
“Questo libro è troppo pericoloso perché venga divulgato al grande pubblico”, parole di Florian Seep, storico presso la Biblioteca di Stato della Baviera. Ma non tutti sembrano avere la stessa opinione.
Dopo 75 anni nel dimenticatoio, una nuova edizione del Mein Kampf verrà stampata in Germania.
Scritto da Adolf Hilter nel 1924 durante la detenzione nel carcere bavarese e pubblicato nel 1925, il Mein Kampf è il manifesto del pensiero e del programma politico nazista. Fino a ora la circolazione della cosiddetta “Bibbia laica” è stata proibita dallo Stato di Baviera, detentore dei copyright, che ne ha vietato la ristampa e la rivendita sul web in territorio tedesco. Ma i diritti d’autore scadranno a dicembre 2015 e per il nuovo anno l’Istituto tedesco di storia contemporanea ha deciso di pubblicare una nuova edizione annotata del libro. Dal 2012 un team di accademici sta lavorando al progetto: un volume di 2000 pagine (contro le 700 originali) corredato da un commento critico.
Una scelta e un passo storico decisivo che ha infiammato l’opinione pubblica. Categoriche le opposizioni, in particolare da parte di gruppi ebraici e sopravvissuti all’olocausto. Levi Salomon, portavoce del Jewish Forum for Democracy and Against Anti-Semitism di Berlino, ha dichiarato di essere assolutamente contrario alla pubblicazione, anche se annotata: “Si può commentare il Diavolo? Si può commentare una persona come Hitler? Questo libro va oltre ogni logica umana.”
Una decisione indubbiamente ardita e potenzialmente pericolosa, ma in fondo non così sprovveduta. Attraverso il paratesto, infatti, si forniscono ai fruitori gli strumenti necessari per prendere le distanze dal messaggio originale; solo attraverso la conoscenza e quindi la consapevolezza sarà possibile sviluppare un pensiero critico alla base delle nostre stesse azioni. Di tale opinione è Magnus Brechtken, vice direttore dell’istituto tedesco di storia contemporanea: “D’altra parte, penso che questo è anche un modo utile per educare alla storia e per prevenire che questi eventi traumatici possano ripetersi”.
Censura e oblio quindi non sono strumenti di prevenzione assoluta, anzi, ottengono spesso l’effetto contrario. Oltre che stimolare una maggiore curiosità nei confronti dell’“oggetto proibito”, possono favorire una circolazione illecita e interpretazioni arbitrarie e deviate. Casi simili sono avvenuti in India, dove il Mein Kampf fu usato come vademecum per nazionalisti indù e ad Atene dal partito di estrema destra Alba Dorata.
Redazione
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