Longanesi pubblicherà un romanzo evento dalla Romania
di Anita Bernacchia, in Blog, Letteratura, Libri, del 20 Gen 2017, 10:01
Sarà l’editore Longanesi a pubblicare Il libro degli specchi, versione italiana de The Book of Mirrors, un murder mistery firmato da E.O. Chirovici, alias Eugen Ovidiu Chirovici, autore romeno trasferitosi nel Regno Unito anni fa, per seguire il figlio studente a Cardiff e la moglie analista finanziaria. Il libro uscirà tra fine gennaio e febbraio in 37 lingue (a Londra è uscito per Century, negli USA per Emily Bestler Books, in Francia per Les Escales). In Italia è atteso il 23 febbraio. Un romanzo strabiliante, a quanto riferisce la stampa estera, noir raffinato e dalla trama ben costruita, tra gli imperdibili del 2017 e titolo contesissimo a Francoforte due anni fa.
Eugen Chirovici, classe 1964, di sangue romeno, ungherese e tedesco, ha un curriculum impressionante. I romanzi polizieschi e i racconti sono solo una parte della sua prolifica attività. Già giornalista ed editore televisivo in Romania, è autore di saggi e membro dell’Accademia Romena delle Scienze. Il Ministero della Cultura romeno ha premiato un suo romanzo, che ha ispirato un film attualmente in lavorazione.
Chirovici è il rappresentante di un genere letterario in gran parte snobbato dagli ambienti letterari romeni e di conseguenza, come a volte accade, da chi promuove letteratura romena all’estero. Eppure è un genere fecondo in quanto a autori, prima fra tutti la raffinata Rodica Ojog-Brașoveanu (definita la “Agatha Christie” romena) e George Arion, tra i capofila del genere poliziesco in Romania. Quest’ultimo è ormai consacrato in ambiente francofono grazie a Genèse Editions e al traduttore Sylvain Audet, continuando a sfornare romanzi egregi che vende ottimamente. Tra i più giovani vi sono poi Bogdan Hrib, creatore della storica serie che vede protagonista il giornalista Stelian Munteanu, ma anche editore di Crime Scene Press e promotore di validi colleghi come la giovane Oana Stoica Mujea e Stelian Țurlea, quest’ultimo tradotto con un volume in Italia.
La scarsa attenzione della critica è spesso per un autore causa di poca visibilità, oppure di una visibilità non sufficiente a garantire adeguate vendite. In Romania Chirovici, pur a fronte dei tanti libri pubblicati e di apprezzabili risultati – il primo romanzo Il massacro del 1991 vendette 60.000 copie – non riusciva a sbarcare il lunario solamente con la scrittura (accade ancora oggi alla maggior parte dei letterati romeni). Da qui la necessità di lavorare come giornalista. Ma una volta in terra britannica tenta la fortuna e, dopo essere stato rifiutato da sei agenti, arriva la svolta con l’agenzia Peters Fraser and Dunlop che si innamora letteralmente di The Books of Mirrors, sua prima opera scritta in inglese, e lo mette sulla piazza. Sembra che Longanesi abbia chiesto i diritti per l’Italia soltanto tre ore dopo aver letto il manoscritto.
Il romanzo si svolge negli ultimi anni Ottanta e vede protagonista un professore di Princeton, detentore di un segreto su un omicidio risalente ai tempi in cui era studente. Un’agenzia letteraria di New York riceve un manoscritto parziale chiamato, appunto, Il libro degli specchi… e così via dicendo, in quello che è un vero e proprio romanzo nel romanzo.
Breve riflessione. Negli ambienti letterari romeni si parla spesso del perché nessuno scrittore romeno abbia ancora mai vinto il Premio Nobel per la Letteratura. Molti non considerano quello attribuito nel 2009 a Herta Müller, autrice romena di lingua tedesca, un vero e proprio riconoscimento alla letteratura romena e vorrebbero vedere il premio assegnato a un autore romenofono. A complicare le cose c’è il fatto che gli autori romeni sono tradotti poco e frammentariamente, con vuoti storici (in)spiegabili e imbarazzanti, e questo è uno dei motivi per i quali risultano poco visibili, e poco visibile vuol dire, per forza di cose, poco “premiabile”.
La lingua è il nucleo dell’espressione artistica di un popolo e dell’individuo: lo dicono Pessoa e lo stesso Manea, è un po’ una casa che ci portiamo dietro ovunque andiamo e all’interno della quale viviamo la nostra vita.
Guardando ai Nobel per la Letteratura, possiamo certo affermare che la lingua determina in gran parte il successo di un’opera e di uno scrittore. Ci sono lingue e letterature più fortunate perché rappresentano paesi economicamente sviluppati. Chi scrive in inglese può contare su un pubblico molto vasto, grazie alla dominazione linguistica e commerciale dei paesi anglofoni. Ma anche su quella “credibilità” implicita spesso attribuita a questi autori, a scapito di coloro che scrivono in lingue considerate “minori”, oppure, usando un termine tanto diffuso quanto vago, “esotiche”. Una credibilità che spesso viene equiparata a un non giustificato valore letterario.
E qui arriviamo alla scelta della lingua. Se sei un autore romeno e scrivi in romeno, avrai scarse possibilità di essere preso in considerazione dagli editori stranieri. Dovrai affrontare un percorso difficile e impegnarti forse anche in prima persona, per cercare di destare interesse intorno a quello che scrivi. Dovrai affrontare stereotipi e difficoltà di vario genere, e il tuo destino sarà incerto.
La scelta di Eugen Chirovici per l’inglese è stata la sua fortuna, egli stesso dice di essere soverchiato dall’interesse suscitato, inimmaginabile per lui prima d’ora. Non è da condannare per aver scelto di scrivere in una lingua internazionale (non è detto che non continui a scrivere anche in romeno). Abbiamo altri esempi di autori romeni contemporanei trasferitisi all’estero che hanno fatto la medesima scelta, come Victor Stoichiță e Irina Teodorescu in Francia, o Cătălin Dorian Florescu in Svizzera. Il suo exploit, infatti, potrebbe avere un risvolto positivo per i conterranei di Romania e Moldova e la loro fortuna all’estero. Chissà che il romanzo evento di questo autore, che a quanto pare sarà presto sulla bocca di tutti, non contribuisca a sollevare una volta per tutte il velo polveroso di ignoranza ancora adagiato sulla letteratura romena per portarla all’attenzione del mondo. Infondendo speranza per quel Nobel tanto atteso.