Lettori che non possono leggere: 13 milioni di italiani vivono in comuni senza librerie
di Francesco Giubilei, in Editoria, Media, del 13 Dic 2016, 10:32
Persi nel dibattito politico prima sul referendum costituzionale poi sulla costituzione del nuovo governo, dimentichiamo le priorità e le carenze dei singoli settori strategici del nostro paese. Nonostante, numeri alla mano, la cultura non sia considerata in Italia dai governi e dalle istituzioni una priorità, dal canto nostro ci ostiniamo a giudicare il patrimonio culturale, l’editoria, l’arte, la musica e il cinema settori imprescindibili e centrali nella società. Lo strumento primario di diffusione della cultura rimane, nonostante le nuove tecnologie e un mondo sempre più distratto e superficiale, il libro. E i luoghi centrali per la fruizione dei libri restano, a prescindere dall’incremento di vendite dei siti online, biblioteche e librerie.
Le librerie, oltre ad essere un luogo di vendita e commercio, rappresentano un presidio sociale, un luogo di confronto, scambio di opinioni, consigli e perciò di libertà. Nel momento in cui chiude una libreria non è solo il tessuto urbano delle città a impoverirsi – come avviene purtroppo ogni qualvolta chiude un esercizio commerciale – ma viene meno la vivacità culturale di tutta la cittadinanza.
In un paese dove solo il42% della popolazione ha letto un libro nell’ultimo anno, le librerie dovrebbero svolgere una funzione centrale per la diffusione della lettura favorendo incontri, presentazioni, iniziative culturale e contribuendo ad arricchire la vita della comunità.
Per questo motivo i dati emersi dalla ricerca curata da Giovanni Peresson per l’Associazione Italiana Editori sono allarmanti: 13 milioni di italiani vivono in paesi o cittadine senza librerie. Il 21% della popolazione che risiede in comuni con più di 10mila abitanti (687 comuni) non ha la possibilità di acquistare libri in una libreria.
Se al Sud Italia la percentuale di paesi senza librerie aumenta drasticamente, anche al Nord-est (dove il 20,5% dei comuni non ha librerie, uno su cinque) la situazione è sconfortante.
Nel momento in cui si dimentica l’importanza della lettura nella formazione di un individuo fin dalla giovane età e si pensa di poter prescindere dal contributo che i libri danno alla vita di ognuno di noi, le librerie diventano luoghi superflui di cui si può fare a meno. La mancanza di un’educazione alla lettura si ripercuote perciò non solo in un calo della vendita di libri ma anche in tutta la filiera editoriale con ricadute nefaste anche da un punto di vista economico e sociale.
Per questo, oggi più che mai, chiediamo a gran voce concrete politiche di incentivo alla lettura per salvaguardare la diffusione della nostra cultura e di conseguenza per evitare che anche le nostre città si impoveriscano.