La serata #ioleggoperché in diretta da Piazza Gae Aulenti
In attesa di vedere l’evento di #ioleggoperché in onda su Rai 3, mi sono messa a riflettere su questo giorno e a verificare che i miei dubbi a riguardo fossero ancora lì. In realtà devo ricredermi su alcune perplessità manifestate da noi in febbraio su #ioleggoperché (non sapendo bene come si sarebbe svolto il tutto).
Abbiamo lamentato, a suo tempo, la penuria di addetti ai lavori partecipanti all’iniziativa contro un numero elevato di personaggi famosi, cosa che puzzava un po’ di operazione di marketing. Mi sento di dire che la situazione è un po’ cambiata nel corso delle settimane successive: la possibilità di ognuno (ente o privato) di creare il proprio evento ha permesso a biblioteche, librerie, book club, case editrici, associazioni culturali, ecc. di partecipare attivamente. Senza togliere spazio ai testimonial che rimangono numerosissimi. In secondo luogo vi era il problema della scelta del romanzo come unico genere disponibile: rimane tutt’ora una limitazione, ma pensandoci meglio un non-lettore (obiettivo ultimo di #ioleggoperché) non si sarebbe sentito un po’ intimidito da un saggio di Heidegger? Io leggo e ne sono intimidita. Però confidiamo nel fatto che per le prossime edizioni i non-lettori saranno più a loro agio e che gli orizzonti potranno essere ampliati. Rimango fermissima invece sull’inefficacia del progetto nel lungo termine: i libri donati saranno letti o usati come fermaporta? Non si sa…
Insomma, la serata ha inizio, conduce i giochi Pierfrancesco Favino (in diretta dall’Hangar Bicocca e in collegamento con Piazza Gae Aulenti) affiancato, di quando in quando, da ospiti provenienti da vari settori dello spettacolo, ognuno dei quali è stato chiamato a testimoniare il proprio amore per la lettura cercando di trasmetterlo, con lo stile che li contraddistingue, al pubblico. Il pubblico. È stato per me un’incognita dall’inizio alla fine. Certo vedere lo spettacolo da casa non rende giustizia e si perde un po’ quella magia, che di solito avvolge un teatro, prodotta da tanti estranei che condividono un momento, ma il pubblico è stato un guscio vuoto. La presenza c’era: apllausi e risa di tanto in tanto, ma dov’era la partecipazione a un evento che è stato creato apposta per lui? Gli stessi messaggeri erano quasi del tutto assenti, solo un paio di testimonianze che hanno confermato quello che già sapevamo: le persone, per strada, non si fanno avvicinare.
La serata inizia con gli arcinoti diritti del lettore di Daniel Pennac, Favino li racconta tutti con una maestria che solo un attore − e non un presentatore − può avere. Tuttavia a un certo punto, prendendo nota, ho scritto “non fatevi dire da nessuno cosa leggere”, lo dice Favino al pubblico: abbastanza ironico visto e considerato che l’iniziativa #ioleggoperché è nata per distribuire gratis 24 libri accuratamente scelti da qualcun altro che non siete voi. Ma questi sono solo dettagli polemici. Mi rendo conto che sarebbe stato impossibile far rinunciare al diritto d’autore tutti gli autori del mondo con lo scopo di lasciarvi libera scelta, perché, ricordiamolo, ieri non è stata solo la Giornata mondiale del libro, ma anche del diritto d’autore!
I personaggi ospiti − attori, scrittori, cantanti, comici − si fanno avanti uno a uno sul palco per leggere passi tratti dal proprio libro preferito o semplicemente per raccontare l’importanza della lettura. Luis Sepúlveda rende poetica la filiera del libro, quella cosa, un po’ noiosa per alcuni, che vi spiega come il libro dallo scrittore arriva al lettore. Beppe Severgnini sproloquia sul perché non si legge, e si sofferma sull’uccisione della recensione letteraria. In effetti non ha tutti i torti: i critici, i Recensori, sono morti schiacciati dall’orda di recensori che il web ha creato. Alessandro Bergonzoni filosofeggia magistralmente con giochi di parole, eccetera eccetera.
Nel complesso un programma piacevole, spezzato da musiche e sketch, ma del tutto autoreferenziale. Lo spettacolo vero, quello partecipato, forse si è esaurito nelle piazze italiane dove le telecamere non sono arrivate e dove i protagonisti non erano i Favino o le Cucciari, ma erano i lettori.
Federica Colantoni
Federica Colantoni nasce a Milano nel 1989. Laureata in Sociologia all’Università Cattolica nel 2013, pochi mesi dopo inizia il percorso di formazione in ambito editoriale frequentando due corsi di editing. Da dicembre 2014 collabora con la rivista online Cultora della quale diventa caporedattrice. Parallelamente pubblica un articolo per il quotidiano online 2duerighe e due recensioni per la rivista bimestrale di cultura e costume La stanza di Virginia.