La cultura si paga: sacrosanto eliminare le domeniche gratis nei musei
di Francesco Giubilei, in Arte, del 31 Lug 2018, 15:15
Il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli, durante la sua visita alla Biblioteca Nazionale di Napoli, ha annunciato che dopo l’estate verranno eliminate le domeniche gratis nei musei.
L’iniziativa, introdotta nel 2014, stabilisce che ogni prima domenica del mese non si paghi il biglietto per visitare monumenti, musei, gallerie, scavi archeologici, parchi e giardini monumentali dello Stato. Un progetto che coinvolge oltre 480 strutture tra cui il Colosseo, gli Uffizi, le terme di Caracalla, la Pinacoteca di Brera.
Il ministro ha spiegato che lascerà “maggiore libertà ai direttori, se vogliono mettere una domenica gratuita non c’è niente di male, ma quando obbligo a farla non va bene”. Una decisione sacrosanta per una serie di motivi.
Innanzitutto il piacere della visita; a ognuno di noi sarà capitato di visitare un museo durante una delle domeniche gratuite, quello che dovrebbe essere un piacere, osservare opere d’arte, dipinti, statue, reperti archeologici, si trasforma in un’agonia. Orde di persone che scambiano i musei per un centro commerciale e si accalcano di fronte alle opere d’arte commentando con un tono di voce alto e con giudizi fuori luogo impedendo una visita piacevole e consona al luogo. Una tesi sostenuta anche dal Premio Nobel Mario Vargas Llosa in uno dei più importanti saggi contemporanei, La civiltà dello spettacolo, in cui si scaglia contro il turismo di massa e le grandi mostre popolari.
C’è poi una valutazione di carattere economico, ogni prodotto o servizio nella nostra società ha un prezzo e si paga, siamo disposti a spendere dieci euro per una birra e un pacco di sigarette ma non per entrare in un museo.
Si obietterà: ma all’estero negli Usa e in Inghilterra gran parte dei grandi musei sono gratuiti. Vero, ma il sistema è diverso, sono realtà sostenute da fondazioni, aziende e imprenditori privati con laute elargizioni, il contrario di quanto avviene in Italia dove è lo Stato (perciò i cittadini) a finanziare le strutture museali.
Infine la scelta di abolire le domeniche gratuite ai musei è giusta per una questione prettamente culturale e di mentalità. La cultura si deve pagare.
Le persone che si lamentano di dover pagare l’ingresso in un museo, del prezzo dei libri, che si riempiono la bocca con lo slogan “cultura gratis per tutti”, sono le stesse che poi non trovano lavoro nella filiera culturale (nelle case editrici in primis) e accusano gli imprenditori di non assumere senza comprendere che se aumentano i consumi culturali crescono anche i posti di lavoro.