I profanatori della scrittura solitaria
“Scrivere è un po’ come fare i minatori di se stessi: si attinge a quello che si ha dentro, se si è sinceri non si bada al rischio di farsi crollare tutto addosso.” (Andrea De Carlo, Due di due, 1989 introduzione)
“Scrivere non è una cosa di cui ci si debba necessariamente vergognare… ma fallo in privato, e dopo lavati le mani.” (Robert Anson Heinlein, Lazarus Long l’Immortale, 1973)
Insomma, a conti fatti, scrivere è una roba che si deve, necessariamente, fare da soli. Se ne deduce che coloro che scrivono in coppia (una rarità, ma non così rara, come dimostreremo) sono un’eccezione che suona quasi blasfema. Quindi proviamo a conoscerli questi profanatori del tormento scrittorio in solitaria.
“Scrivere insieme ci permette di poter vivere tutte le vite che vogliamo, come vogliamo, quando vogliamo. Posso confermare che in tutti gli scrittori è latente una percentuale di delirio di onnipotenza”, ha confessato Loredana Falcone, del duo Costantini&Falcone proprio su questo blog.
“Per noi è sempre stato un divertimento sin da quando abbiamo cominciato a scrivere insieme. E’ un modo per leggere e farsi leggere da una persona di cui ti fidi: va detto infatti che prima di essere coautori siamo due amici”, dichiara Riccardo Parigi, del duo Parigi&Sozzi. Maurizio Sozzi aggiunge che: “E poi è un modo per superare il blocco della pagina bianca: è più difficile che prenda a entrambi contemporaneamente.”
Insomma, prendiamone atto, tutti costoro si divertono.
Altro che… “tormento interiore. Esercizio solitario. Se fosse così, farei un altro mestiere. È una questione di carattere” chiarisce Gabriella Giacometti, del duo Flumeri&Giacometti. “Mi piace scrivere, talvolta è faticoso, ma lo associo a qualcosa di eccitante, divertente. Ogni progetto è una nuova sfida e, dal momento che credo del detto l’unione fa la forza, perché non farlo in due? Le storie sono un modo per raccontarci agli altri, per condividere il nostro mondo interiore. Noi iniziamo a farlo confrontandoci, scoprendo le carte una con l’altra. Non a caso la parte che amo di più del nostro lavoro è proprio quella dell’ ideazione, quella dove mettiamo in gioco i nostri punti di vista, dove creiamo un mondo. La realtà è che, se non avessi incontrato Elisabetta, probabilmente oggi farei altro.”
“Nessuno dei due scrive una riga quando ha dei problemi, pratici o esistenziali che siano”, dichiarano in coro Lilli e Maurizio, del duo Lanteri&Luini. “Come fai a raccontare storie e persone se sei concentrato su te stesso? Ecco, forse puoi scrivere di te e del tuo ombelico triste, nei giorni tormentosi. Ma a noi non ispira proprio.”
Già sento le proteste: costoro sono eccezioni, casi anomali. Forse, ma a noi interessa capire come accade che due teste decidano di allearsi in nome della creatività nel contesto in cui viene universalmente considerato difficile pensare all’unisono.
Galeotto fu il banco di scuola per Costantini&Falcone. “Ricordo perfettamente il primo giorno che il duo ha intrecciato le penne (a sfera naturalmente), ricordo la pretenziosità del nostro primo plot narrativo, la storia che ci scorreva sotto le dita, l’entusiasmo, l’emozione, il primo assaggio di successo quando il quaderno cominciò a girare tra i banchi della nostra classe e i nostro compagni, protagonisti di un viaggio intergalattico, ci chiedevano di scrivere, scrivere, scrivere…”
Per Parigi&Sozzi fu la sala docenti, ma sempre di scuola si parla. “Insegnavamo nello stesso Istituto e, abitando nello stesso luogo, facevamo spesso il tragitto da casa a scuola in macchina insieme. Una volta uno dei due trovò su una rivista di letteratura il bando per un concorso per racconti gialli sul tema giallo e cucina”, ricorda Maurizio. Continua Roberto: “Parlandone, ci venne la voglia di partecipare provando a scrivere qualcosa insieme. Il concorso andò bene e ci fecero da padrini Loriano Macchiavelli e Francesco Guccini che ci incoraggiarono a continuare.”
Affinità elettive per Flumeri&Giacometti. Racconta Elisabetta: “Io volevo scrivere di storia (all’epoca facevo parte di un gruppo universitario -“Incontri con gli storici”- che riuscì anche a farsi pubblicare un saggio da Laterza) e Gabriella voleva fare l’attrice di teatro (lavorava con grande impegno e buoni risultati nei teatri off ). A tutte e due piaceva inventare storie e tutte e due eravamo consapevoli che né la storia né il teatro ci avrebbero garantito la sopravvivenza. Quindi…” Prosegue Gabriella: “Elisabetta mi propose di scrivere un romanzo rosa. Erano gli anni del boom del genere, aprivano una collana dopo l’altra e noi, dopo aver fatto un’analisi strutturale del prodotto, ci mettemmo all’opera. Un anno di gestazione, poi la grande occasione. Anna Giusti della Cino del Duca (oggi direttore di “Intimità”) telefonò ad Elisabetta – un’emozione da infarto – chiedendole quando eravamo disponibili ad andare a Milano per firmare il contratto: voleva “Un sogno di cristallo” per la collana Intimità. Da allora non ci siamo più fermate.”
Vi state accorgendo, vero, che parlano quasi tutti in tandem?
Incontro fatale sul web per Lanteri&Luini. Racconta Maurizio: “Ci siamo conosciuti su un sito per aspiranti scrittori, 12 anni fa. Ho letto un manoscritto di Lilli proprio nel momento in cui avevo in testa l’idea per un romanzo da scrivere in due, un uomo e una donna. Il suo stile mi piaceva, aveva ottime possibilità di integrarsi bene con il mio e così le scrissi. Lei ci pensò su, scrivere in due le sembrava una cosa impossibile ma alla fine si convinse.”
Sì, va bene. Ma come fanno ad andare d’accordo? Chi li vede dall’esterno non può fare a meno di pensare che, un po’ come si narra dei carabinieri, uno legga e l’altro scriva. Insomma, che ci sia un capo e un gregario.
“Laura è il capo… ufficio stampa”, rivela Loredana, del duo Costantini&Falcone. “Io sono pigra per natura e la socia è molto più capace ed esperta di me nelle P.R. Praticamente ne approfitto spudoratamente.”
Rispondono in coro Lanteri&Luini: “Viene spontaneo rispondere di no, ma forse lo siamo entrambi, a turno, secondo i momenti della storia. Comunque non ce ne accorgiamo, siamo troppo impegnati a scrivere.”
“Se ci fosse un leader”, afferma Roberto di Parigi&Sozzi, “avremmo smesso da tempo di scrivere insieme perché entrambi non sopportiamo coloro che ti impongono le loro volontà.”
“Ognuna di noi ha i suoi punti di forza e su quello l’altra accetta la sua leadership”, confessa Elisabetta di Flumeri&Giacometti. “Siamo complementari… può sembrare una risposta diplomatica, ma non lo è.” E magari pretendono pure di farci credere che non litigano. “Difficile. Ma, diciamola tutta, ho un buon carattere”, concede Gabriella. “Scherzi a parte, il segreto, come diceva Elisabetta, sta proprio nel dirsi le cose direttamente, senza filtri. Dopo tanti anni, abbiamo la consapevolezza che alla base del nostro rapporto ci sono una grande stima e un grande affetto e, se una delle due va a scontro, non lo fa per ferire, ma per un motivo valido.”
“Sembrerà strano” ammette Maurizio di Parigi&Sozzi, “ma non litighiamo. Secondo noi non vale la pena sprecare il tempo in litigi. Quando si scrive in due bisogna per forza essere accomodanti.”
“Non sempre siamo d’accordo” rivelano Lanteri&Luini, “ma per un tacito accordo evitiamo lo scontro rimandando la discussione a quando avremo più distanza dal problema, in genere alla prima revisione del testo. Poi, regolarmente, quando ci arriva ci si accorge che l’altro aveva ragione e così tutto finisce in niente.”
E adesso LA domanda che da sempre mette in crisi coloro che hanno l’ardire di mettere quattro mani su una tastiera: come si fa a scrivere in due?
Lanteri&Luini: “Si può farcela solo se si è convinti che lo scopo è scrivere una bella storia divertendosi un sacco. Perché questo bisogna dirlo: creare un mondo immaginario con un’altra persona, inventarsi insieme personaggi, avvenimenti, è davvero un bellissimo gioco. Ma se uno vede la scrittura come affermazione del sé, meglio che scriva da solo.”
Flumeri&Giacometti: “Il lavoro preliminare è fondamentale. Su queste premesse costruiamo una scaletta dettagliata, divisa per scene, che poi ci dividiamo, giorno per giorno. Una volta scritte, ce le passiamo, ognuna rivede quelle dell’altra e poi procediamo così fino alla fine.”
Parigi&Sozzi: “Bisogna conoscersi bene e non voler primeggiare. In più la struttura del giallo ci aiuta perché, non trattandosi ad esempio di scrittura, per così dire, intimista, che porta a scavare dentro di sé per portare alla luce ciò che si ha nascosto nell’animo, è più facile da affrontare. E’ quasi una partita a scacchi in cui i personaggi vengono mossi sulla scacchiera non per sfidarsi ma per arrivare alla vittoria finale che consiste in un testo che piaccia a entrambi.”
Per indagare con loro
Costantini&Falcone: “Sodalizio quasi quarantennale. Telepatia acquisita. Non dividiamo scene, capitoli o personaggi. Narra la leggenda che una inizi dalla prima pagina, l’altra dall’ultima e che si incontrino al centro.”