I luoghi della Cult-ura
L’Italia paese di CULTURA trasformato in paese di CULTura? Dove la MODa segue il CULT MODificandolo in un fenomeno tristemente MODaiolo? O paese di COLTura culturale, in cui la CULTURA si sbandiera sempre e non si professa, realmente, quasi mai? Oppure adesso, provvidenzialmente, paese di CULT-ORA, per tentare di sdoganare le cataste di luoghi comuni e di melassa preconfezionata che ci sovrastano da decenni? O ancora, infine, luogo di CULTURE, che non sta a indicare il plurale del sostantivo italico ma una tendenza linguistica sempre più anglofona che, pur nella sua positività e ineluttabilità, non dovrebbe imputridire il glorioso idioma nazionale con termini utilizzati a caso e in maniera del tutto inutile, trovando nel dizionario tricolore il loro esatto sinonimo nostrano?
Insomma, la questione è annosa: cosa rappresenta oggi la CULTURA in Italia? Quale astratta entità incarna? A chi, soprattutto, interessa ancora davvero?
In ogni luogo ed era la cultura è stata prodotta da pochi, per poi divenire usufrutto di nicchie nel passato e di tanti, fortunatamente, in epoche successive e a noi più vicine. E ora che la cultura, o la pseudo-cultura, è invece prodotta da tanti, apparentemente da tutti, da stuoli di cantori, scrittori, artisti autoconclamati delle più disparate fogge, possiamo ancora parlare di cultura? Può esistere un processo di sviluppo culturale in una nazione in cui ognuno dimostra di avere molto da dire e poco da ascoltare?
Nel nostro caso, poi, parlando di cultura, discutiamo di diffusione libraria. Qualcuno la chiama letteratura, io preferisco continuare a definirla narrativa, per lasciare alla parola letteratura un valore elitario e un equo peso specifico. Ma quali sono i luoghi preposti alla diffusione del libro, ora che anche le librerie indipendenti chiudono bottega, una dopo l’altra, recise come spighe dal falcetto del disinteresse comune e della grande imprenditoria distributiva? Ha davvero senso continuare a proporre un prodotto che quasi nessuno vuole più, il libro, ovviamente massificando il discorso, in ambiti che nascono (e oggi muoiono) come precipui del libro stesso? È forse giunto il tempo di non legare più alla cultura e alla diffusione editoriale un luogo o un ambiente specifico. È forse giunto il tempo di iniziare a proporre la lettura, oggi carne data in pasto a convinti vegetariani, in contesti diversi, nuovi, alternativi e interattivi, ove un libro possa fondersi con la buona cucina o con la musica, con il teatro, il cabaret o, persino, con un momento di shopping o di relax collettivo. È forse arrivato il momento che il libro si alzi, cammini da solo e decolli verso quei lidi che finora non sono stati considerati consoni, coerenti o adeguati, dato per certo il fatto che ormai sono pochi, pochissimi coloro che il libro vanno, di loro iniziativa, a cercarlo. In sostanza è il discorso, usato e abusato, di Maometto e delle sue passeggiate in montagna. Se vogliamo però preservare il settore editoriale italiano, salvarlo da uno svilimento progressivo che non può ambire ad altri traguardi che alla fine, peraltro ingloriosa, è ormai necessario cominciare a far qualcosa di concreto. Il primo passo potrebbe essere svincolare la cultura dai luoghi tradizionalmente intesi, per portarla sotto braccio un po’ ovunque. Il secondo passo, inoltre, potrebbe essere costituito da un sistema editoriale sano che produca, tra i vari benefici, una selezione di merito che riporti in alto i veri scrittori e ridimensioni gli hobbisti; ma affronteremo questo tema, magari, in una prossima puntata del nostro CULT show, sempre su questi schermi. Per il momento, però, impariamo a esercitare la CULTURA, quella vera e non modaiola, a godere di essa senza esigenze di sfoggio, a leggere per il semplice gusto di farlo, a nutrirci di una curiosità che debba soddisfare esclusivamente noi stessi. Ad ascoltare, ad apprendere. C’è troppa gente che parla e che recita costantemente l’odioso mantra dell’IO, con la bocca e con la penna: e in tal modo tutto diventa soltanto ciarla e confusione, fastidioso rumore.
Alessandro Vizzino
Alessandro Vizzino (Latina – 1971) è scrittore ed editore. Ha pubblicato i romanzi: SIN (MJM Editore, 2011), La culla di Giuda (Edizioni DrawUp, 2012), Trinacrime – Storia di un pentito di mafia (Imprimatur Editore, 2014). Ha vinto numerosi premi letterari, sia come narratore sia in veste di poeta. Alcuni suoi racconti sono stati inseriti in diverse raccolte antologiche.