In Italia l’industria creativa e culturale cresce più del Pil: nel 2015 +2,4% dei ricavi

La cultura e la creatività nel nostro Paese possono ancora fare la differenza? A giudicare dagli ultimi dati raccolti dallo studio “Italia Creativa”, realizzato da E&Y (Ernst&Young) con il supporto delle principali Associazioni di categoria guidate da Mibact e Siae, la risposta sembra essere positiva.

Lo studio, presentato martedì scorso a Milano in presenza del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, evidenzia infatti un notevole incremento del valore economico complessivo. L’industria della cultura e della creatività nel 2015 ha prodotto 47,9 miliardi di euro, pari al 2,96% del Pil nazionale, con un tasso di crescita rispetto all’anno precedente del 2,4% dei ricavi (+951 milioni).

Inoltre, il settore si colloca al terzo posto in Italia da un punto di vista occupazionale dopo quello edile e quello della ristorazione e alberghiero: 880mila occupati diretti (+1,7% sul 2014) che salgono a oltre 1 milione se si considerano gli indiretti. Una crescita addirittura superiore rispetto alla variazione complessiva degli occupati in Italia, che nel 2015 ha segnato un +0,8%.

Ma quali sono i settori culturali e creativi in crescita?

Secondo l’analisi, tutti i settori risultano in crescita, a eccezione dell’editoria, in particolare quotidiani e periodici, che registrano un calo di poco superiore all’8%.

Il settore che è cresciuto maggiormente in termini di valori economici diretti è quello della musica, in aumento del 10% rispetto al 2014, mentre dal punto di vista occupazionale, il settore che ha registrato la crescita maggiore è quello dei videogiochi, con un +7,8% rispetto all’anno precedente.

Le stime effettuate da E&Y nell’ambito della ricerca evidenziano che il valore economico odierno «è pari solo a due terzi del valore che potrebbe generare se riuscisse a sfruttare le opportunità di crescita e a contrastare le minacce che incombono su di essa. Quindi, il valore potenziale raggiunge i 72 miliardi di euro, con un valore ancora inespresso pari a circa 24 miliardi di euro».

Insomma, il settore potrebbe generare anche risultati maggiori, se solo riuscisse a sfruttare le opportunità di crescita e a contrastare le minacce come la pirateria e il cosiddetto “value gap”, cioè il divario tra quanto viene generato dai contenuti creativi in rete e quanto viene restituito a chi ha creato quei contenuti, che nel 2015 pesa per un mancato ricavo per 8,3 miliardi (17,3% del valore economico del settore).

Redazione

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