In futuro saremo tutti freelance?
Recita il vocabolario Treccani online: “free lance locuz. ingl. [propr. «lancia libera» e quindi «soldato di ventura»] – Detto di professionista, e in partic. di scrittore, giornalista, fotografo, indossatrice, ecc., non legati da contratti esclusivi con società, centri organizzati, case editrici o ditte, ma che svolgono liberamente e in modo indipendente la loro attività professionale”. È questa l’unica forma contrattuale che si profila all’orizzonte per le nuove generazioni di lavoratori?
I nati fino alla metà degli anni ’60 appartengono a un mondo del lavoro in cui il vero e proprio freelance non esisteva, alcuni di loro sono liberi professionisti, ma questa categoria era ancora differente dal freelance odierno anche perché c’era meno competizione. Mentre i loro figli, che provengono da famiglie di impiegati a tempo indeterminato e hanno visto i propri genitori affannarsi per trovare del tempo libero e li hanno sentiti lamentarsi del capoufficio, sono insofferenti alla gerarchia e si muovono molto più volentieri in una situazione lavorativa che prevede una maggiore libertà di azione, orari flessibili e la possibilità di lavorare da un portatile seduti in una caffetteria. Per quanto riguarda i cosiddetti nativi digitali, forse soltanto loro – abituati alla ricerca di impiego online, alle proposte lavorative ricevute tramite social network – possono percepire come naturale la collaborazione freelance.
Da un certo punto di vista il lavoro freelance ci permette di gestire il tempo in linea con le nostre necessità, ma non è sempre vero e anche quando lo è non è facile come sembra. Innanzitutto molti freelance si trovano a lavorare con questo tipo di inquadramento, ma poi in realtà sono legati a un solo committente che li sfrutta, facendoli lavorare senza limiti d’orario e retribuendoli con cifre non adeguate, e questi si trovano a dover accettare simili condizioni temendo di non trovare nell’immediato un altro impiego. Poi ci sono quelli che realmente svolgono in modo indipendente la propria attività ma che sono costretti ad affrontare quasi quotidianamente la ricerca di un lavoro e se si è agli inizi la cosa non è affatto semplice. Quanto ci si può sentire free, in questo tipo di situazione? Quanti di loro, nella solitudine della notte, sognano un capoufficio alle 9.05 del mattino che li rimprovera per il ritardo, la pausa pranzo e del tempo veramente libero dopo l’orario d’ufficio?
Il freelance permette al datore di lavoro di scegliere sempre la persona ad hoc per un determinato progetto, di avere collaboratori specializzati in campi completamente differenti senza dover assumere una persona per ogni diversa mansione. Il freelance è una comodità che permette di avere qualità, velocità di esecuzione e risparmio, tutto ciò che un committente sogna. Chi potrebbe mai rinunciare a questi vantaggi?
In futuro saremo tutti freelance? La risposta sembra ovvia, ma bisogna vedere se questi soldati di ventura riusciranno a ottenere quanto previsto dall’Art. 36 della Costituzione italiana: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.” In questo caso si può fare.
Redazione
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