Intervista a Laura Costantini sul suo nuovo romanzo “Il ragazzo ombra”
Tra le numerose pubblicazioni di questa prima metà del 2017 c’è anche Il ragazzo ombra di Laura Costantini. Ambientato in epoca vittoriana, il romanzo è incentrato sull’amicizia tra il giovane Robert e il Kiran, un ragazzo nato fuori dal matrimonio che sarà costretto ad affrontare un’infanzia di abusi e violenze. Il loro rapporto sarà fondamentale a entrambi per superare le difficoltà. Il romanzo ombra, primo testo di una tetralogia dal titolo Diario Vittoriano, appassionerà i suoi lettori con il suo ritmo veloce, suspence ben costruita e con i suoi personaggi dai buoni sentimenti.
Laura Costantini, giornalista romana, ha iniziato a scrivere sue storie da quando aveva otto anni. Al liceo ha conosciuto Loredana Falcone con cui ha pubblicato numerosi romanzi a quattro mani. Noi l’abbiamo intervistata per scoprire meglio come è nato Il ragazzo ombra.
1) Come è nato il romanzo? Ci sono delle parti che ha amato particolarmente scrivere? E alcune su cui si è trovata più in difficoltà?
Il romanzo è nato quasi quarant’anni fa nella fantasia di un ragazzina appassionata di Salgari, di India, di Inghilterra vittoriana. Avevo il mito dell’avventura. E dell’amicizia virile. Due ragazzini che si incontrano, uno scozzese e un mezzosangue dalle origini misteriose. Crescono insieme. Si adorano, fanno dell’altro il perno della propria vita. Sono più che amici, più che fratelli. Ed è stato qui che la ragazzina di allora si è bloccata. Perché era troppo giovane e perché quei due personaggi avevano da raccontarle una storia che non era pronta a mettere nero su bianco. Ma loro hanno saputo aspettare il momento giusto per pretendere di nuovo attenzione. Ho amato ricreare ambienti ed atmosfere. Ho sofferto nel calarmi nelle fragilità di Robert e nelle ombre crudeli di Kiran. In questo primo volume ho cercato di tracciare le linee fondamentali dei loro caratteri e del loro rapporto.
2) Ne Il ragazzo ombra c’è un forte contrasto tra le due ambientazioni del racconto: l’India e l’Inghilterra. La prima è presentata come calda, caotica, disordinata, mentre l’altra è tutto l’opposto. Eppure, approfondendo la lettura, la civiltà inglese appare molto ipocrita e molto cruenta, dietro le convenzioni morali e la pretesa di civiltà. Voleva andare contro le idee rigide che non ammettono la presenza di sfumature e di contraddizioni?
Tutta la vicenda del Diario vittoriano è una denuncia delle ipocrisie, delle convenzioni, del pregiudizio che furono i tratti distintivi di un’epoca che seppe creare l’illusione di un’età dell’oro, del progresso, dell’Impero, ma pose le basi per lo sfruttamento dei minori e seppe chiudere gli occhi su abusi e violenze, su malattie, ambienti insalubri e inquinamento.
3) Ci parli del rapporto tra Robert e Kiran, questi due ragazzi che si salvano a vicenda da un passato molto doloroso. Il legame che li unisce è molto forte e molto puro.
Puro, sì. Di una purezza che si basa su un sentimento invincibile. Qualcuno, dopo aver letto il primo episodio, ha detto che il loro è un incontro di anime affini. La loro storia sarà difficile, drammatica, anche. Ma niente e nessuno riuscirà a farli sentire sporchi, sbagliati.
4) Entrambi i ragazzi hanno un rapporto problematico con i genitori. Kiran pensa che i suoi lo abbiano venduto, mentre Robert è convinto che il padre sia in collera con lui per la morte della madre. Entrambi si sentono rifiutati ed entrambi sono bisognosi di amore. Dal suo romanzo si evincono tutte le sfumature delle difficoltà del rapporto tra genitori e figli. Ce ne vuole parlare?
Era un’epoca in cui non c’era alcuna indulgenza nei confronti dei bambini. Un’epoca feroce che non esitava a costringere ragazzini di sette-otto anni a lavorare in fabbrica per dieci ore di fila. Un’epoca che fingeva di non vedere bordelli dedicati ai cultori della pedofilia. Un’epoca che pretendeva dai bambini più fortunati obbedienza e perfetta aderenza alle aspettative dei genitori. Robert soffre molto dell’incapacità del padre di dimostrargli amore. Kiran è stato privato di qualsiasi tenerezza. Lo hanno voluto solo al mondo, nella speranza di piegarlo e renderlo docile. Forse avrebbero vinto se non avesse incontrato lo sguardo di Robert e imparato a perdonarsi attraverso di lui.
5) Il ragazzo nell’ombra è ambientato nel 1881. Perché questa scelta? Sarebbe molto diverso se lo sfondo fosse stata l’età contemporanea?
Volevo un mondo diverso, dai ritmi più lenti, con una visione della realtà che non ha nulla a che spartire con la nostra. Volevo mostrare un mondo che odiava un diverso colore della pelle, un diverso modo di pensare, un diverso modo di amare. Se la storia di Robert e Kiran sarebbe stata diversa, ambientandola oggi? Non molto, purtroppo. La discriminazione la tocchiamo con mano, giorno per giorno, ed è tanto più ottusa e tanto più imperdonabile perché inserita in un mondo che dovrebbe essere andato avanti. In tutti i campi.
6) Lei ha scritto molti romanzi a quattro mani insieme a Loredana Falcone, sua amica dall’età di quattordici anni. Che differenze ci sono nello scrivere da soli o in coppia? Si è consultata con Falcone durante la stesura del romanzo?
Tutto il Diario vittoriano è frutto di un improvviso cambiamento nella mia vita. Mi sono ritrovata a trascorrere molti giorni in solitudine a causa del trasferimento a Campobasso, per motivi professionali. E questa vecchia storia ha cominciato a riaffiorare. Robert e Kiran volevano essere raccontati. Scrivere da soli è molto diverso dalla scrittura in coppia. È un esercizio silenzioso, ammantato di una certa malinconia. Loredana ha preferito che prendessi qualsiasi decisione riguardo alla storia senza alcun suo intervento. Quando avevo cominciato a scrivere questa storia, lei non era ancora la mia socia di scrittura. C’era moltissimo di me in questi personaggi e Loredana ha voluto che li partorissi da sola, stavolta.
7) Sul suo sito c’è scritto che lei e Loredana avete scelto di scrivere spaziando tra i generi, ma mantenendo due caratteristiche fondamentali: documentazione accurata e personaggi femminili. Invece, ne Il ragazzo ombra ha scelto due protagonisti maschili. Ci sono motivazioni particolari per questa scelta? C’è differenza tra lo scrivere di un protagonista maschile e di una femminile?
Sono una donna e ho un certo spirito d’osservazione. So calarmi nei panni di una protagonista, anche se molto diversa da me. E poi ho Loredana ad aiutarmi. Per Robert e Kiran, invece, ho dovuto ritrovare le sensazioni dell’adolescenza, la capacità di provare sentimenti totalizzanti, di vedere tutto o bianco o nero. È stato bello cercare di entrare nella mente e nel cuore di due ragazzini destinati a diventare uomini in lotta con il loro tempo. Appassionante.
8) Idee per un nuovo romanzo?
I miei progetti, a parte seguire la pubblicazione di tutti e quattro gli episodi del Diario vittoriano, non riguardano altri romanzi a sole due mani. Con Loredana abbiamo due tracce già definite per continuare a seguire alcuni nostri personaggi di precedenti romanzi, un romanzo che si avvia alle battute finali, la revisione di un altro cui teniamo moltissimo. E un inedito molto particolare per il quale aspettiamo delle risposte da case editrici cui è stato sottoposto. La scrittura è, e continuerà a essere, uno degli aspetti più importanti della mia vita.