Il ragazzo invisibile: Salvatores sfida il fantasy adolescenziale
Sono trascorsi ventitré anni da quando Mediterraneo trionfava agli Oscar, e Gabriele Salvatores non è rimasto mai uguale a se stesso. Lo sci-fi di Nirvana, il pulp di Amnesia, il noir di Quo vadis, Baby? ed Io non ho paura fino al primo social film italiano Italy in a day, hanno mostrato al pubblico un regista eclettico ed ambizioso.
L’ultima sua opera, Il ragazzo invisibile, è l’espressione più azzardata di questo percorso di sperimentazione. Salvatores si lascia ammaliare dal fantasy adolescenziale, approcciandosi ad un genere inesplorato in Italia.
Michele (Ludovico Girardello) ha tredici anni e vive a Trieste. Un adolescente senza particolari virtù, che proprio a causa della sua ‘’normalità’’ è vittima dei bulli della scuola. L’unico desiderio di Michele è di attirare l’attenzione di Stella (Noa Zatta), la nuova compagna di classe per la quale ha una sana ossessione. La routine di tutti i giorni viene sconvolta da un’ incredibile scoperta, che segna l’inizio della più grande avventura di Michele.
Eroi ed antieroi ricostruiscono lo schema classico del fumetto, ma sono profondamente diversi dai colleghi d’oltreoceano. Senza esasperazione, i protagonisti si muovono sulla scena quasi inoffensivi e questo li rende meno attraenti dei modelli di riferimento. Anche gli effetti speciali non stupiscono per spettacolarità, e non c’è da meravigliarsi considerato il budget a disposizione. Un’azione soft e dal tono pacato a cui si affianca l’attenta analisi dei legami e dei rapporti umani tra i personaggi.
Il ragazzo invisibile è un esperimento cinematografico interessante non tanto per il risultato finale, quanto per l’ambizione. Una rilettura del filone supereroistico e del cinecomic, più vicino ad Harry Potter che a Spiderman.
«C’è una strada italiana per il fantasy? Si possono scrivere storie che interessino generazioni diverse, genitori e figli? Queste storie ci appartengono? Si possono raccontare senza budget multimiliardari? E c’è un pubblico italiano per un fantasy italiano? Queste sono le sfide che vogliamo raccogliere», ha dichiarato il regista alla prima del film. Dopo il plauso al coraggio di Salvatores, perdiamo speranza nella pellicola man mano che i fotogrammi ci scorrono davanti agli occhi. Un prodotto cross mediale, debole sotto molti punti di vista. Semplicistici sono gli stereotipi richiamati (il bullismo, il desiderio di rivalsa, l’amore per la compagna di classe, la scelta del superpotere: l’invisibilità) ed altrettanto scontate sono le allusioni al genere ed i meccanismi di identificazione.
Tuttavia, nonostante questi limiti, Il ragazzo invisibile riesce ad essere godibile, combinando all’uso sapiente della fotografia, intrattenimento, una buona dose di colpi di scena ed umorismo.
Francesca Bianchini
Nata a Roma 24 anni fa , ho origini lucane. Mi sono laureata in Giurisprudenza alla LUISS Guido Carli di Roma con una tesi in Diritto dei Media. Ho collaborato con la rivista on-line ”Ciao Cinema” e con giornali universitari. Guardo al futuro con gli occhi del viaggiatore avido di esplorare nuove mete. La prima tappa del mio percorso professionale è in Sky Italia, per la quale sto attualmente lavorando. Trovo rifugio nel cinema e nell’arte e gli sono devota per avermi insegnato che la realtà non è solo frutto della percezione, e che dietro ogni bellezza c’è poesia.