Il libro della giungla: l’India e le leggi della natura nei racconti di Rudyard Kipling
Torna nelle sale italiane, in una nuova veste cinematografica, Il libro della giungla, l’opera letteraria con cui lo scrittore britannico Rudyard Kipling celebra la sua terra natale, l’India.
Nel film, in uscita giovedì 14 aprile, Mowgli è un “cucciolo di uomo” allevato da una famiglia di lupi. L’arrivo di Shere Khan, la tigre che porta le cicatrici provocatele dall’uomo, minaccia la sua permanenza nella giungla. Mowgli inizia così il suo viaggio di scoperta, guidato dalla pantera Bagheera (voce di Ben Kingsley, nella versione italiana Toni Servillo) e il vitale e ottimista orso Baloo (Bill Murray, in Italia Neri Marcorè). Durante il suo cammino attraverso la giungla, Mowgli incontra affascinanti creature, che non sempre dimostreranno di avere a cuore le sorti del bambino, come il serpente Kaa (doppiato da Scarlett Johansson, e da Giovanna Mezzogiorno nella versione italiana) e Louie, il re della tribù delle scimmie (Christopher Walken/Giancarlo Magalli).
“Le storie di Kipling seguono la visione del racconto mitico del cosiddetto ʻeroe dai mille voltiʼ. – commenta il regista Jon Favreau – C’è l’ascesa dell’eroe, un bambino che cresce e matura nella giungla circondato da personaggi archetipi”.
L’opera di Kipling, che raccoglie una serie di racconti pubblicati su varie riviste tra il 1893 e il 1894 e che diviene un classico Disney nel 1967, è stata spesso accusata di essere un inno al colonialismo. In realtà, lo scrittore inglese fu un interprete cosciente della sua epoca, e cercò di trasmettere onestamente, e in un linguaggio piacevole e fiabesco, le idee in cui credeva. Le sue opere sono lo specchio fedele del momento storico in cui visse e affrontano questioni complesse come il rapporto tra uomo e natura, il conflitto tra il bene e il male, l’organizzazione della società.
Il libro della giungla, la cui trama ruota attorno a un medesimo protagonista, non Mowgli bensì la giungla e le sue “leggi”, è un testo “rivoluzionario”, un capolavoro della letteratura, che valse all’autore il Premio Nobel nel 1907.
George Orwell, seppur critico nei confronti dell’autore, disse di lui: «Kipling occupa la strana posizione di chi per cinquant’anni è stato una parola d’ordine. Per cinque intere generazioni letterarie ogni persona illuminata lo ha disprezzato, e alla fine del periodo gli illuminati sono stati dimenticati mentre in un certo senso Kipling è ancora tra noi».
Nei racconti del Libro della giungla ricorre spesso il personaggio di Mowgli, ma la storia come noi la conosciamo è molto parziale. Oltre alla vicenda del “cucciolo d’uomo”, infatti, spiccano il racconto di Rikki-tikki-tavi, la coraggiosa mangusta che si trova a dover difendere una famiglia umana da velenosi serpenti, e le storie su Toomai degli elefanti e La foca bianca. Numerosi sono i personaggi del libro, e i vari animali incarnano ciascuno una dote e un carattere “umano”. Nessuno di essi è in assoluto buono o cattivo, ma operano in base alle “leggi della giungla”, intese non come l’uso sistematico della violenza, o il dominio del forte sul debole, ma esattamente l’opposto: «la forza del lupo è nel branco, la forza del branco è nel lupo»; «un cuore leale e una lingua cortese ti porteranno lontano nella giungla»; «la legge della giungla è vecchia e vera come il cielo, e chi la rispetta vivrà lieto e prospero».