Il caso Kesha: arriva la sentenza ma per la cantante è umiliazione in aula
di Grazia Pacileo, in Musica, del 25 Feb 2016, 10:44
La lotta che si sta consumando da qualche tempo in tribunale, è una delle pagine più brutte del pop degli ultimi anni, e sta mobilitando tutto il mondo musicale, in particolare quello statunitense.
Da una parte c’è Kesha, popstar arrivata alla fama mondiale nel 2009, col singolo Tik Tok, che ai tempi divenne un vero e proprio tormentone. Dall’altra c’è Dr. Luke, un famoso produttore, che vanta un curriculum lunghissimo pieno di premi, singoli di successo e mille collaborazioni all’interno della scena pop. Non è la prima volta che questi due nomi compaiono insieme. Altre volte la cantante si era lamentata del contratto che firmò appena diciottenne e che l’ha legata a Dr. Luke e alla Sony, dicendo che non le era concessa nessuna libertà artistica. La conseguenza è che Kesha è scomparsa dalla scena dopo la pubblicazione di due album. Almeno fino al 2014. Nell’ottobre di due anni fa, infatti, la cantante ricompare e denuncia pubblicamente il suo produttore, e la Sony in quanto complice, di averla molestata fisicamente, di averla indotta ad assumere droghe e alcol, al fine di abusare sessualmente di lei, e di averle fatto violenza psicologica, con continui insulti e minacce. Alla denuncia, Kesha ha allegato la richiesta di poter recedere dal contratto che la lega alla label e al suo producer. La risposta da parte degli accusati non tarda ad arrivare. Kesha viene denunciata da Dr. Luke e dalla Sony per estorsione: lei e la madre vengono accusate di aver montato tutta questa storia, solo per poter recidere in anticipo dal contratto. Insomma, accuse pesanti da entrambe le parti.
Il 19 febbraio arriva la sentenza del giudice che non consente alla cantante di essere sciolta dal vincolo contrattuale che la lega alle altre due parti in causa. Consentire un’eccezione come questa, avrebbe significato, secondo il tribunale, andare contro la legge stessa, contro la burocrazia, mentre sembra evidente che non ci siano prove significative riguardo alle violenze fisiche che la cantante dice di aver subito. Ovviamente la storia giudiziaria non è ancora finita.
Due giorni fa, Dr. Luke, dopo esser rimasto in silenzio riguardo alla faccenda per così tanto tempo, si è fatto sentire via Twitter, dichiarandosi estraneo alle accuse mosse da Kesha, anzi, ha postato l’immagine di un articolo che parla della ritrattazione da parte della cantante di uno stupro del 2011. Infine attacca l’avvocato della controparte, Mark Geragos, che annovera tra i suoi ex clienti Chris Brown (l’ex ragazzo di Rihanna accusato di averla picchiata più volte), sottolineando che sembra assurdo che possa davvero essere sensibile ai diritti delle donne.
Intanto sempre su Twitter impazza la petizione online diffusa tramite l’hashtag #Freekesha, a favore della popstar, a fianco della quale si schierano ogni giorno sempre più colleghi, come Ariana Grande, Adele, Lorde e Taylor Swift che ha addirittura donato 250.000 dollari, per contribuire alle spese legali.
La storia non ha ancora una fine, ma è chiaro che una vittima c’è già, e quella è Kesha. Che sia vero o no, l’essere una ragazza che si è mostrata sin da subito spregiudicata, che ha ammesso tranquillamente la sua bisessualità, che ha usato il tema del sesso molte volte nei suoi pezzi, fa sì che ci sia gente che pensa che la cantante sia, a prescindere da come finirà, in torto, o che perlomeno se la sia cercata. In più accusare pubblicamente due giganti della musica, potrebbe avere degli effetti disastrosi, non solo sulla sua carriera. Dr. Luke è rinomato, è colui che ha contribuito al successo di altre popstar come Katy Perry, Miley Cyrus, Britney Spears. Una carriera impeccabile, accompagnata dai suoi tweet in cui afferma di essere circondato da donne nella sua vita privata (ragazza, figlia, sorelle), e di esser stato cresciuto da una madre femminista. Sulla carta, un eroe senza macchia e senza paura.
L’unica nota che stona in tutto questo, è Kesha, ormai discograficamente in coma, che sta pagando le conseguenze della sua denuncia pubblica, davanti agli occhi degli accusati, che di tutto questo (dal punto di vista economico e lavorativo) sembra che non ne abbiano minimamente risentito.
Grazia Pacileo
Nata alla fine degli anni ’80 a Catanzaro, vive ora a Pisa dove studia Lettere moderne. Ha collaborato a una web radio, conducendo un programma e scrivendo recensioni musicali. Appassionata di libri e di film in bianco e nero, ma soprattutto divoratrice di musica in cuffia e dal vivo.