E se esistesse il libromat per gli e-book?
di Beatrice Tiberi, in Blog, del 21 Set 2015, 14:54
Lilli Luini, chi è costei?
Una grande lettora nonché sedicente scrittora (qui il sito con le pubblicazioni), attualmente in pausa, perché – come dice una mia amica – leggo sei libri alla settimana e scrivo un libro ogni sei anni.
Secondo lei l’e-book ha un problema con i lettori, soprattutto italiani. Quale?
Il primo acquisto di e-book è nella classifica dei miei momenti peggiori. E io, dal punto di vista tecnologico, non sono nata ieri. In ufficio, quando ci sono problemi con i computer, prima del servizio tecnico si chiama la Lilli. Ma recuperare l’e-book, laddove era stato posizionato, ha richiesto tempo, calma e una certa pratica di yoga. Ora, io mi metto nei panni di chi usa il computer solo al lavoro, quindi entro parametri abituali e ben conosciuti, oppure il tablet per navigare, ma non ha nessuna competenza aggiuntiva. Adesso, con gli e-reader che si connettono allo store, l’acquisto in sé è semplice, a patto che sai come si acquista su Internet, e questo è lo scoglio. C’è molta gente che non lo fa, perché non è capace o perché non si fida. Dobbiamo prenderne atto.
Lei ha avanzato, mi pare inascoltata, una proposta che potrebbe rivoluzionare il mercato. Ce ne vuole parlare?
Un paio d’anni fa, in una trasmissione radiofonica sul tema dei libri, dissi che l’unica chance dell’e-book era inventare un Libromat. Vale a dire, semplicemente, la possibilità di acquistare e-book in libreria, dove puoi usufruire della competenza del libraio sia per scegliere il libro sia per accedere alla tecnologia. Ritengo che la cosa sarebbe interessante anche da un punto di vista commerciale, visto che le librerie sono sempre più in crisi. Nei due anni intercorsi, ho scoperto che nelle librerie IBS puoi comprare e-book: e allora ci sono andata e ho chiesto lumi. Allora: non so se la commessa non ha saputo spiegarsi, ma a me è venuto mal di testa ad ascoltare l’estrema complicazione della cosa, che peraltro era a carico del malcapitato acquirente. Invece no, deve essere svolto dal venditore. La mia idea, senza inventarsi nessun macchinario, è un bel computer all’uopo dedicato, in libreria. Il lettore entra, curiosa, si fa consigliare, sceglie. Paga alla cassa e quindi va alla postazione suddetta con lo scontrino. Il commesso connette il device dell’acquirente e gli scarica il libro prescelto.
Un autore che pubblichi solo in e-book è uno sfigato?
Premessa: ci sono scrittori che sanno scrivere e ci sono sedicenti scrittori che dovrebbero lasciar perdere. Gli uni e gli altri sono presenti sia in e-book che in cartaceo. Quindi, per me è sfigato chi scrive un bel libro che non riesce a raggiungere i lettori e questo, se accade di norma con l’e-book, accade di norma anche con un libro cartaceo. Ci sono piccoli editori che non distribuiscono e grandi editori che non fanno la benché minima promozione a chi non ha un nome conosciuto. Se il titolo non gira, il libro non va in libreria ed è come se non esistesse.
Un autore che pubblichi solo in cartaceo è entrato nel novero dei “grandi”?
Ho già risposto: no. E anche se pubblica in tutti e due i formati: no. Grande, poi, non lo sei nemmeno se vendi un milione di copie. Per quello, per definirsi così, devi scrivere cose che lascino il segno. Cose che, tra cento anni, avranno lo stesso valore letterario e di testimonianza.
Un pregio (extra distribuzione, profumo della carta, manualità etc. etc.) del libro cartaceo? Ci stupisca.
Funziona sempre: lo apri e leggi, non devi nemmeno aspettare che si accenda.
Un pregio del libro digitale?
Puoi avere una mega biblioteca e leggerti sei libri a settimana anche vivendo in una casa di venti metri quadrati.