Due passi a Jinbōchō, il quartiere di Tokyo con 10 milioni di libri
di Daniele Dell’Orco, in Letteratura, Libri, del 4 Apr 2018, 09:47
Sen no Rikyū (1522-1591) è stato per tutti il più importante monaco buddhista giapponese ad essersi occupato della trasformazione, la pratica e la diffusione del Cha no yu, la Cerimonia del tè. Fu maestro del tè di importanti personaggi politici, come il samurai Oda Nobunaga e il generale Toyotomi Hideyoshi. L’importanza di Rikyū è riassunta da un concetto fondamentale del suo pensiero: il wabi-cha. Al sabi, cioè la patina del tempo che segna l’aspetto delle cose e allo yūgen, l’incanto sottile che non si può descrivere con le parole, tanto caro agli autori dei drammi Nō, Rikyū aggiunse questo concetto che dopo di lui diverrà il fulcro di tutta l’estetica Zen.
Fu un arbitro di eleganza, a cui fa riferimento gran parte del concetto di estetica giapponese. Rikyū cercò in tutti i modi di insegnare ai suoi allievi, in particolare a Hideyoshi, l’essenza della semplicità. C’è un famoso aneddoto in grado di illustrare in modo perfetto il suo metodo. Il giardino dei convolvoli di Rikyū era famoso per la sua bellezza. Venutone a conoscenza, Hideyoshi chiese di essere invitato ad ammirarlo. E così avvenne, ma quando arrivò non vi erano più piante; erano state tutte falciate. Turbato, Hideyoshi si ritirò nella vicina sala del tè. Nella modesta disposizione di ori della nicchia vi era un solo convolvolo, l’unico sopravvissuto, superbo nella sua raccolta semplicità. Si narra che il signore feudale l’abbia ammirato, poi abbia annuito e ammesso a se stesso di aver capito la lezione.
Il bello, l’essenziale, l’elegante. Tutto racchiuso in un’unica espressione sensoriale. L’esemplificazione perfetta del concept di libreria ideato da Yoshiyuki Morioka, che nell’elegante e sciccoso quartiere di Ginza, a Tokyo, ha avuto tre anni fa l’idea di contrapporre alle boutique d’alta moda un bookshop molto particolare: vende infatti un solo libro alla settimana. Il motto della libreria è «Issatsu, isshitsu», cioè «una stanza, un libro», rispettato pienamente nella realtà. Morioka propone un solo titolo, presente in un’unica stanza per sei giorni, dal martedì alla domenica. Alla base c’è una considerazione di buon senso: ogni libro merita di essere letto, basta avere il tempo di leggerlo. Ogni settimana la libreria e il libro scelto diventano una cosa sola, in tutte le loro possibilità e sfaccettature: Morioka organizza ogni giorno dei piccoli eventi, come reading, salotti di discussione, incontri con l’autore. Persino l’arredamento della libreria rispecchia il minimalismo estremo tipico della visione zen di Morioka: la libreria è tutta racchiusa in una piccola stanza con pareti e soffitto bianchi, pavimento in parquet grezzo e al centro un tavolo con le copie del libro della settimana. D’altronde, che altro serve?
Pochi chilometri più a Nord, a ridosso del Palazzo imperiale di Tokyo, nella moderna area di Kanda, la cultura e il minimal lasciano in qualche modo il passo alla cultura e al “maximal”, per così dire. Le passioni dei giapponesi diventano interi quartieri. C’è Ochanomizu, il regno dei negozi di strumenti musicali, c’è la zona ovest di Akihabara, la Mecca degli appassionati di anime, manga e apparecchi elettronici. E poi c’è Jinbōchō, il quartiere delle librerie. L’origine del quartiere risale al 17esimo secolo, quando Nagaharu Jimbo, uno dei più valori samurai dell’epoca, decise di stabilirsi da queste parti. Praticamente tutti gli edifici della zona vennero poi rasi al suolo dal grande incendio del 1913, che non risparmiò nemmeno una parte dei giardini del Palazzo Imperiale. Dalle ceneri dei tatami e dei muri di carta, il professore universitario Iwanami Shigeo decise di far risorgere il quartiere partendo dalla cultura, e aprendo la prima libreria della zona che è poi cresciuta fino a diventare la sede della casa editrice, Iwanami Shoten, una delle più prestigiose del Giappone.
La zona diventò, ben presto, il punto di ritrovo preferito di autori, e aspiranti autori, e in pochissimi anni ottenne la reputazione di focolaio per intellettuali liberali. Durante il periodo Meiji (1868-1912) sorsero molte scuole e via via circa 180 librerie, molte veramente minuscole, che vendono esclusivamente testi usati. Con oltre dieci milioni di libri, oltre a quelli di letteratura giapponese e occidentale se ne trovano parecchi specializzati in tutto ciò che è immaginabile.
Addirittura durante la seconda guerra mondiale, la polizia giapponese segreta (Kempeitai) mantenne una stretta sorveglianza sulla zona per tutelare questi ultimi. Tre delle più grandi università del Giappone: Meiji, Chuo e Nihon, sorsero in questa zona negli anni 1870-80, e insieme ad essa tantissime librerie specializzate in libri nuovi e usati. Questo spinse circa il 50% degli editori giapponesi, a spostare la propria sede principale, proprio, a Jinbōchō. Malgrado oggi resti solo l’Università Meiji, vi sono ancora decine di librerie raggruppate all’incrocio tra il santuario di Yasukuni e Hakusan-dori, molte delle quali vendono anche stampe Ukiyo-e.
Oggi, Jinbōchō attira, ancora, autori e intellettuali che si intrattengono passando ore a leggere o a discutere in molti caffè della zona. Anche se la maggior parte dei libri venduti nella zona sono in lingua giapponese, diversi negozi sono specializzati nella vendita di libri in lingua straniera (soprattutto in inglese) dedicati alla cultura orientale, come Kitazawa Books o Issei-do. L’importante è cercare questi kanji: 洋書, che si leggono “yosho” e si traducono come “libri occidentali”. Il cambiamento della condizione economica, e delle priorità, degli studenti, risulta evidente dal fatto che vi sono molti negozi di tavole da surf o da snowboard e negozi di chitarre elettriche. Proprio per questo, Jinbōchō è anche conosciuto come uno dei più grandi quartieri del Giappone per lo shopping in ambito sportivo con, circa, 50 negozi specializzati. Per tutti, però, resta il quartiere da dove la cultura ha sconfitto le fiamme della devastazione.
Daniele Dell’Orco
Daniele Dell’Orco è nato nel 1989. Laureato in di Scienze della comunicazione presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, frequenta il corso di laurea magistrale in Scienze dell’informazione, della comunicazione e dell’editoria nel medesimo ateneo. Caporedattore del sito Ciaocinema.it dal 2011 al 2013 e direttore editoriale del sito letterario Scrivendovolo.com, da febbraio 2015 è collaboratore del quotidiano Libero, oltre a scrivere per diversi giornali e siti internet come La Voce di Romagna e Sporteconomy.it. Ha scritto “Tra Lenin e Mussolini: la storia di Nicola Bombacci” (Historica edizioni) e, sempre per Historica, l’ebook “Rita Levi Montalcini – La vita e le scoperte della più grande scienziata italiana”, scritto in collaborazione con MariaGiovanna Luini e Francesco Giubilei. Assieme a Francesco Giubilei, per Giubilei Regnani Editore, ha scritto il pamphlet “La rinascita della cultura”. Dal 2015 è co-fondatore e responsabile dell’attività editoriale di Idrovolante Edizioni.