David Mitchell entra nella Future Library, dove i libri si leggeranno tra cento anni
David Mitchell, autore di Cloud Atlas, libro divenuto famoso grazie alla sua trasposizione cinematografica, ha completato il suo nuovo lavoro che, però, non sarà letto fino al 2114. Infatti, Mitchell è il secondo autore ad aver contribuito al progetto artistico di Katie Peterson: Future Library.
Ma cos’è Future Library? Visitando il sito del progetto scoprirete un’idea davvero niente male che qui si riassume. Future Library è un’iniziativa partita due anni fa, quando Katie Peterson, artista scozzese, ha deciso di far piantare mille alberi nella foresta Nordmarka in Oslo. Questi alberi, in pratica, tra cento anni, una volta cresciuti, serviranno a produrre la carta per la stampa, la creazione e la pubblicazione di cento libri che andranno a formare una “biblioteca del futuro” che, con ogni probabilità, non potremmo leggere mai.
Ogni anno viene rivelato il nome di un autore: la prima in assoluto fu Margaret Atwood, che l’anno scorso ha donato al progetto un manoscritto chiamato Scribbler Moon; e ogni anno lo scrittore in questione porta personalmente il proprio volume nella foresta depositandolo dopo una breve cerimonia.
David Mitchell ha dichiarato che la Future Library è un po’ come un barlume di speranza in un periodo colmo di notizie deprimenti: “Ogni cosa ci sta dicendo che siamo condannati, ma la biblioteca del futuro è un chiaro futuro possibile. Questo progetto porta la speranza che l’umanità tra cento anni sarà ancora qui, che ci saranno ancora libri, che ci saranno ancora alberi e civiltà“.
E ancora: “Scrivere questo libro con la consapevolezza che sarà letto solo tra cento anni è un sollievo, perché non dovrò subire i pareri delle persone, se sarà apprezzato oppure no. Solitamente per questa ragione il mio stile di scrittura è super-controllato e ragionato più e più volte, ma con questo lavoro avevo poco tempo e ho scritto quasi tutto di getto non riuscendo a rivedere neanche l’ultima parte. È stata davvero una liberazione”
Coloro che hanno aderito al progetto hanno avuto la libertà di poter scrivere qualsiasi cosa desiderassero: poesie, racconti, romanzi; tutto ciò che avessero voluto ma con due piccole imposizioni.
Per prima cosa, nessun autore avrebbe dovuto scrivere della propria poetica o della propria scrittura, quindi di se stesso; la seconda premessa è stato il tema: ogni scrittore doveva concentrare il proprio lavoro intorno ai temi della fantasia e del tempo.
Mitchell non ha fatto rivelazioni sul suo elaborato, concedendo alla stampa solo il nome del manoscritto: From Me Flows What You Call Time. Il titolo prende ispirazione da un brano musicale del compositore giapponese Toru Takemitsu.
Il manoscritto, consegnato al progetto Future Library, sarà sigillato e posto al fianco di quello di Atwood in una stanza foderata di legno nella nuova biblioteca pubblica di Oslo, che aprirà nel 2019. La stanza sarà sorvegliata da una squadra di addetti ai lavori fino a quando il progetto non sarà terminato e sarà ora di mandare il libro in stampa.