Così il governo uccide librerie indipendenti e piccoli editori
È raro che nel nostro paese vengano approvate leggi che favoriscano le librerie o gli editori indipendenti promuovendo il concetto di bibliodiversità che sta sempre più scomparendo.
Eppure la legge Levi del 2011 era stata realizzata in questa direzione ponendo un tetto massimo del 15% di sconto sul prezzo di copertina libri (salvo campagne promozionali degli editori) omologando la scontistica che potevano realizzare librerie di catena, supermercati, store online e librerie indipendenti.
Al tempo la legge era stata ribattezzata “anti Amazon”, il popolare sito di ecommerce era da poco arrivato nel nostro paese sconvolgendo il mercato con sconti che arrivavano al 40% infliggendo un colpo mortale non solo alle piccole librerie – peraltro già in crisi – ma mettendo in difficoltà anche le librerie di catena e gli altri store.
A causa dell’alta scontistica si era diffusa – soprattutto tra le grandi case editrici – la tendenza a pubblicare libri con un prezzo di copertina maggiorato.
La legge Levi andava così incontro sia alle piccole librerie sia agli editori indipendenti che avevano maggiori strumenti per competere con le grandi case editrici.
In questi giorni il governo sta lavorando al Disegno di Legge Concorrenza per favorire le liberalizzazioni in vari settori tra cui l’editoria. Se in alcuni ambiti, come il settore farmaceutico, le liberalizzazioni sono non solo auspicabili ma necessarie, appare assolutamente inopportuna l’abrogazione del tetto massimo sugli sconti imposto dalla Legge Levi.
Come fa giustamente notare Cristina Giussani, presidente del Sindacato Italiano Librai: “è un favore ad Amazon e a tutti quei gruppi che hanno le capacità economiche per vendere libri sottocosto e mettere fuori mercato, una volta per tutte, le librerie indipendenti e i piccoli editori”.
La bozza del decreto, come si apprende da un articolo pubblicato su Il Tempo: “prevede sia l’abolizione del prezzo imposto dall’editore, con possibili rincari, soprattutto sui libri di testo scolastici, sia l’eliminazione del tetto massimo del 15% di sconto applicabile sulla vendita di libri”.
È davvero necessaria una misura del genere in un momento di grande crisi e difficoltà per tutto il settore libraio ed editoriale?