Contro il turismo di massa
di Francesco Giubilei, in Viaggio, del 21 Ago 2018, 15:41
Fino all’Ottocento viaggiare era una prerogativa delle classi più agiate, solo chi possedeva ingenti risorse economiche poteva permettersi di organizzare un viaggio che richiedeva una lunga preparazione organizzativa sotto tutto i punti di vista: logistica, economica, culturale.
In quel periodo si sviluppa il fenomeno del Gran Tour, viaggi organizzati dalla nobiltà europea e americana alla scoperta delle rovine del mondo antico in particolare in Italia. A inizio Ottocento le ferrovie non erano ancora diffuse, si viaggiava a cavallo o in carrozza in strade spesso dissestate tracciate secoli prima.
Con il massiccio avvento dell’industrializzazione del mondo occidentale, la diffusione delle ferrovie, l’ampliamento della rete stradale e delle macchine nel XX secolo il modo di viaggiare è progressivamente cambiato permettendo a sempre più persone di spostarsi da un luogo a un altro non solo per necessità ma anche per diletto e piacere.
Dal dopoguerra in avanti il turismo è entrato a far parte delle vite degli occidentali, le immagini delle code nella nuova Autosole sono una perfetta sintesi di questa tendenza.
Ma è con l’avvento del XXI secolo che tutto è cambiato avviando un vero e proprio turismo di massa non più europeo o americano ma globale.
Le cause sono molteplici ma la principale è di carattere economico: mai come oggi nella storia dell’umanità è stato possibile viaggiare spendendo così poco.
Con l’avvento delle compagnie aree low cost si trovano biglietti di andata e ritorno a poche decine di euro, l’offerta alberghiera è enorme e per tutte le tasche, nelle città grazie ai fast food si può pranzare a prezzi bassissimi.
Sempre legato a motivazioni di carattere economico è la crescita della ricchezza di nazioni molto popolose (Cina, India, Brasile, Russia…) con il conseguente aumento di persone che si muovono.
A questi fattori va aggiunto il fatto che l’accesso alle nazioni è molto più facile che in passato, tanti stati non richiedono un visto di ingresso, in altri si può fare in modo rapido online. Ed è proprio internet un altro dei motivi che ha accorciato le distanze nel mondo, oggi chiunque con un po’ di dimestichezza con il computer può pianificare un viaggio senza dover ricorrere come in passato alle agenzie viaggio (la cui crisi è il risultato dei cambiamenti avvenuti nel turismo).
L’insieme di questi fattori ha portato a un sovraffollamento dei principali luoghi turistici, dalle città d’arte alle località di mare, dai paesi di villeggiatura alle località montane.
I dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale del Turismo con un più 7% nell’ultimo anno (raggiungendo la cifra record di 1,3 miliardi di turisti) confermano la percezione di chi viaggia di un aumento sconsiderato dei flussi turistici negli ultimi anni.
Così, con la nascita del turismo di massa, muore il viaggio inteso come piacere di visitare un luogo, di soffermarsi a osservare un quadro in un museo, di godersi qualche ora di pace e silenzio.
Orde di turisti (per non parlare dei gruppi organizzati) affollano i luoghi culturali completamente ignari di ciò che stanno osservando, fotografano come automi ogni oggetto, anche il più insignificante, senza neanche sapere nulla.
Non animati dalla sete di cultura e sapere ma dalla bulimia di vedere quanti più luoghi possibili, immortalarli in mille foto o selfie insignificanti da sfoggiare poi al proprio ritorno.
Affollano musei, palazzi, monumenti con file di centinaia di metri rovinando la visita anche a chi vuole ammirare una scultura, un’opera d’arte, un luogo con la necessaria consapevolezza.
Caratteristica tipica del turista di massa è poi la maleducazione, parla con un tono di voce alta, entra in chiesa con il cappello, addirittura risponde al telefono in luoghi religiosi, non si cura del luogo che ha attorno e dell’ambiente, non è raro che lasci cartacce o immondizia sul proprio tragitto.
Il dramma è che questa situazione è destinata a peggiorare nei prossimi anni con l’aumento della popolazione mondiale e della ricchezza complessiva, oltre che con le innovazioni tecnologiche nel campo dei trasporti e delle infrastrutture.
È necessario perciò trovare delle soluzioni, l’idea di Venezia di introdurre un numero chiuso per i turisti è senz’altro una buona idea ma ci sarebbe un’altra idea, senz’altro provocatoria, ma indubbiamente meritocratica: introdurre un test di cultura obbligatorio per visitare un monumento, una chiesa, un museo o un qualsiasi luogo di cultura durante i periodi con un maggior afflusso turisti come l’estate o le festività natalizie o pasquali.
Volete entrare al Louvre? Bene, dimostrate di sapere quando è nato il museo e quali sono le principali opere esposte. Vi piacerebbe vedere l’interno della Sagrada Familia? È sufficiente sapere chi l’ha costruita e in che anno. E ancora, vi piacerebbe accedere a Buckingham Palace? Basterà conoscere la storia della famiglia reale inglese.
Certo, non sarebbe una soluzione definitiva per risolvere tutti i problemi connessi al turismo di massa, ma aiuterebbe a diminuire i flussi incontrollati di visitatori e per lo meno premierebbe un turismo più preparato e colto in un’epoca in cui non è mai stato così facile accedere alla conoscenza eppure viviamo circondati da persone sempre più superficiali per cui è sufficiente vedere piuttosto che capire o conoscere.