“Come Youtube offre più visibilità della Tv”, intervista a Edoardo Ferrario
Immaginate di trovarvi nel nord est di Londra, passeggiando in uno dei tanti parchi della metropoli, Hyde Park, e di farvi prendere dall’irrefrenabile desiderio di piazzarvi nell’angolo di parco che ha ospitato le pubbliche riflessioni di Lenin, George Orwell o William Morris e fare vostro per cinque minuti quello che non a caso è conosciuto come Speakers’ Corner. Ora immaginate di poter dire, fare, creare qualsiasi cosa volete e mostrarla al pubblico che, semplicemente curiosando, si avvicina e provate a fare un passo ancora ulteriore: immaginate milioni e milioni di persone che fanno a loro volta esibizioni completamente diverse. Il risultato sarà solo vagamente paragonabile a ciò che, ad oggi, Youtube rappresenta. Chiaramente come in qualsiasi altro spazio sterminato, aperto a qualsiasi tipo di iniziativa e democratico nel senso che il solo metro di giudizio accettato è l’apprezzamento del pubblico esiste la concreta possibilità che si presentino ai vostri occhi fenomeni da baraccone, complottisti, portatori di tesi assurde e fantasiose ma anche giovani talenti. Edoardo Ferrario è uno di questi, giovane comico che vanta tuttavia già una serie di riconoscimenti: vincitore del premio Troisi nel 2011, è stato lanciato sul piccolo schermo da Sabina Guzzanti (nel programma “Un, Due, Tre, Stella! “) e ha poi collaborato anche con Caterina Guzzanti in “La prova dell’Otto”, continuando nel frattempo a esibirsi live in diversi spettacoli a Roma. Il suo approdo su Youtube avviene grazie a una web-serie dedicata al mondo dell’università, realizzata in dieci episodi, che conta milioni di visualizzazioni e che ha consacrato il talento di Edoardo Ferrario anche nel mondo del web: “Esami”. Nell’intervista esclusiva che ci ha concesso, abbiamo avuto occasione di parlare con lui dei new media in generale e degli equilibri che lo governano, del rapporto tra un medium nuovo e uno datato come la tv e ovviamente del successo di Esami:
- Edoardo, direi di aprire l’intervista esprimendo un tuo pensiero su quanto accaduto di recente a Parigi visto che immagino ti sarai sentito particolarmente toccato dal fatto che alcuni professionisti della satira si siano trovati sotto attacco in modo così brutale…
Ovviamente è un episodio molto inquietante, doloroso e per quanto mi riguarda avvilente nel senso che ho sentito molto il fatto che si attaccasse proprio un giornale satirico. È un episodio molto grave perché c’è un attacco alla libertà d’informazione e sarebbe stato per questo altrettanto grave anche se fosse successo altrove, ma il fatto che si sia scelto proprio un giornale satirico mi fa pensare come il famoso assunto, secondo il quale la satira possa essere dannosa o vada censurata quando invece è noto che le parole non abbiano mai fatto male a nessuno, assuma in questo caso un significato molto più grande di quanto abbia, visto che parliamo in fondo di persone che attraverso delle vignette stessero facendo satira. È veramente incredibile pensare come dodici di loro possano essere morte a causa delle parole. La satira dovrebbe essere slegata da qualsiasi tipo di attacco visto il suo ruolo sociale e intellettuale. Una violenza che non fa ben sperare, un atto da condannare particolarmente vile e, ripeto, inquietante.
- Partendo dal raccontare come il web ti abbia dato più visibilità persino della tv, parliamo di come questa piattaforma possa rappresentare una palestra per giovani talenti e se rappresenti un trampolino verso la tv o sia diventato ormai un canale a sé stante…
Il web sicuramente ha un valore a sé, un valore credo oggi più grande della tv specie in termini di visibilità. Ovviamente dipende da quale pubblico si vuole raggiungere, io parlo delle nuove generazioni che immagino abbiano voglia di riferirsi ai propri coetanei in tutto ciò che fanno, siano essi sketch comici, documentari o qualsiasi altro tipo di forma comunicativa. Il web è la piattaforma migliore se si vuole diffondere tali tipi di prodotto ad un pubblico cosciente e consapevole di quello che vede. Purtroppo è difficile acquisire visibilità in televisione partendo da zero ma perché la televisione non riesce a tenere il passo del cambiamento che c’è in atto in termini di mezzi e di fruibilità dei contenuti. Questa è una grave colpa derivante dal fatto che la televisione abbia per anni inseguito un pubblico che pian piano smetteva di essere giovane, mentre il web è risultato essere un palcoscenico adatto ad ospitare contenuti perfetti per il tipo di pubblico al quale si riferisce. In generale ritengo che la comicità sia un linguaggio possibile da declinare in diversi modi e tramite diversi mezzi, in tv, in radio o sul web, faccio fatica a distinguere tra la comicità adatta al web e quella adatta alla tv, tendo bensì a fare un distinguo tra buona comicità e pessima comicità che può però essere fatta dappertutto. Diciamo che oggi sul web c’è la vera creatività, la vera originalità e i contenuti più interessanti, il segnale positivo è che la tv stia iniziando ad accorgersene e che si rivolga sempre più spesso al web e ai creativi sul web per creare nuovi contenuti da trasmettere sul piccolo schermo, questo è dovuto appunto alla tendenza a restare vincolati su tipologie di comicità consolidate e si ha allo stesso tempo un po’ di paura e sfiducia nel proporre qualcosa di nuovo, per questo si conta sulla spregiudicatezza di chi fa comicità sul web. Quindi in generale credo possa essere considerato sì un trampolino di lancio verso la televisione ma anche una piattaforma che funziona benissimo da sola e sulla quale si possano proporre contenuti slegati da una successiva proiezione televisiva.
- Fare comicità in tv equivale ormai a dover rispettare determinati canoni prestabiliti? È questa la differenza con la libertà di espressione totale offerta dal web?
Diciamo che in televisione il terrore degli ascolti è un argomento molto sentito. Come ripeto da molti anni si è innescato un meccanismo che ha fatto sì che rivolgendosi a un pubblico più adulto si perdesse appeal tra quello più giovane. È ovvio che oggi i giovani stiano sul web e non davanti alla tv, si sta facendo un significativo passo per cercare di invertire questo processo, vedremo come questa tendenza si evolverà…
- Se non esistesse Youtube come avresti provato a sfondare?
Avrei fatto il percorso classico dell’epoca, provini, spettacoli dal vivo, serate nei teatri. All’epoca si veniva notati in queste occasioni e si veniva inseriti in qualche programma televisivo. Diciamo che è in realtà proprio quello che è successo a me, che ho dunque tutt’ora seguito il percorso standard che si faceva anche trent’anni fa, quindi appunto sono stato visto da Sabina Guzzanti mentre facevo uno spettacolo in un teatro occupato e lei che era seduta tra il pubblico mi ha proposto di partecipare al programma in prima serata su La7. È stato questo il mio esordio televisivo.
Quindi nonostante non ci fosse il web la tv era mostruosamente più vista e la stessa eco che ha ricevuto una serie come Esami oggi grazie a internet avrebbe potuto riceverla allora se l’avessi proposta in qualche bel programma comico che si faceva, e probabilmente anche di più.
- Secondo i ragazzi di The Jackal la convinzione che tramite le visualizzazioni su Youtube si diventi ricchi sarebbe poco più che una leggenda. Si tratterebbe, piuttosto, di un mero mezzo per acquisire visibilità…
In realtà c’è da fare un distinguo: se sei un youtuber che fa video in camera con la webcam che non costano nulla oppure fai i cosiddetti gameplay, fai due video a settimana, li pubblichi su Youtube e ricevono due milioni di visualizzazioni i soldi li fai eccome, capisco invece perfettamente il discorso dei The Jackal che fanno una produzione molto più simile a una produzione televisiva e quindi producono video complessi con dei costi di realizzazione alti, in quel caso i i soldi che puoi ricavare dalla pubblicità di Youtube non bastano. In generale sono d’accordo, ad esempio se avessi provato a monetizzare dalle molte visualizzazioni ricevute da una serie di sole dieci puntate come Esami avrei di certo guadagnato molto poco.
Altrimenti sarebbero ricchi tutti quelli che fanno video dei propri gattini e che ricevono due milioni di visualizzazioni e staremmo tutti lì a fare video ai nostri gatti [ride ndr].
- L’effetto collaterale di questo processo di democratizzazione degli spazi offerti da internet però sembra essere quello di permettere anche a fenomeni da baraccone di emergere in modo incredibile, non credi? Molte critiche in questo senso sono partite verso il personaggio di Francesco Sole anche da questo portale…
Diciamo che lo decide il pubblico. Youtube è come un’enorme piazza, se stessi in una piazza a rovesciarmi secchi di vernice in testa sicuramente avrei molte persone a vedermi mentre un raffinato poeta dall’altra parte della stessa piazza godrebbe di un po’ meno pubblico, però magari l’anno dopo pubblicherebbe un nuovo libro e dopo cinque anni avrebbe realizzato un’intera collana mentre del tizio che si rovesciava secchi di vernice in testa si nessuno si ricorderebbe più. Bisogna dare il giusto peso alle visualizzazioni e al fenomeno web in generale. Il gradimento più che da un click si evince dai commenti, però come ripeto Youtube è da considerarsi solo un mezzo. Io personalmente, avendo iniziato in tv, lavorando in radio con Serena Dandini e facendo spettacoli dal vivo non mi ritengo un professionista di Youtube ho semplicemente pensato dei contenuti che fossero perfetti per quel mezzo lì.
- Sempre a proposito di quanto si dice su Sole, è vero che anche per emergere grazie al web serva il “santo in paradiso”?
No, direi di no. Se su Youtube hai la possibilità di offrire un contenuto tuo e che piace il pubblico su quel canale ti vede e ti premia. Ho ottenuto successo grazie a Esami avendo solo un piccolo gruppo di dieci amici un po’ matti che ridevano quando gli raccontavo gli sketch, abbiamo avuto tutti grande entusiasmo nel realizzare Esami pur non avendo idea di dove ci avrebbe portato. È una serie autoprodotta che è costata molto poco e dalla quale abbiamo ricevuto un ottimo riscontro che ha portato a sua volta un ritorno anche in termini di iniziative professionali, visto che partendo da lì poi mi è stato proposto di girare nuovi sketch da mostrare alla fan-base che si è andata creando e che spero abbia voglia di rivedermi anche in altre vesti. Quindi in realtà credo che no, non serva nessun santo in paradiso.
- Esiste una sorta di collaborazione solidale tra youtuber? Come ti rapporti con gli altri comici che utilizzano questo strumento come te? Mi viene in mente la comparsata di Luigi Di Capua dei The Pills in un episodio di “Esami”…
È molto più una collaborazione personale basata sulla stima reciproca. A me non piacciono tutti gli youtuber che offrono prodotti simili ai nostri, i The Pills mi piacevano molto fin dall’inizio e vedevo da tempo i loro video, poi Luigi Di Capua è venuto a un mio spettacolo, ci siamo conosciuti e mi è venuto naturale chiedergli di partecipare a un episodio della mia serie, non perché fosse uno youtuber ma perché è un comico che stimo e che mi fa molto ridere allo stesso modo in cui mi fanno ridere Caterina Guzzanti e Stefano Fresi che ho avuto la fortuna di conoscere durante la mia esperienza televisiva e ai quali ho chiesto di recitare un cameo nella serie Esami. Mi affido molto ai gusti personali, non ho una particolare predilezione per gli youtuber in generale.
- Parlando proprio della serie sugli universitari che ha spopolato sul web e che con i miei amici non smettiamo di citare, ti avranno già chiesto in mille da dove viene l’ispirazione, ma in fin dei conti qualsiasi studente universitario vanta in “carriera” decine di esperienze come quelle da te stereotipate. La genialità è stata semplicemente ritrarne alcune laddove nessun altro lo aveva ancora fatto prima?
Sicuramente buona parte del successo di Esami è che molto del pubblico di Youtube è composto da studenti universitari. Io avevo notato che non c’era una vera serie che parlasse di università non come ne parlano i registi condendo il tutto con storie d’amore che nascono tra i banchi durante il corso di Chimica. L’università non è questo, l’università è un professore che ti sbatte in faccia il libretto e poi promuove la tua compagna di corso in realtà sua figlia [ride ndr] alla quale regala ventotto dopo averle chiesto ‘allora dimme m’po’ come sta’ a papà?’ Quelle cose io in televsione o al cinema non le avevo mai viste ma le avevo esperite molte volte all’università e ho pensato di raccontarle. L’esame è di per sé un momento perfetto per realizzare uno sketch comico, ha una premessa che è comune, ossia lo stato d’ansia in cui tutti si trovano, poi uno svolgimento che corrisponde appunto con lo svolgimento dell’esame stesso e un finale che non è mai scontato perché non si sa mai cosa possa succedere. Io poi in questa occasione non mi sono improvvisato comico visto che già da anni facevo spettacoli, quindi per me è stato molto semplice adattare quello che sapevo a una web-serie sull’università. Detto ciò tantissime persone si sono potute riconoscere in questi episodi sia perché ognuno di essi era ambientato in facoltà diverse, e lì ho attinto sia da esperienze successe a me in prima persona e sia da racconti di miei amici relativi ad altre facoltà in particolare, sia perché c’è stata la voglia di esorcizzare quelle situazioni che sono capitate un po’ a tutti. Oltre questo una buona parte della serie era sì incentrata sull’università ma anche sullo studio dei personaggi: è infatti una mia grande passione quella di interpretare diversi caratteri e mostrarne alcuni profili che ogni volta differiscono l’uno dall’altro.
- I personaggi che ritrai sono dunque quelli che hai avuto modo di osservare al di fuori delle aule scolastiche o sono tipi di studente che nelle facoltà romane con un po’ di attenzione si riesce a notare?
Entrambi. Ad esempio l’assistente di economia è un classico fenotipo di Roma Nord ben preciso e ben delineato che ho avuto modo di osservare nel corso del tempo avendola bazzicata per molti anni. È stato poi semplice inserirlo in uno sketch comico visto che, come molti infatti mi facevano notare, si trattava di un profilo particolarmente riconducibile all’assistente-tipo delle università private romane.
- Mi chiedevo inoltre: credi che il livello di divertimento che si riesce a trarre dai diversi episodi sia direttamente proporzionale alla capacità di immedesimarsi nel contesto che descrivi? Se ad esempio la scenetta (esilarante) dei tre coattelli di giurisprudenza fuori dalla metro Garbatella la vedesse un studente di legge di che studia a Trieste riuscirebbe a trovarla divertente tanto quanto un romano che frequenta quella stessa facoltà?
Be’ sicuramente c’è un diverso livello di divertimento ma com’è anche in tutte le comicità ed è anche il tipo di comicità che a me più piace. Io comunque non sono per il localismo, per una comicità troppo romanocentrica o quel tipo di comicità in grado di far ridere soltanto i romani, o soltanto i napoletani o soltanto i pugliesi. Penso piuttosto che un’idea comica debba essere condivisibile da tutti, ovviamente entro certi limiti nel senso che non deve piacere allo stesso modo a un pubblico di qualsiasi estrazione sociale o anagrafica o geografica. Detto questo appunto lo sketch dei tre borelli fa ridere l’utente del Nord che vede scenette divertenti animate da un certo tipo di linguaggio ma è ovvio che se conosci direttamente la realtà in cui si esprimono e riesci a ricondurla a persone che conosci o scene che vedi quotidianamente non dico che riescono a farti ridere di più, ma di sicuro fanno ridere in un modo diverso, più vicino a te. In aggiunta va detto che il vantaggio rappresentato dai romani è che la comicità romanesca riesce per sua natura a far ridere un po’ in tutta Italia.
- Visto che siamo su un portale culturale, riflettendo sul tuo modo di raccontare, nei panni d’Er Pips, la storia dell’arte in modo irriverente, non credi che l’incrocio tra ironia e storia dell’arte possa acquisire anche una connotazione educativa? In un periodo in cui nessuno si interessa più del patrimonio artistico del nostro paese potrebbe essere piacevole imparare qualcosa mentre si ride a crepapelle…
Sì, ne sono fermamente convinto. Con questo non voglio dire che Er Pips sia nato con uno scopo didattico però non ti nascondo che a me piace molto inserire nel mio modo di fare comicità un contenuto se vuoi un po’ più complesso, e devo dire che quando l’ho proposto per la prima volta nel programma di Caterina Guzzanti su Mtv molte persone che commentavano lo sketch mi scrivevano cose tipo ‘guarda non conoscevo Arman però poi avendolo approfondito e essendo andato a vedere i suoi quadri ho riso ancora di più perché ho capito meglio cosa intendessi dire con quella particolare battuta’, così come anche quando lo interpreto dal vivo è bello vedere come si inneschi un meccanismo nello spettatore per cui se metà sala ride e l’altra metà no si diventa incentivati ad andarsi a informare sul personaggio di cui si parla per comprendere il motivo per cui non si stava ridendo. Anzi a me piacerebbe molto fare delle vere lezioni di storia dell’arte nei panni d’Er Pips, penso che possa essere veramente un modo per far ridere i giovani parlando di cultura.
- Continueremo a seguirti sul tuo canale Youtube o man mano che la fama crescerà ti vedremo calcare palcoscenici diversi?
Mi vedrete sicuramente di nuovo sul canale Youtube, in queste settimane sto scrivendo degli spin-off sui personaggi di Esami, quindi non una seconda serie con delle nuove puntate nelle diverse facoltà ma degli approfondimenti sui personaggi già trattati. Poi probabilmente mi vedrete in tv ma si tratta ancora di progetti top-secret e continuerò a fare molti spettacoli a Roma, il prossimo dei quali sarà il 30 gennaio presso il Teatro Quirinetta. Inoltre potete seguirmi anche in radio su Radio 2 con Serena Dandini. Sono presente su vari mezzi di comunicazione [ride ndr].
Daniele Dell’Orco
Daniele Dell’Orco è nato nel 1989. Laureato in di Scienze della comunicazione presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, frequenta il corso di laurea magistrale in Scienze dell’informazione, della comunicazione e dell’editoria nel medesimo ateneo. Caporedattore del sito Ciaocinema.it dal 2011 al 2013 e direttore editoriale del sito letterario Scrivendovolo.com, da febbraio 2015 è collaboratore del quotidiano Libero, oltre a scrivere per diversi giornali e siti internet come La Voce di Romagna e Sporteconomy.it. Ha scritto “Tra Lenin e Mussolini: la storia di Nicola Bombacci” (Historica edizioni) e, sempre per Historica, l’ebook “Rita Levi Montalcini – La vita e le scoperte della più grande scienziata italiana”, scritto in collaborazione con MariaGiovanna Luini e Francesco Giubilei. Assieme a Francesco Giubilei, per Giubilei Regnani Editore, ha scritto il pamphlet “La rinascita della cultura”. Dal 2015 è co-fondatore e responsabile dell’attività editoriale di Idrovolante Edizioni.