Breve elogio della letteratura femminile: da racconti di vita a espressione intellettuale
di Federica Colantoni, in Letteratura, del 8 Mar 2015, 10:00
«“Chloe voleva bene a Olivia”. Non vi sorprendete. Non dovete arrossire. Qui fra noi, ammettiamo che a volte queste cose capitano. A volte le donne vogliono bene ad altre donne. “Chloe voleva bene a Olivia,” lessi. E allora mi accorsi dell’immenso cambiamento. Forse era la prima volta nella letteratura che Chloe voleva bene a Olivia.»
Leggendo Una stanza tutta per sé ho avuto conferma di alcune cose che prima erano solo abbozzate nella mia mente. E una è questa: la letteratura femminile nel ’900 si è evoluta, è maturata, si è ampliata. Virginia Woolf mi ha raccontato questa evoluzione partendo da una frase: “Chloe voleva bene a Olivia”; era la prima volta che una donna voleva bene a un’altra donna; era la prima volta, dunque, che la donna aveva un legame non con un uomo. “Era strano scoprire che tutte le grandi donne della letteratura erano state, fino ai tempi di Jane Austen, non soltanto viste dall’altro sesso, ma anche viste in relazione all’altro sesso”.
Di scrittrici ce ne sono state molte, alcune ricordate altre dimenticate, ma è dalla seconda metà dell’Ottocento che la donna scrittrice mette da parte la vita, le relazioni, i sentimenti per dedicarsi al mondo. Ne cito solo alcune, prendendole in prestito dalla Woolf: “Ecco i libri di Jane Harrison sull’archeologia greca; i libri di Vernon Lee sull’estetica; quelli di Gertrude Bell sulla Persia.”
Si parte da loro per arrivare alle donne del Novecento che raggiungono l’apice di questa evoluzione. Sono donne, loro, che si sono guardate intorno e hanno visto che oltre un giardino ben curato c’è qualcosa di più. Sono figlie del loro tempo, un tempo fatto di guerre e di totalitarismi, e pure di grandi traguardi e saggi pensatori.
Visse una Sibilla Aleramo (1876-1960) che fece dell’arte letteraria femminista la sua via di fuga da una situazione famigliare opprimente e la sua salvezza dopo un tentativo di suicidio. Una passione, la sua, che non si estingue nella scrittura ma si concretizza nella vita pubblica manifestando per il diritto di voto e contro la prostituzione. Esordì con Una donna.
Ci fu anche una Hannah Arendt (1906-1975) che visse la persecuzione nazista sulla sua pelle e che scrisse di politica, di autorità, di totalitarismo, di potere. E quindi di uomo. Non solo scrittrice politica ma anche pensatrice, dunque filosofa. Autrice prolifica la ricordiamo, tra le altre cose, per La banalità del male.
E una Simone de Beauvoir (1908-1986) che forse più di tutte le altre si identificò con il femminismo. Tra l’attivismo politico, l’amicizia con Jean-Paul Sartre, le relazioni omosessuali con una sua studentessa, sicuramente fece molto parlare di sé, in bilico tra ammirazione e disprezzo. Scrittrice, insegnante e passionale femminista non si fece mancare nulla: visse con partecipazione ogni evento culturale dei suoi tempi, e con il Secondo sesso aprì ufficialmente la discussione sulla condizione femminile.
E ancora Elsa Morante, Grazia Deledda, Alda Merini, Sylvia Plath, Etty Hillesum , Iris Murdoch , e chissà quanti altri nomi potrei citare se solo ne avessi lo spazio…
Queste le donne che ci hanno accompagnato tra i banchi di scuola, quando eravamo tutti un po’ annoiati e un po’ disinteressati. Non certo le uniche, ma quelle che esprimono meglio quella scomparsa della “semplicità naturale, e dell’era epica della letteratura femminile”: testimoni e divulgatrici di quell’espressione artistica e intellettuale che fino ad allora è sempre stata parte dell’uomo.
Con la Woolf ho iniziato, e con lei concludo questo breve e incompleto elogio al femminile ricordando che “sarebbe mille volte un peccato se le donne scrivessero come gli uomini, o vivessero come gli uomini, o assumessero l’aspetto degli uomini; poiché se due sessi non bastano, considerando la vastità e la varietà del mondo, come ci potremmo arrangiare con uno solo?”
Federica Colantoni
Federica Colantoni nasce a Milano nel 1989. Laureata in Sociologia all’Università Cattolica nel 2013, pochi mesi dopo inizia il percorso di formazione in ambito editoriale frequentando due corsi di editing. Da dicembre 2014 collabora con la rivista online Cultora della quale diventa caporedattrice. Parallelamente pubblica un articolo per il quotidiano online 2duerighe e due recensioni per la rivista bimestrale di cultura e costume La stanza di Virginia.