Art in Pills: La donna Lettrice di Federico Faruffini
La lettura per me è un po’ un’ossessione come lo è l’avere tra le mani, o sugli scaffali, i libri che più mi coinvolgono e quelli che vorrei leggere. C’è un quadro che mi è sempre piaciuto, proprio perché comunica questa passione per il leggere ed è Lettrice (Clara), del milanese Federico Faruffini. Il dipinto è un quadro ad olio del 1865, conservato nella Galleria Arte Moderna di Milano.
La tela, ha un’impostazione fotografica e ha per soggetto una figura femminile ritratta proprio nel momento della lettura. La donna è seduta su un divano rosso vivo, ed è rappresentata da Faruffini con le spalle rivolte all’osservatore. È una scena quotidiana, dove la protagonista è una giovane catturata dall’occhio dell’artista nella sua intimità, mentre si rilassa leggendo. Un “fare” che oggi a noi potrebbe sembrare del tutto normale, ma per l’Ottocento era qualcosa di insolito, per il fatto che la maggior parte della popolazione italiana era analfabeta.
Questa lettrice rappresenta l’immagine di una donna che sta cambiando. È una ragazza che legge libri e lo fa nella tranquillità della propria casa, in completo rilassamento, fumandosi una sigaretta (la si nota stretta tra le dita della mano sinistra).
L’opera, riconducibile al movimento pittorico lombardo di natura romantica della Scapigliatura, è pervasa da una luce calda che arriva da destra e che crea una dimensione di calore e tranquillità, nella quale il soggetto ritratto trova la pace completa, ed è come se la giovane fosse in un mondo a parte, lontano dai problemi di ogni giorno. La lettrice veste un abito bianco semplice, senza fronzoli, che assume le stesse sfumature dorate della sua pelle. La ragazza indossa un orecchino pendente di vetro nel quale si riverbera la luce e tra le mani un libro che sta leggendo con interesse e piacere.
A sinistra, dallo sfondo scuro, emerge un tavolo sul quale l’artista milanese realizza quella che dal mio punto di vista è una vera e propria natura morta che ha come soggetto libri con copertine di diversi colori, accatastati in modo disordinato su di esso. Oltre ai tanti tomi che la giovane potrebbe avere già letto, o ancora deve leggere si notano, a sinistra (la nostra), un bicchiere da vino con dentro un fiore giallo (la viola del pensiero) e accanto sembra esserci un pennino nero infilato in un calamaio. Si vedono poi una bianca candela e una bottiglia in vetro con del liquido che potrebbe essere acqua. L’ambientazione fa pensare ad un salotto borghese e con una richiamo, netto, allo stile “bohémien”.
Per la realizzazione dell’opera Faruffini utilizzò il colore ad olio steso ad ampie campiture che gli permisero di costruire con gli accostamenti cromatici la figura, l’ambiente e tutto quello che compare nella tela. Le pennellate sono ampie, decise e omogenee, ed è il colore intenso e luminoso a dare il senso materico ai soggetti ritratti.
Curiosità: il titolo del dipinto è Lettrice (Clara). Ecco, chi potrebbe essere Clara? Clara potrebbe essere la protagonista del romanzo ( vi consiglio di leggerlo) Fosca_di Iginio Ugo Tarchetti, pubblicato nel 1869. Potrebbe dico, perché la tela datata approssimativamente al 1865, in realtà non ha mai avuto una scheda bibliografica che permettesse di individuare l’anno preciso di realizzazione. Gli studiosi hanno messo come datazione possibile il 1865, perché in quel periodo Faruffini realizzò un’acquaforte e una serie di disegni preparatori molto simili al dipinto. La mancanza di dati certi del quadro sono determinati anche dal fatto che Faruffini realizzò il dipinto per un privato, senza mai presentarlo in pubblico.
Federico Faruffini nacque a Sesto San Giovanni nel 1833 e fu pittore e incisore che visse la sua fase artistica nel momento di nascita della Scapilgiatura lombarda . F. si formò alla Civica Scuola di Pittura a Pavia con Giacomo Trecourt; grande amico della scapigliato Tranquillo Cremona. Faruffini sentì l’influenza del colore vivace del Carnovali e come temi pittorici scelse i soggetti storici, religiosi o tratti dai romanzi. Lavorò a Roma, Parigi e Pavia. Non ebbe vita facile, fu tormentato dal crisi depressive e dal dolore del distacco dalla famiglia. Cerco di mettere ordine alla sua vita privata, ma nemmeno la moglie e l’arrivo di una figlia riuscirono a mettergli la pace nel cuore. Morì suicida a soli 36 anni a Perugia, dopo aver ingerito cianuro di potassio.