Art in pills e Storiuncole: leggere “I mistici di Mile End” di Sigal Samuel
di Viviana Filippini, in Blog, Libri, del 18 Ago 2018, 16:02
Un viaggio tra ebrei e hipster ne Imistici di Mile End di Sigal Samuel
I mistici di Mile End della canadese Sigal Samuel è un romanzo che pone al centro della narrazione una famiglia (i Meyer) e il come certi eventi possano portare i tasselli che la compongono a slegarsi, rischiando di andare alla deriva. È quello che accade ai protagonisti di questa storia ambientata nel quartiere ebraico ortodosso di Mile End a Montreal, in Canada. Tutto è narrato da tre punti di vista: quello di David (il padre) alternato all’ottica di visione dei figli (Lev e Samara/Samy). Tali prospettive multiple sulla vita di famiglia servono ad evidenziare come queste tre parti agiranno – e lo faranno in modo differente- per affrontare la scomparsa prematura e tragica di Miriam, moglie e madre della famiglia.
Ad aprire la narrazione del libro pubblicato in Italia da Keller (pp 360, € 18) c’è Lev, il figlio minore, che si rifugerà sempre più nel suo mondo fatto di interrogativi sul vivere, sperando di colmare con le possibili risposte il vuoto lasciato dalla morte della madre. Durante la lettura conosciamo Lev, i suoi amici di scuola, le ricerche ed esperimenti che vengono assegnate loro dai docenti, la scrittura di liste che Lev fa per appuntarsi le cose da fare durante la sua esistenza. Ed ecco che troviamo la lista con i possibili frutti alla portata dei progenitori presenti nella Bibbia. Liste di quello che si può mangiare e liste dedicate al silenzio e a dove esso può essere scovato. A differenza del padre e della sorella, Lev sta ancora maturando e in lui si scateneranno tutta una serie domande sul senso del vivere, del morire, dell’amare e del soffrire e su che tipo di relazione esista tre esse e Dio. Sì, perché il ragazzino cerca – forse come ognuno di noi- di trovare un qualcosa che certifichi il collegamento tra quello che accade nel mondo e la figura di Dio, con l’intento di comprendere quanto effettivamente gli uomini e Dio stesso possono sapere sul valore del vivere ed esistere.
Si passa poi al padre David, colui che cercherà consolazione alle ammaccature della vita con lo sport e con un nuovo amore. L’uomo è distaccato dai figli, molto concentrato su se stesso, sul suo lavoro di professore di misticismo ebraico e sulla scrittura di una serie di appunti e testi relativi all’Albero della Vita. In realtà, nel momento in cui scopriranno che David ha uno strano soffio al cuore, la pace che lui è convinto di raggiungere, porterà ad un esito imprevisto per se stesso e per i suoi figli.
E sarà proprio questo fine inaspettato che trasporterà la narrazione, come accade con la staffetta di una corsa, a Samara/Samy, la ragazza che in segreto –soprattutto dal padre – si sta preparando al bat-mitzvah, la cerimonia ebraica di ingresso nella maggiore età. Quello che accadrà a David lascerà un profondo amaro in Lev e Samy e sarà proprio sulla spinta di quest’ultimo dolore che lei e il fratello cercheranno di completare gli studi iniziati dal padre dedicati all’Albero della Vita.
Accanto ai Meyer compaiono personaggi un po’ fuori dal comune come il signor Katz, tutto coinvolto nel processo di creazione dell’Albero della conoscenza, un pianta nel suo giardino fatta con foglie di rotoli di carta igienica e filo interdentale. Accanto a lui, Chaim Glassman, un ebreo scampato all’Olocausto, esperto conoscitore della Qaballah – ma molto restio a trasmettere il suo sapere-, che avrà un ruolo importante per i Meyer e per il superamento dell’immenso abisso che li ha portati ad allontanarsi sempre più tra loro.
Sigal Samuel, figlia di un professore di Qaballah, ha uno stile di scrittura avvincente, ironico (la mente corre spesso a Mordecai Richler durante la lettura) che rende I mistici di Mile End, un libro coinvolgente, dove, da un lato, si narra la vita di una famiglia ebraica alle prese con usi, costumi ebraici e con gli ostacoli della quotidianità. Dall’altro alto, si punta alla ricerca del senso del vivere che ruota attorno all’Albero della Vita. Quella pianta che, forse, racchiude davvero il senso dell’esistenza da scoprire e imparare, unito alla consapevolezza che tutto ha un fine. Traduzione dall’inglese Elvira Grassi.
Il romanzo è stato selezionato per l’International Dublin Literary Award,si è aggiudicato il Fiction Prize ai Canadian Jewish Literary Awards e il Trade Fiction Book of the Year all’Alberta Book Publishing Awards.