Algoritmo “antibufala” di Google: garanzia di qualità o morte del libero pensiero?
Ebbene, probabilmente molto presto, questo disagio verrà del tutto debellato. Parola di Google stessa. Infatti, Big G sta, già da tempo, sperimentando una sorta di nuovo filtro “antibufala” da implementare nel motore di ricerca ed evitare quindi di visualizzare risultati poco credibili. Il team che se ne sta occupando, a Mountain View, per ora ha realizzato solo un prototipo ma, per capire meglio di cosa stiamo parlando, occorre comprendere prima di tutto come funziona attualmente Google.
Di fatto, quando si effettua una ricerca sul celebre search engine, i primissimi risultati che visualizziamo sono quelli più cliccati, condivisi o citati dagli internauti sui social network o nei loro siti web e blog personali. Ciò significa che, molte volte, i siti web visibili nelle prime pagine di ricerca non sono sempre attendibili, rivelandosi essere spesso delle vere e proprie “fabbriche sforna-bufale”.
Secondo ilNew Scientist, l’intento del colosso informatico americano è dunque quello di utilizzare questo nuovo filtro “antibufala”, classificando i link non in base al numero di visualizzazioni, clic e condivisioni, bensì tramite un calcolo, effettuato dal Knowledge Vault, l’enorme banca dati di Google a Mountain View che, al momento attuale, contiene più di 1.6 miliardi di fatti e notizie verificati. Il punteggio per ogni link si baserà quindi sui dati immagazzinati nel Vault e, meno notizie ritenute false saranno contenute nel sito web, più speranze ci saranno per il link di essere visualizzato tra i primissimi risultati di ricerca ottenuti dagli internauti.
L’intento di Big G sembra molto allettante, ma tale proposta ha già scatenato una sfilza di pareri contrastanti poiché, se questo nuovo algoritmo sarà una garanzia in quanto a diminuzione e rimozione di materiale ritenuto “spazzatura” sul web, al tempo stesso la libertà d’espressione e la diffusione di opinioni e pareri soggettivi saranno minati, siano essi attendibili o meno. Se, ad esempio, un internauta vorrà parlare di una sua personale “teoria del complotto”, il Knowledge Vault, basandosi sui dati a sua disposizione, calcolerà matematicamente la veridicità della notizia e, quasi sicuramente, la farà affondare nei risultati di ricerca di Google, uccidendo così il libero pensiero e cancellando ogni possibilità per gli internauti di dire la loro su determinati argomenti, indipendentemente dal loro grado di “fantasia”.
Arrivati a questo punto, dobbiamo chiederci cosa vogliamo da Google: veridicità calcolata a livelli matematici ed alto livello di qualità di ricerca, oppure attendibilità variabile ed elevata quantità di fonti a disposizione?
Redazione
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