Kintsugi: i Death Cab For Cutie sono tornati per ricostruirsi
Kintsugi è un’antica arte giapponese di riparare oggetti di ceramica rotti con l’oro o l’argento liquido, in modo che, ricostruiti, aumentino il loro valore. È anche il titolo del nuovo album dei Death Cab For Cutie, che si ispirano proprio al tema della “ricostruzione”.
Sono vicende interne alla band e anche più personali che hanno portato probabilmente alla scelta di questo nome.
Lasciatosi alle spalle Chris Walla, fondatore dei DCFC, insieme a Ben Gibbard (anche se le sue chitarre sono ancora presenti nel disco), l’ottava fatica del gruppo americano è appena uscita sul mercato il 31 marzo, riscontrando subito un giudizio positivo, che non era affatto scontato.
I Death Cab For Cutie sono da anni collocati in quella sezione musicale che viene definita indie, e inoltre sono stati etichettati per molto tempo come un gruppo per adolescenti.
Invece Kintsugi non può essere bollato così facilmente, e senza un ascolto più attento (che merita).
Non c’è più quella spensieratezza da ragazzini che troviamo nei lavori precedenti, qui il disco è permeato dalla malinconia, senza mai cadere nella disperazione più profonda, proprio perché (come ricorda il titolo del disco) si avverte l’esigenza di una rivalsa, di ricostruire.
L’album può essere diviso in due: una prima parte molto indie, che riprende sonorità già sperimentate, ad esempio il pop un po’ banale di Little Wanderer, e una seconda parte più sorprendente. A fare da spartiacque è l’acustica Hold No Guns, che sembra sia stata scritta per l’attrice Zooey Deschanel (quella della serie TV New Girl) dalla quale Gibbard ha divorziato poco tempo fa. Struggente la frase che recita “Darling don’t you understand that there are no winners?” e che ci fa intuire che effettivamente c’è una rottura da risanare.
Si diceva la seconda parte del disco è più sorprendente, sicuramente è più varia. Si trovano pezzi come Everything’s a Ceiling e Good Help che sono caratterizzati dalla forte presenza dei sintetizzatori che ci riportano in un sound di qualche tempo fa.
Ancora abbiamo tagli più cantautorali nella già menzionata Hold No Guns, e in You’ve Haunted Me All Your Life, che ci trascinano in un’aria molto più intima.
I DCFC sono cresciuti, definitivamente, e hanno appena messo in commercio un album che se non si può definire un gioiello al 100% è a causa di un’evoluzione che deve ancora concludersi. Ma una cosa è sicura, non sono più quelli della soundtrack di OC, non sono più il gruppo indie che ascoltano solo i ragazzini.
Kintsugi era una prova complicata, poteva essere un flop, e invece ha superato brillantemente la prova.