Il lato oscuro dei tour, effetti collaterali imprevisti
Il sogno di diventare un musicista affermato è certamente legato nell’immaginario collettivo a party eleganti o a lussuriosi eccessi che sono anche massima espressione di benessere. L’immagine iconica della star è stata elevata al di sopra della quotidianità anche grazie alle luci rigenerative dei media, ma le nostre certezzze iniziano a incrinarsi nel momento in cui leggiamo ad esempio del recente caso di Zayn Malik uno che ha infranto i cuori di milioni di fans ritirandosi dal tour dei One Direction in Asia, per poi dividersi subito dopo dalla boy band, infatti una fonte vicina al gruppo ha dichiarato alla stampa scandalistica: “Zayn è andato via perché ne aveva avuto abbastanza. Sei mai stato costantemente in viaggio per quattro anni?”. Così non è di certo casuale leggere i risultati di un recente studio condotto dall’organizzazione benefica Help Musicians UK secondo cui il 60% dei musicisti ha sofferto di depressione o altri problemi psicologici, ma nei tour la percentuale addirittura saliva al 71% degli intervistati.
“La classica immagine che ci creiamo di un artista in tour è controintuitiva rispetto all’idea stessa di benessere” afferma Isabella Goldie della Mental Health Foundation “Bere con moderazione, evitare droghe, dormire a sufficienza, avere un gruppo di amici su cui contare e soprattutto familiari accanto. Queste sono le cose ti aiutano a rimanere in forze… Non è una sorpresa che per alcuni musicisti diventi una lotta quotidiana sopravvivere ai tour.” Pare quindi che proprio i tour siano la fonte dei principali problemi dei musicisti e le testimonianze riportate qui seguito non fanno altro che confermare quanto fin qui descritto.
“Il 99% dei tour vuol dire cambiare aeroporti, alberghi, stare seduti in un tubo di metallo anche per 16 ore di seguito”, dichiara il produttore nominato ai Grammy Mat Zo (nome reale Matan Zohar). “Così è facile che la mente e il corpo lentamente cedano sotto il peso della fatica anche per una persona dall’equilibrio psichico integro. Per quelli poi soggetti ad ansia, le camere di un hotel diventano come le celle di una prigione.”
Alle testimonianze raccolte si aggiunge la voce di Meredith Graves, del gruppo rock Perfect Pussy di Syracuse (New York) che ci racconta: “Siamo le persone più fortunate del mondo perché facciamo di lavoro quello che ci piace, ma questo non significa che sia tutto facile. Anzi il più delle volte diventa psicologicamente insostenibile”, e prosegue spiegando: “Essere confinato in un furgone per un viaggio di 10 ore… non poter dormire, non potersi spostare, non poter fare nulla. Per me è come una ricetta per il collasso.”
In ultimo Willis Earl Beal ex musicista della XL Recordings svela la sua storia dal telefono della sua casa a Washington “Fare i tour può essere deleterio per un musicista, ma certamente lo è stato per me. Adesso torno a casa dopo essere stato via e l’unica cosa che mi rimane da fare è dare da mangiare ai gatti. Mia moglie ai tempi, adesso non ho più una moglie, lavorava su turni di 12 ore, mentre dovevo preparare la cena pensavo di non meritarmi una vita così ‘hey io sono una grande star’, così inevitabilmente si creò tensione e fu una delle cose che contribuì alla fine del mio matrimonio. Questa fottuta carriera ti induce a cercare qualcosa che non è mai esistito e pensate un po’, davvero non esiste.”
Non è solo la dura vita dei tour a rendere difficile la vita degli artisti, ma il confrontarsi quotidianamente con un sali e scendi emotivo che John C. Buckner, esperto in materie legate alla sfera emotiva, ha così sintetizzato: “Quando il corpo è sottoposto a cambiamenti significativi di umore, viene inondato da una serie di segnali generati da neurotrasmettitori in corto circuito che ti inducono ad una sorta di ecstasy, ma ogni eccesso deve essere compensato per cui il soggetto, in seguito, con tutta probabilità, tenderà a deprimersi.”
I tour richiedono quindi uno sforzo emotivo e fisico non sempre sostenibile dai musicisti. Solo che il crollo delle vendite di dischi impone la necessità di fare leva sempre di più sull’attività concertistica per poter sopravvivere ad un mercato discografico frenetico e competitivo. Quel sogno patinato di gloria e benessere può succedere quindi che venga ben presto a incrinarsi una volta lontano dal clamore delle folle e spenta anche l’ultima luce del palcoscenisco.