500 euro ai diciottenni. Renzi lancia la carta che nessuno sa come funziona
Una carta che verrà messa a disposizione dei giovani per “assistere a rappresentazioni teatrali e cinematografiche, per l’acquisto di libri nonché per l’ingresso a musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche, parchi naturali e spettacoli dal vivo”. Questa l’iniziativa di Renzi, annunciata pochi giorni dopo la strage di Parigi, valida dal 1 gennaio 2016. Tutti i ragazzi che diventeranno maggiorenni nel nuovo anno potranno usufruire di 500 euro da spendere nelle attività culturali. O forse non tutti: 550 mila neo-maggiorenni potranno usufruirne, ma saranno esclusi 30 mila ragazzi extracomunitari.
E questo ha sollevato non poche polemiche, additando la legge come razzista. Ma non è l’unico aspetto della legge che non convince. Molti sostengono che questa iniziativa sia solo un modo del Presidente del Consiglio italiano di accaparrarsi più voti possibili. Dietro la legge non vi è un’organizzazione ben precisa o regole da seguire, e non si sa se sarà valida anche per il 2017. Nessuna base su cui consolidare questa iniziativa, nessun aiuto reale da parte dello Stato per incentivare i giovani a spendere quei soldi in attività culturali varie ed interessanti. Aspetti che portano alcuni a “schierarsi” contro la legge. Tra costoro, Beppe Grillo, che sul suo blog scrive: “L’elemosina al potere: gli italiani trattati come mendicanti”, o Renato Brunetta, di Forza Italia che sostiene che Renzi “usa i soldi dei padri per pagarsi il consenso dei figli”. Parole dure, che attaccano Renzi, che risponde a queste accuse: “Il bonus da 500 euro per i 18enni è un modo per comprarmi i voti? Chi lo dice offende gli italiani”.
Anche il Corriere della Sera, che aveva da subito visto questa iniziativa come una scaltra mossa elettorale, la critica con un editoriale del professor Maurizio Ferrera, affermando che “non è equo perché non tiene conto delle grandi disparità sociali e territoriali in Italia”. E i dati parlano chiaro: non solo dopo la fine dell’obbligo scolastico, durante il quale i professori avvicinano gli studenti a teatri e mostre guidate facendogli apprezzare la bellezza della cultura e cercando di trasmettere l’importanza di essa, molti giovani disertano queste attività culturali, ma vi è anche il problema fondamentale che le opportunità dei giovani nelle piccole cittadine del Sud rispetto al resto d’Italia non sono equilibrate: al Sud la percentuale di non partecipazione alla cultura è del 28,2%, numero ben maggiore rispetto alla media nazionale, che è del 18,5%.
E spiega Francesco de Biasi come vi dovrebbero essere iniziative soprattutto qui, dando le stesse possibilità a chiunque, un’eguaglianza di partenza, che nel progetto di Renzi manca totalmente. Non vi è una spiegazione concreta di come utilizzare i soldi, non vi sono incentivi, non si organizzano incontri: tutto è lasciato allo sbando in mano ai ragazzi, e saranno loro a decidere come utilizzare quei soldi. Molti di loro hanno forti dubbi, chiedendosi se potranno utilizzare la carta non solo per iniziative individuali, ma anche per progetti di gruppo, per incentivare il lavoro di squadra e la cultura collettiva.
Annalisa Cicerchia, membro dell’associazione per l’Economia della Cultura e autrice di La partecipazione culturale dei giovani in Italia: la musica e l’arte contemporanea, afferma: “Le biblioteche sono i soli servizi culturali capaci di parlare la stessa lingua della gente: posti da vivere, che accolgono senza snobismi. Bisognerebbe convogliare risorse su di esse”. Dunque, modificare il destinatario per avvicinare davvero i giovani alla cultura.
Ma continua la confusione, non solo dei neo-maggiorenni, a cui nessuno sta dando informazioni su come utilizzare la carta, ma anche del Ministero dei Beni e della Attività Culturali, dove le direzioni di Bilancio e Spettacolo non sanno come sanare i leciti dubbi dei giovani destinatari.
Senza un’organizzazione, senza un coinvolgimento delle famiglie, senza iniziative culturali collettive che indirizzino i ragazzi e li aiutino a sfruttare al meglio questa opportunità e senza una continuità negli anni di questo progetto, sì, la legge di Renzi non può che presentarsi come una mera e scaltra mossa elettorale.
Redazione
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